Anche san Francesco alla consacrazione di Santa Maria in Trastevere?

Se ne è discusso in un convegno nell’VIII centenario della basilica. Il poverello d’Assisi, all’epoca, era ancora un «mercante tra i mercanti»

Se ne è discusso in un convegno nell’VIII centenario dalla celebrazione di Innocenzo III. Il poverello d’Assisi, all’epoca, era ancora un «mercante tra i mercanti»

Il 15 novembre del 1215, quattro giorni dopo l’apertura del Concilio Lateranense IV, Innocenzo III consacra la Basilica di Santa Maria in Trastevere, ricostruita 70 anni prima dal suo predecessore Innocenzo II. Studi storici ipotizzano che alla celebrazione, a cui prese parte una folla di popolo e di notabili oltre ai circa 1300 padri conciliari, abbia partecipato anche Francesco d’Assisi, soggiornante a Roma in quei giorni. A discuterne, in un convegno celebrativo dell’VIII centenario della consacrazione che la parrocchia di Santa Maria in Trastevere ha promosso lo scorso 7 novembre, sono intervenuti gli storici André Vauchez, Marco Bartoli, Francesco Tedeschi e Alessandro Zuccari. «È un’opportunità per riflettere sull’avventura umana e cristiana di Francesco – così il parroco monsignor Marco Gnavi – e sul suo rapporto con Roma, con il rione e in particolare con la Basilica che porta incisa nelle pietre la sua eredità».

In un’importante fonte riscoperta di recente, ovvero una seconda vita di Francesco redatta da Tommaso da Celano, «è riportato un brano – racconta Bartoli, docente alla Lumsa -, che riferisce la presenza di Francesco a Roma sin quando era ancora un mercante tra mercanti», quindi prima della sua conversione. «Un episodio noto ma della cui storicità si dubitava trattandosi di fonti tarde». Vi si racconta dell’impressione che suscitò in Francesco la vista di tanti poveri stazionanti dinanzi alla basilica di San Pietro e della curiosità, nata allora in lui, di indossare stracci e chiedere l’elemosina. Cosa che in effetti fece. «La fonte non dà motivazioni cristiane al gesto del giovane – continua Bartoli -, dice soltanto che egli voleva fare esperienza della povertà di quei mendicanti». Quanto alla presenza del santo a Roma proprio nell’anno del Concilio lateranense IV, «nessuna fonte, né curiale, né minoritica, ne parla». Si può in ogni caso affermare che «dopo un primo soggiorno attorno al 1205-1206», attestato ora senza più dubbio – come si diceva – dalla riscoperta “Vita brevior”, «Francesco si era recato ancora a Roma con i suoi compagni nel 1209».

Da quell’anno al 1216 c’è invece «un buco nero nella biografia del santo: non ci sono praticamente fonti al riguardo». È però plausibile credere che Francesco sia stato a Roma più volte in cerca dell’approvazione giuridica del suo ordine (fino a quel momento concessa da Innocenzo III solo in forma orale), «rifiutando egli di sottostare – ricorda Vauchez, uno dei più autorevoli esperti di storia medievale – ad una delle regole già in uso come invece chiedeva la Chiesa». È solo incrociando testi diversi, racconti di miracoli o studi sul Tau, ad esempio, che si potrebbe ipotizzare invece la presenza del frate nella città in occasione del Concilio. Così come un legame potrebbe esserci – racconta Alessandro Zuccari, docente a La Sapienza – a voler riflettere sul titolo di “Sancta Maria ad Presepem”, che fu dato a Santa Maria Maggiore da papa Teodoro.

E si può pure richiamare «l’iniziativa davvero geniale di Francesco, di celebrare il Natale nella grotta di Greccio nel 1223, senza per questo dover supporre però – avverte Zuccari – che il poverello abbia ideato a Roma il disegno di rievocare il Presepe. Semplicemente, è possibile pensare che egli apprezzasse queste riproposizioni romane della grotta di Betlemme». In occasione della tavola rotonda è stata presentata da Francesco Tedeschi, della Pontificia università Urbaniana, la prima edizione integrale della “Legenda liturgica di Santa Maria”, il cui autore (si è scoperto) fu lo stesso Innocenzo III. Il manoscritto conserva la memoria di due dedicazioni di chiese: Santa Maria in Trastevere e la basilica del Santissimo Salvatore (San Giovanni in Laterano). «Si tratta qui di un’associazione che intende sottolineare l’importanza del luogo di cui si celebra la dedicazione: Santa Maria viene messa infatti sullo stesso piano della basilica Lateranense, “Capo e madre di tutte le chiese”», ma rispetto a questa, conclude Tedeschi, «può vantare più antiche origini».

9 novembre 2015