Ucraina: cresce la tensione. Appello delle Chiese per il cessate il fuoco
La situazione si aggrava nelle regioni di Donetsk e Luhansk. «I leader politici abbiano la forza e il coraggio di trovare una soluzione pacifica»
Dal Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose per la pace arriva un appello, scritto dal presidente, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, perché sia stabilito un cessate il fuoco in Ucraina e perché i leader politici abbiano «la forza e il coraggio» di «ripristinare gli impegni precedentemente dichiarati e trovare una via per la soluzione pacifica del conflitto». Parole, quelle dell’arcivescovo, che arrivano dopo l’aggravarsi della situazione nelle regioni di Donetsk e Luhansk e la violazione del cessate il fuoco, che «ha nuovamente portato a perdite umane irreparabili causando profondo dolore e sofferenza umana, nonché al potenziamento senza precedenti delle truppe russe vicino al confine di Stato dell’Ucraina».
In attesa di celebrare la Pasqua – che secondo il calendario giuliano si celebra il 2 maggio -, il Consiglio Panucraino delle Chiese chiede dunque ai leader politici di «mostrare saggezza e coraggio affinché, in questo periodo, nella nostra patria si sentano solenni canti pasquali e non colpi di armi da fuoco». E, riconoscendo l’importanza degli accordi di cessate il fuoco precedentemente raggiunti, domanda ai firmatari di quegli accordi di «riaffermare il loro impegno nei confronti dei principi e delle decisioni dichiarate e di rimuovere immediatamente tutti gli ostacoli a una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina orientale, fermando definitivamente lo spargimento di sangue».
Non solo: l’appello si rivolge anche ai rappresentanti delle istituzioni internazionali e del corpo diplomatico in Ucraina affinché mostrino «la fermezza e l’impegno risoluto per la ripresa del processo di ricerca della soluzione diplomatica del conflitto militare e l’instaurazione di una pace giusta in tutto il paese entro i suoi confini riconosciuti dalla comunità internazionale».
Secondo Euronews, ci sarebbero «40mila soldati russi sul confine orientale con l’Ucraina e più o meno lo stesso contingente in Crimea». A dare i numeri del trasferimento di truppe russe alla frontiera è proprio Kiev, «che denuncia spostamenti di uomini e mezzi vicino ai territori controllati dai separatisti filo-russi. Il dispiegamento di forze russe alla frontiera è letto, dall’Ucraina ma anche dagli Stati Uniti, come la premessa all’escalation». Da Mosca il portavoce di Putin sostiene che l’Ucraina «è un Paese dove sta per scoppiare una guerra civile», pericolosa anche per la Russia.
14 aprile 2021