Ucraina: l’Unhcr parla di almeno 925 civili uccisi dall’inizio dell’invasione

Oltre 80 attacchi di artiglieria registrati nella notte a Kharkiv mentre allarmi antiaerei suonano in quasi tutte le regioni. Intanto in Italia scatta la riduzione delle accise sui carburanti

Sale ad almeno 925 il bilancio dei civili uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione da parte della Russia. A tracciare il bilancio è l’ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani (Unhcr), a 26 giorni dall’inizio della guerra, il 24 febbraio scorso. 3.528.346 gli ucraini che hanno lasciato il Paese finora, di cui oltre due milioni hanno varcato la frontiera con la Polonia. Sono invece circa 60mila i profughi ucraini presenti al momento in Italia, transitati per lo più dalla frontiera con la Slovenia, secondo quanto riferito da Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione civile, ai microfoni di Radio 1 Rai. In media il 10% “utilizza” l’Italia come Paese di transito, per dirigersi verso altre mete in Europa. Complessivamente, si tratta di «un 50% circa di donne, 40% bambini e il rimanente 10% uomini anziani».

Intanto nella notte sono stati registrati a Kharkiv oltre 80 bombardamenti, rendono noto dall’amministrazione militare regionale. Oltre 600 le case distrutte. Sul fronte russo, un drone da ricognizione russo è stato abbattuto questa mattina nella direzione di Chuguiv. Sempre nella regione di Kharkiv, un carro armato russo ha colpito un’auto che trasportava una famiglia con bambini. Tre persone sono morte, tra cui una piccola di 9 anni. Lo scrive su Facebook l’Ufficio del procuratore generale, riferisce Ukrinform. «La famiglia ha gridato che si trattava di civili, sventolando bandiera bianca, ma invano – le parole del procuratore -. I genitori e una bambina di nove anni sono morti e un ragazzo di 17 anni è rimasto ferito».

Il Kyiv Independent parla di allarmi antiaerei in quasi tutte le regioni dell’Ucraina: negli oblast di Sumy, Mykolaiv, Ternopil, Poltava, Kirovohrad, Kharkiv, Zaporizhzhia, Leopoli, Ivano-Frankivsk, Zakarpattya, Chernivtsi, Dnipropetrovsk, Rivne, Volinia, Cherkasy, Khmelnytsky e Odessa. A Mykolaiv nelle prime ore del mattino le truppe russe hanno sparato contro il porto: l’infrastruttura è danneggiata, scrivono su Facebook dall’amministrazione dei porti marittimi dell’Ucraina su Facebook, riferisce Ukrinform. «L’infrastruttura portuale è stata gravemente danneggiata. Secondo le prime informazioni, non ci sono vittime», si legge nel comunicato. Nella giornata di ieri, 21 marzo, Mykolaiv ha subito gravi attacchi aerei da parte degli invasori russi. L’hotel, l’ospedale, diverse case e una stazione di servizio sono stati danneggiati, tre persone sono morte e una è rimasta ferita. È tornato invece a Kiev il controllo di Makariv, un insediamento urbano nell’oblast della Capitale, a 60 chilometri a ovest dalla città, che nei giorni scorsi aveva contato diverse vittime civili.

Sempre Ukrinform riporta la notizia dell’attacco di ieri, 21 marzo, contro l’ospedale pediatrico di Severodonetsk, nel nord est dell’Ucraina. Il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk Sergey Gaidai, riferiscono, ha scritto su Telegram che «il tetto ha preso fuoco. Fortunatamente, i piccoli pazienti, le loro madri e il personale sono stati tempestivamente evacuati». Il governatore ha aggiunto che nella regione di Lugansk sono state bombardate nella stessa giornata le città di Severodonetsk, Rubizhne, Lysychansk, Popasna, Novodruzhesk e Toshkivka. L’agenzia riferisce anche che i russi hanno sparato quattro missili nella regione di Rivne, ma non si sa ancora se ci sono state vittime.

Sull’uso di armi chimiche e biologiche rimbalzano intanto le accuse tra le due parti. Per il presidente americano Joe Biden, le affermazioni russe che Kiev ha armi del genere «sono false» e rappresentano un «chiaro segnale» che il presidente russo Vladimir Putin «sta valutando di usarle entrambe» nella guerra in Ucraina. Non solo: Biden ha confermato anche che la Russia ha impiegato nei bombardamenti anche missili ipersonici, «quasi impossibili» da intercettare. Riguardo all’uso di armi chimiche e biologiche, secca la replica del vice ministro degli esteri russo Sergei Ryabkov, che parla di «insinuazioni malintenzionate», assicurando: «Noi non abbiamo simili armi», si legge nella nota dell’agenzia Interfax.

È di ieri anche la notizia che tutti i tecnici della centrale nucleare ucraina di Chernobyl, che erano rimasti bloccati nell’impianto e avevano dovuto continuare a lavorare senza interruzione dal giorno dell’arrivo delle truppe russe, il 24 febbraio, hanno ottenuto il permesso di lasciare il sito. Lo rende noto l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che in una nota informa di essere stata informata dalle autorità di Kiev. Metà dei tecnici erano potuti uscire due giorni fa, l’altra metà ieri, 21 marzo, a eccezione di 13 che non hanno voluto andarsene. Quelli che hanno smontato sono stati sostituiti da colleghi ucraini e nell’impianto sono rimaste in servizio guardie ucraine. Il danneggiamento di strade e ponti aveva finora ostacolato l’arrivo dello staff che doveva sostituire i colleghi.

Nella giornata di oggi è in programma l’apertura di 3 corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili da Mariupol. Lo annuncia il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk su Telegram, spiegando che saranno tutti diretti alla città di Zaporizhzhia. A Severodonetsk invece, nella regione di Lugansk, i russi hanno fatto fuoco sulle persone in coda in un supermercato, provocando morti e feriti, scrive su Facebook il capo dell’amministrazione militare regionale Serhiy Haidai, come riporta Ukrinform.

In Italia intanto scatta la riduzione delle accise sui carburanti e quindi del loro prezzo di vendita, dopo che nella notte sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale e il decreto legge “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina” contenenti le norme che ne riducono il prezzo, che entrano in vigore da oggi.

22 marzo 2022