Terremoto: in Siria una crisi «come nessun’altra al mondo»

Le testimonianze raccolte da Save the Children, impegnata sia nel Paese che in Turchia. Il timore di una seconda catastrofe umanitaria. Bambini senza riparo né acqua

Mentre il bilancio delle vittime del terremoto del 6 febbraio è salito a oltre 21mila, e si affievoliscono le speranze di trovare sotto le macerie altri sopravvissuti, cresce il timore di una seconda catastrofe umanitaria tra i sopravvissuti, esposti a temperature gelide e privi di riparo e generi di prima necessità come cibo, acqua e servizi igienici. A suonare il campanello d’allarme è Save the Children, impegnata con i suoi partner a fornire razioni alimentari di emergenza, cibo agli operatori di ricerca e soccorso e tende per tenere i bambini al caldo e all’asciutto nella Siria nord occidentale, dove milioni di bambini hanno urgente bisogno di cibo, riparo e vestiti pesanti.

I bisogni sono enormi e crescono ogni giorno nelle aree coinvolte, avvertono. Nelle parole di Kathryn Achilles (Save the Children Siria), «la situazione in tutta la Siria nordoccidentale è come nessun’altra crisi al mondo in questo momento. Dalla perdita di membri della famiglia a quella della casa, alla mancanza di cibo e acqua pulita, gli effetti a catena di questo disastro hanno colpito ogni singolo bambino. I camion delle Nazioni Unite in arrivo nel nord ovest forniranno un’assistenza vitale ai bambini e alle famiglie colpiti – aggiunge – ma rappresentano solo la punta dell’iceberg di quelli che sono i bisogni reali. Sono necessari ulteriori sforzi per garantire che tutti i bambini ricevano l’assistenza di cui hanno disperatamente bisogno».

Come Noor, 10 anni, fuggito dai combattimenti ad Aleppo: viveva a Idlib quando il terremoto ha colpito la Turchia e la Siria. Ora si trova in un rifugio temporaneo. «Siamo usciti, il terreno tremava, c’era una crepa nel soffitto della cucina, ed eravamo così spaventati che abbiamo lasciato la casa – racconta -. Siamo andati alla moschea e poi ci hanno trasferito qui. Abbiamo bisogno di vestiti e stufe. Sta diventando davvero freddo».

Save the Children sta lavorando a stretto contatto con i partner per assicurare alle famiglie colpite forniture di riscaldamento e rifugi temporanei, arredati con materassi, pavimenti isolanti, coperte, vestiti per bambini e cappelli di lana. «A Idlib la situazione è tragica – riferisce Anwar, operatore umanitario di un’organizzazione partner nella parte nordoccidentale del Paese -. Il bisogno è immenso e supera le attuali capacità delle organizzazioni umanitarie siriane locali nel nord della Siria. Ci auguriamo che le organizzazioni e la comunità internazionale continuino a fornire sostegni alle numerose famiglie che sono ancora in strada, sia a Idlib che nelle città circostanti, e che ci aiutino a superare questa crisi e ad aiutare coloro che sono ancora bloccati sotto le macerie, coloro che sono ancora vivi e hanno bisogno dell’assistenza medica». Save the Children intanto sta lavorando in quelle zone, in stretto contatto con le organizzazioni partner, per valutare l’entità del danno e fornire un supporto vitale di cui i bambini hanno un disperato bisogno.

Anche in Turchia il team di emergenza di Save the Children Turchia si sta preparando ad aiutare i bambini e le famiglie che vivono in strutture temporanee in varie località. Forniti finora pasti caldi necessari per 500 persone rifugiate in uno stadio sportivo di Hatay e l’organizzazione è pronta a distribuire kit invernali alla popolazione, coperte, materassi e sacchi a pelo, per fronteggiare le rigide temperature. A Malatya e Antep sono stati consegnati anche kit per neonati, che includono alimenti per bambini, latte e biberon.

A parlare, dalla provincia di Hatay, gravemente colpita, è Berna Köroğlu, coordinatrice del team di risposta alle emergenze di Save the Children Turchia. «Oggi – riferisce – ho visitato un centro comunitario che viene utilizzato come rifugio temporaneo per le persone che hanno perso le loro case. Ho visto un ragazzo ferito alla testa. Era accompagnato dalla madre e dalla sorella, anch’esse tratte in salvo da sotto le macerie. Mentre ero lì, alla famiglia è stato detto che il padre del ragazzo non ce l’aveva fatta e che il suo corpo era stato recuperato dalle macerie. Le persone come questa famiglia, che hanno già sofferto molto, devono ora affrontare quello che rischia di essere un secondo disastro umanitario, poiché molti sono rimasti senza riparo, cibo e acqua», osserva.

Ad Antakya, nella provincia di Hatay, «l’intera città è stata distrutta dal terremoto e le persone che abbiamo incontrato ci hanno detto che non hanno più nulla che li trattenga in quel luogo e che vogliono solo andarsene – prosegue la coordinatrice di Save the Chidlren -. Le loro condizioni di vita sono desolanti. Dormono in auto o in rifugi di fortuna, non ci sono servizi igienici né acqua corrente. In queste condizioni, questa gente non ha altra scelta se non quella di lavarsi all’aperto, con il rischio di contrarre malattie come colera, tifo e dissenteria, particolarmente letali per i bambini.  Le regioni colpite hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. La comunità internazionale deve fare tutto il possibile per sostenere gli sforzi umanitari locali, per evitare che si verifichi una tragedia nella tragedia».

10 febbraio 2023