Domenica 14 dicembre la visita di Francesco alla comunità guidata da padre Lai. Il pontefice incontrerà, tra gli altri, 10 rom e 25 rappresentanti delle 600 famiglie che vivono nel “residence” di via di Val Cannuta
«Abbiamo riflettuto a lungo su quale omaggio potesse farlo felice. Poi ci siamo detti che nulla lo renderà più entusiasta di un aiuto concreto a coloro che lui ama di più: i poveri. Vogliamo sentirci solidali con lui nell’aiuto ai poveri». Padre Sebastiano Giuseppe Lai consegnerà una busta, «per dare un segno che resta», a Papa Francesco quando questi, domenica 14 dicembre, si recherà in visita nella parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio. «L’invito l’abbiamo formulato tanto tempo fa in occasione di una Messa mattutina a Santa Marta, siamo stati una delle prime parrocchie ad andarci, e ora siamo felici di ospitare Francesco».
A Primavalle, il Papa arriverà alle 16 e, prima di tutti, incontrerà i ragazzi del catechismo, i loro genitori e i catechisti. «Un paio di bambini gli faranno domande», anticipa padre Sebastiano, poi si intratterrà in un salone con una decina di rom che vivono in via Tenuta Piccirilli e vengono qui tutte le domeniche e per le feste comandate: abbiamo battezzato i loro bambini, non hanno nessuno a cui rivolgersi e noi li seguiamo volentieri». Le situazioni difficili, in questa parrocchia attorno alla quale gravitano 17mila abitanti, non mancano, ma si affrontano con impegno e pazienza: i giovani del progetto «Dammi una mano» «hanno cominciato quasi dieci anni fa a coinvolgere gli abitanti del “residence” di via di Val Cannuta, non lontano da San Giuseppe all’Aurelio, una struttura gestita da una cooperativa, dove vivono seicento famiglie fragili». Che, all’inizio, «non volevano vedere nessuno, né mandare a scuola i loro bambini. Pian piano si sono integrati». E, da circa quattro anni, frequentano la Scuola della pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, una delle tante realtà che operano in parrocchia e sul territorio: Francesco incontrerà anche loro, 25 rappresentanti delle circa 600 famiglie “fragili” che vivono nel residence, prima di spostarsi nella cappella degli Oblati di San Giuseppe, dal momento che la parrocchia sorge sul terreno della casa generalizia della congregazione.
Lì, ad attenderlo, spiega padre Sebastiano, «ci saranno, supportati dai ministri straordinari della comunione, i malati». Sono molti, nel quartiere, «ma cerchiamo di essere presenti, di andarli a trovare a casa». Da un altro versante, verso via Boccea, dove una volta c’era campagna e ora vivono giovani famiglie, sono più numerosi i battesimi, «circa settanta l’anno», per questo la parrocchia ha attivato i corsi di catechesi pre-battesimo e post-battesimo, e il Papa incontrerà in un’ampia sala le famiglie dei bambini battezzati nell’ultimo anno. Quindi entrerà in sacrestia, dove confesserà cinque persone della comunità. Alle 18 si sposterà in chiesa per la Messa, concelebrata dal cardinale vicario Agostino Vallini, dal cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato del Vaticano, dal vescovo ausiliare per il settore Ovest, Paolo Selvadagi, da padre Sebastiano e dai tre viceparroci, insieme al superiore generale degli Oblati, padre Michele Piscopio, al rettore provinciale padre Luigi Testa, e al prefetto fratel Paolo Maiello, parroco di San Gregorio VII.
La celebrazione eucaristica sarà animata dai cori e trasmessa in diretta in tv, nei maxischermi della cappella e in quelli del cortile. Un incontro con il suo vescovo che la comunità attende con ansia, tanto da prepararsi con incontri a tema e una veglia di preghiera che si terrà venerdì 12, «perché l’incontro col Papa – conclude il parroco – sia denso di religiosità e non di coreografie».
11 dicembre 2014