Firas, iracheno, prete cresciuto nell’orrore della guerra

La testimonianza di uno dei diaconi ordinati da Francesco. «Tutta la mia famiglia è cattolica, grazie alla fede siamo riusciti ad affrontare ogni difficoltà»

La testimonianza di uno dei diaconi ordinati da Francesco. «Tutta la mia famiglia è cattolica e grazie alla fede siamo riusciti ad affrontare ogni difficoltà»

«Io conosco bene la sofferenza, l’ho vissuta sulla mia pelle e questo fa di me un prete fatto per Cristo». A parlare è Firas A Kidher, 39 anni, uno dei diaconi ai quali Papa Francesco ha conferito l’ordinazione sacerdotale ieri, domenica 17 aprile, nella basilica di San Pietro. Si è formato nella congregazione dei padri Rogazionisti del Cuore di Gesù. Firas è nato e cresciuto in Iraq. Ha vissuto sulla propria pelle il dramma di tre guerre: quella contro l’Iran, l’invasione del Kuwait e la caduta di Saddam. Per la sua fede cristiana ha subìto due attentati: «Nel 2006 in Siria due terroristi armati mi hanno minacciato – racconta -. Lo Spirito Santo mi ha dato la forza di affrontarli serenamente. Poi nel 2014 ho subìto un attentato a Mosul, prima dell’invasione dell’Isis. Tutto questo mi ha fatto capire che il Signore mi vuole con Lui a lavorare da qualche parte, soprattutto quando mi sono incardinato con la mia congregazione».

In famiglia Firas ha vissuto un’infanzia felice, anche se tutto intorno era distruzione: «La situazione era ed è molto complicata. Tutta la mia famiglia è cattolica e grazie alla fede siamo riusciti ad affrontare ogni difficoltà: per il nostro credo abbiamo perso tutto e gran parte dei miei familiari sono sparsi per il mondo». I genitori sono rimasti in Iraq e Firas spera di riabbracciarli in occasione della sua ordinazione sacerdotale: «Stiamo facendo il possibile per portarli in Italia ma la situazione lì ora è davvero molto difficile». Il neo sacerdote è arrivato nel nostro Paese nel 2004 per studiare: «Ero in attesa di raggiungere l’Italia per entrare in seminario. Sono riuscito a partire dopo la caduta di Saddam Hussein». Dopo essere stato ad Assisi per il discernimento e il pre-noviziato e aver svolto il noviziato a Messina è arrivato a Roma nel 2007 per gli studi di filosofia e teologia. «Fin da adolescente avevo un desiderio molto forte di diventare sacerdote – afferma -. Poi con il tempo il Signore ti fa capire meglio quello che devi fare e ci sono situazioni che s’incastrano alla perfezione e che ti spingono ancora di più ad andare avanti». Da bambino è stato investito da un camion, a causa dell’incidente è stato 10 giorni in coma e ha subito 19 interventi chirurgici. Per questo motivo vuole essere un sacerdote dal «cuore molto aperto, tenero, come dice il Papa, che ama tutti e non fa distinzione, che si commuove quando vede un anziano in difficoltà e accoglie i giovani che si perdono per strada. Io capisco bene le sofferenze e tutto questo contribuisce a fare di me un prete fatto per Cristo».

18 aprile 2016