Stazione Termini, l’appello della Caritas: un Piano integrato e partecipato
Il convegno all’ostello di via Marsala. Trincia: al centro rispetto della persona, sicurezza e vivibilità. Il vescovo Ambarus: vivere in condizioni disumane non è una colpa. Il sindaco Gualtieri: impegno per una città dalla dimensione più solidale
Può capitare a chiunque. Perdere il lavoro e non riuscire a pagare l’affitto. Ognuno di noi potrebbe improvvisamente ritrovarsi ad essere l’invisibile sotto i porticati o avvolto in coperte nell’ angolo di una stazione. Ma l’emarginazione sociale va combattuta mettendosi nei panni di chi vive in strada perché «la povertà non è una colpa» e bisogna dire «basta» a chi affronta il problema con «questo approccio». Così monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare della diocesi di Roma delegato per la carità, ha aperto nella mattina di oggi, 22 giugno, il seminario di studi “Giustizia e promozione umana per una città inclusiva” sul disagio nelle aree urbane delle stazioni di Roma e di Milano.
Svoltosi nell’ostello Don Luigi di Liegro di via Marsala, l’incontro è stato promosso dalla Caritas diocesana. Oltre a formulare proposte e ad invitare a guardare alla questione «non solo con la testa» ma impegnandosi «a toccare la carne viva» dei poveri, durante il convegno è stato più volte ribadito che «nessuno nega che ci siano situazioni di disagio, di decoro, e di fatica» ma queste non sono solo intorno all’area della stazione Termini. In alcune zone di Roma, ha spiegato il vescovo, ci sono contesti che «i romani non immaginano», condizioni di povertà che «sono offese della dignità». Troppo spesso però «si confonde il disagio a discapito del dramma che le singole persone vivono. Vivere in condizioni disumane non è una colpa».
Dello stesso tono l’intervento del sindaco di Roma Roberto Gualtieri il quale ha ribadito che le persone senza dimora «esistono e non si può pensare il contrario siccome creano spesso disagi e problemi». Facendo riferimento a chi ritiene che se vicino alla stazione Termini non ci fosse l’ostello della Caritas non ci sarebbero neanche i senza dimora, il primo cittadino ha rimarcato che «il problema non è chi si occupa di loro, questa è una delle teorie più bizzarre anche se molto diffusa come se il problema fosse chi aiuta le persone in difficoltà». Ha quindi espresso riconoscenza e sostegno alla Caritas di Roma per il lavoro quotidiano mirato a creare una «città più giusta dove tutti si sentano cittadini». Allo stesso tempo ha garantito il suo impegno per dare alla città «una dimensione più solidale e coesa», per essere una capitale «che non si volta dall’altra parte».
L’invito a collaborare è arrivato anche dal viceprefetto Serafina Mascolo, secondo la quale è importante «coniugare l’aspetto securitario con quello del disagio». Il primo, quello del controllo del territorio, è «necessario per tutti – ha aggiunto – per il rispetto dei diritti di tutte le persone che transitano o stazionano nei pressi di Termini». Comune e prefettura hanno avviato un censimento per conoscere la dimensione del fenomeno e un’analisi di progettualità per individuare le possibili soluzioni. Coniugare il tema della sicurezza con quello della solidarietà, della vivibilità e della gestione ordinata di Termini e dell’area circostante, è quanto ha sostenuto anche Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma.
Da Trincia anche la proposta di un apposito Piano integrato e partecipato con le amministrazioni, le aziende municipali e del trasporto, i commercianti, gli albergatori, le forze dell’ordine, le università, la logistica di RFI, i volontari. «Un Piano basato su tre grandi valori – ha detto – il rispetto della persona in tutte le sue connotazioni; la sicurezza, la vivibilità e l’affidabilità dei luoghi per tutti; la responsabilità di ogni ente, sistema e amministrazione per l’interezza dei luoghi urbani interessati». Per Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, «il segreto per avere più sicurezza è creare legami sociali attraverso una rete» costituita da chi ha potere decisionale e dai poveri. Tra le tante necessità dei poveri c’è l’assistenza legale di cui ha parlato Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione Avvocato di Strada. «Il primo problema è quello della mancata residenza – ha spiegato -seguito dall’assistenza per il diritto al lavoro e al diritto di famiglia».
Sull’aspetto della sicurezza si è soffermata anche Luana Melia, coordinatrice dell’ostello di via Marsala. Parlando dell’aggressione di Capodanno alla stazione Termini, quando si parlò dell’ostello come «ritrovo di sbandati da spostare altrove», ha affermato che la vita in strada «può sicuramente essere un fattore di rischio, ma è necessario operare dei distinguo con le persone che stanno in strada perché in condizione di disagio, per le quali rappresentiamo un presidio importante». Stefano Lampertico, direttore del giornale di strada Scarp de’ tenis, ha invece parlato dell’opportunità lavorativa offerta a 120 ex fissa dimora.
Mario Tancredi, urbanista del Politecnico di Milano, ha invitato a «prendersi cura della zona intorno alla stazione attraverso una strategia di relazioni». Salvatore Monni, economista dell’Università Roma Tre, ha parlato della settima Roma, «che non ha confini delineati ma si trova ovunque» ed è quella «degli invisibili che vivono in stazione, nelle carceri, gli anziani soli». “Le sette Rome” è infatti il titolo del libro scritto da Monni con Keti Lelo e Federico Tomassi, la mappatura di una capitale che racchiude in sé sette città molto diverse tra loro. C’è la Roma storica con i suoi tesori artistici; quella ricca; la città dell’automobile, disposta nelle aree a scorrimento veloce; quella della campagna dell’Agro romano; la città compatta, riferita ai quartieri residenziali costruiti dopo la guerra; la città del disagio, che si estende soprattutto in periferia e la città degli invisibili, tanto diffusa quanto sconosciuta ai più.
22 luglio 2023