Ancora morti nel Mediterraneo: «Non possiamo rimanere inermi»

L’appello di Save the Children dopo il naufragio davanti alle coste di Lampedusa in cui risulta dispersa anche una bimba di 15 mesi. «Una delle rotte più letali al mondo»

Ennesima tragedia nel Mediterraneo centrale, nella notte tra 22 e 23 marzo. Un’imbarcazione in difficoltà – salpata dalla Tunisia – è naufragata davanti alle coste di Lampedusa. A bordo, con gli altri migranti in cerca di un futuro migliore, anche una piccola di appena 15 mesi, che viaggiava con i suoi familiari, che al momento risulta dispersa. A sottolinearlo è Save the Children, ribadendo che il Mediterraneo centrale si conferma essere una delle rotte più letali al mondo.

«Non possiamo rimanere inermi a fare la conta delle vittime – commenta Giorgia D’Errico, direttrice Relazioni istituzionali dell’organizzazione -. Non possiamo consentire che giovani vite vengano spezzate così. Stiamo parlando di persone, non di numeri vuoti. Ognuna di quelle persone fugge da guerre, persecuzioni, violenze, povertà estrema, crisi umanitarie e rischia la propria vita, affidandosi ai trafficanti, in mancanza di vie legali e sicure, per raggiungere l’Europa, sfidando la traversata di una delle rotte più letali al mondo».

Lo confermano i dati: dall’inizio dell’anno sarebbero 367 i morti o dispersi nella rotta del Mediterraneo centrale. Per Save the Children, «è arrivato il momento di un’assunzione di responsabilità da parte dell’Europa e dell’Italia affinché mettano finalmente al primo posto la vita delle persone in ogni decisione sulle politiche migratorie». Fondamentale anche, aggiungono, «attivare un sistema europeo di ricerca e soccorso in mare,  aprire vie legali di accesso, nuovi meccanismi di ricongiungimenti familiari, aprire corridoi umanitari e di evacuazione per le persone in fuga».

25 marzo 2024