A Santa Galla, dove il lockdown ha rafforzato la carità

Nell’emergenza, consegnati 200 pasti al giorno ma la distribuzione della cena in strada dura da 20 anni. Il parroco don Aiello: «Molte le richieste di aiuto»

Riaccendere la speranza e la fiducia nel cuore delle persone, in un momento storico segnato da solitudine, apprensione e difficoltà economiche. È questa la grande sfida che si pone la parrocchia intitolata a Santa Galla, nel quartiere Garbatella, dove da sempre il tratto caratteristico e prioritario è l’impegno nella carità. Un’attenzione rinnovata all’altro, soprattutto a chi vive ai margini, che ha la sua ragion d’essere nella storia della patrona, la santa romana vissuta nel VI secolo che, dopo essere rimasta vedova, donò tutti i suoi averi ai poveri.

«Negli anni la nostra opera caritatevole non si è mai interrotta – commenta il parroco don Paolo Aiello -. Soprattutto durante il lockdown molti dei nostri servizi non solo sono proseguiti ma si sono rafforzati». Come la distribuzione della cena a quanti vivono nella vicina stazione ferroviaria Ostiense: «Si tratta di un’attività che portiamo avanti da 20 anni ogni seconda domenica del mese – prosegue don Paolo -. In genere eravamo soliti preparare pasti caldi ma, a seguito delle misure di precauzione legate all’emergenza, abbiamo preferito optare per i sacchetti contenenti panini, bottigliette d’acqua, frutta e dolci». Un servizio reso possibile dai circa 60 volontari che animano la comunità parrocchiale e che operano in sinergia con l’associazione “Per la strada”. «Grazie a questo intenso lavoro di squadra siamo riusciti a distribuire circa 130 pasti la scorsa domenica – spiega Tonino Petricca, parrocchiano e coordinatore dell’attività -. In piena emergenza coronavirus, invece, siamo arrivati a consegnare anche 200 sacchetti a giornata».

Insomma, fin dallo scoppio dell’emergenza, la macchina della solidarietà si è mobilitata, lenendo il disagio di quanti si trovavano in stato di necessità o vivevano soli. «Più volte mi sono commosso per la grande generosità e sensibilità degli abitanti – confida il parroco -. È per merito loro che abbiamo potuto incrementare la distribuzione dei pacchi viveri e la consegna a domicilio». Prestazioni, quelle in favore dei più fragili, che è stato possibile assicurare e potenziare anche grazie ai fondi straordinari Cei dell’8xmille destinati all’emergenza Covid-19, i quali, spiega don Paolo, «sono serviti per rispondere alle necessità di quanti avevano bisogno di aiuto».

Oggi, nonostante il superamento della fase più acuta della pandemia, sono ancora molte le richieste di aiuto a cui la parrocchia tenta quotidianamente di rispondere tramite un altro servizio, quello del centro di ascolto Caritas. Qui la gente chiede soprattutto lavoro ma anche vicinanza e sostegno economico. «Al momento il primo contatto che abbiamo con le persone è telefonico – riferisce il parroco -. Questo ci consente di intercettarne i bisogni e di fissare, in caso di necessità, un incontro con i volontari». Circa 40 le famiglie a cui vengono garantiti viveri e beni di prima necessità ogni ultimo martedì del mese, con la possibilità di consegna a domicilio per i casi più delicati. «La crisi economica sta colpendo non solo le fasce più povere ma anche il ceto medio ed è per questo che oggi più che mai è necessario operare con spirito di ascolto e collaborazione – commenta ancora don Paolo, da nove anni alla guida della comunità che conta 30mila abitanti -. Sono diverse le sacche di indigenza, spesso celate, a cui tentiamo di far fronte attraverso l’accoglienza e la cura dei rapporti umani».

Accanto al servizio ai poveri, particolarmente sentito è anche l’impegno a favore degli anziani e dei malati, sostenuti a distanza attraverso chiamate volte a mitigare l’isolamento. Storie di solitudine e privazioni che si intrecciano inevitabilmente con le esperienze vissute da quanti donano volontariamente il proprio tempo a favore degli ultimi. «Trovo estremamente gratificante ciò che faccio – racconta ancora Tonino, 73 anni, impiegato oggi in pensione -. Gli sguardi e i sorrisi delle persone che incontro mi riempiono di gioia e mi fanno capire quanto concreta e reale sia la loro difficoltà».

15 ottobre 2020