Cristiani perseguitati, il Vaticano: concertazione tra Stati

L’arcivescovo Gallagher al Maggiore: «Scuotere dal torpore le nazioni e quanti dovrebbero vegliare sul rispetto dei diritti fondamentali»

L’arcivescovo Gallagher al Seminario Maggiore: «Scuotere dal torpore le nazioni e coloro che dovrebbero vegliare sul rispetto dei diritti fondamentali» 

«Le ostilità contro le minoranze religiose dovrebbero interpellare la coscienza della comunità internazionale e scuotere dal torpore tutti coloro che sono preposti a vegliare sul rispetto dei diritti fondamentali, tra i quali la libertà religiosa e il diritto alla vita» ha detto, con fermezza, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Doveva essere un appuntamento di formazione e invece il seminario del 12 marzo “La nostra Chiesa è Chiesa dei martiri” è stato un incontro faccia a faccia con la storia contemporanea.

Promosso dal Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese al Pontificio Seminario Romano Maggiore, l’appuntamento oltre la partecipazione dell’arcivescovo Gallagher, ha visto riunirsi per discutere la discriminazione religiosa Vishar Zhiti, capo della Missione diplomatica albanese presso la Santa Sede, e Samaan Daoud, rifugiato siriano attualmente ospite in Vaticano, con la moderazione del giornalista Gianni Valente. Daoud e Zhiti hanno vissuto sulla propria pelle l’intolleranza religiosa, e sabato lo hanno raccontato.

Zhiti è vissuto in Albania durante le persecuzioni del regime dal 1944 al 1990: «Io stesso sono stato in prigione, condannato per le mie poesie, ma durante l’inchiesta mi contestavano tra l’altro di avere letto la Bibbia». Le prime vittime, ha proseguito, furono i preti: «Cominciarono con don Lazër Shantoja, non erano passati nemmeno 100 giorni da quando i vincitori avevano preso il potere e lo fucilarono», visto che era cattolico infierirono su di lui: «In realtà, fucilarono solo una metà del suo corpo, avendo segato l’altra metà durante le torture». Quel periodo è passato: «Ora le piaghe sono diventate la nostra ricchezza, i nostri diamanti. Assomigliano alle piaghe di Cristo. E come Cristo, anche la nostra Chiesa Cattolica in Albania è risorta».

Oggi soffre la Siria, spaccata tra ribelli contro Bashar Al Assad, milizie dello Stato islamico e regime: «Ogni giorno muore un martire da questa parte, un martire dall’altra parte» – ha detto Daoud, e i cristiani sono una minoranza a rischio. Prima non era così: «Prima i vescovi andavano in moschea a predicare e viceversa gli imam venivano invitati a parlare nelle chiese», nello stesso pianerottolo vivevano cristiani e musulmani. Guida turistica nella capitale, Daoud ha visto la situazione precipitare: «Il terrorismo è un pianta che vive col sangue. Le prime scosse le abbiamo sentite durante la guerra in Iraq nel 2003», quindi l’ingresso del wahabismo, radice teorica del califfato.

Nel 2009 per la prima volta ha sentito utilizzare la parola “infedeli” contro i cristiani occidentali e nel 2011 è scoppiata la rivolta. Adesso ha deciso di emigrare per la paura che i suoi figli venissero arruolati a 18 anni: «Ma non dobbiamo piangere per i cristiani siriani. Anche San Paolo si è allontanato da Damasco, ma poi è tornato». Il Vaticano, ha spiegato l’arcivescovo Gallagher, guarda con inquietudine all’escalation dell’intolleranza, così come all’esodo forzato e al traffico di armi: «Queste sfide, alle quali siamo quotidianamente esposti, richiedono un’azione energica e di concertazione tra gli Stati al fine di salvaguardare i diritti umani, l’intero sistema democratico dei singoli Paesi e la sicurezza internazionale».

Un invito agli altri paesi ma anche una precisa linea di condotta: «È dunque questa la posizione della Santa Sede – ha dichiarato -: ricercare sempre il bene della persona e dei popoli, tutelare la pace e garantire il rispetto della dignità di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali – ha continuato -, il tutto per la dignità e la salvaguardia degli esseri umani e non per una mera ragione di Stato, né per difendere i propri interessi di parte».

14 marzo 2016