De Donatis: «Équipe pastorali per l’ascolto della città»

Il cardinale vicario consegna alla diocesi le indicazioni pastorali per il prossimo anno. L'attenzione sarà dedicata alle «storie di vita» di giovani, famiglie e poveri

Essere capaci di un ascolto autentico, fatto di «reciprocità e sinodalità» e di uno «sguardo contemplativo», in grado di cogliere «la presenza di Dio negli ambienti di vita quotidiani, nelle storie delle persone e nella nuova cultura». Questi gli obiettivi delineati dal cardinale vicario Angelo De Donatis per il prossimo anno pastorale – il secondo dei sette ispirati al Libro dell’Esodo in vista del Giubileo del 2025 – e consegnati ieri sera, 24 giugno, al clero e agli operatori della diocesi di Roma come strumenti di lavoro per “Abitare con il cuore la città”.

Le indicazioni pastorali, presentate dal porporato «prima dell’estate così che si possa iniziare ad assimilare meglio la traccia del cammino, innestandolo con creatività e fedeltà nel cammino ordinario delle nostre comunità», pongono al centro il “kerigma”, cioè l’annuncio del Mistero Pasquale, da realizzare «sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Si tratta – ha spiegato De Donatis – di avviare uno stile nuovo di presenza pastorale, fatta meno di cose da fare e più di relazioni amichevoli e familiari da creare o da coltivare con maggiore attenzione, tempo e disponibilità. È il nostro primo passo in vista di una riforma dell’evangelizzazione». Per riuscirci, «occorre saper riconoscere e riscoprire la presenza di Dio, facendo alleanza con il territorio umano e geografico nel quale le comunità parrocchiali e i cristiani vivono». Perché la Chiesa non è «un’efficiente macchina organizzativa di servizi religiosi e sociali» ma «una famiglia accogliente, che testimonia il Vangelo con le parole e con le opere».

Riferimenti imprescindibili per realizzare questo progetto, le Sacre Scritture e il Magistero, in particolare l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco. Inoltre, «la cura del cammino di fede, spirituale, delle nostre comunità parrocchiali, religiose, associative – ha sottolineato De Donatis -, in modo tale che custodiscano il senso e la direzione del cammino alla luce di tre parole-chiave: umiltà, disinteresse, beatitudine della povertà», atteggiamenti necessari per «entrare in relazione con gli altri ed ascoltare il grido della città». Dall’ascolto della Parola, quindi, all’ascolto «della vita concreta della gente» perché «è a partire dalle relazioni che saremo aiutati a capire meglio qual è il nostro compito evangelizzatore e che cosa il Signore ci chiede». Per meglio operare in questa direzione, «è necessario far nascere in ogni parrocchia una piccola équipe pastorale – ha detto ancora De Donatis -, destinata ad animare dal di dentro la comunità parrocchiale per realizzare l’ascolto del quartiere e delle storie di vita dei suoi abitanti. Le persone che la compongono rappresentano le “giunture” del corpo ecclesiale».

Tre gli ascolti da praticare nella prima parte dell’anno pastorale – da settembre a dicembre -: nei confronti dei giovani, delle famiglie e dei poveri. «L’ascolto dei ragazzi e degli adolescenti, portato avanti da catechisti, animatori ma anche dai genitori e dagli insegnanti di religione – ha illustrato il cardinale -, ci fornirà una fotografia del mondo giovanile su cui riflettere e su cui interrogarci». Quello delle famiglie sarà invece realizzato «nel modo più informale possibile, attraverso incontri di tipo familiare – ha sottolineato il vicario – dalle coppie catechiste che preparano al matrimonio, gli adulti catechisti dei bambini e dei ragazzi e i membri di associazioni e movimenti che operano nella pastorale familiare». Il contatto con le famiglie «è importante anche in vista della sensibilizzazione e dell’organizzazione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Roma nel giugno 2021», ha evidenziato il vicario. Infine, l’ascolto delle varie forme di povertà presenti nella città ossia «gli anziani, i disabili, i malati, i migranti, i giovani, le famiglie disoccupate e in povertà assoluta»: l’obiettivo primario è «contemplare in profondità le loro vite per comprendere come Dio li guarda e come ci chieda di lasciarci evangelizzare da loro».

Nella seconda parte dell’anno – da gennaio 2020 – sarà «compito delle équipe pastorali parrocchiali organizzare una mappatura del proprio territorio», delineandole caratteristiche del quartiere «confrontandosi con le equipe pastorali delle parrocchie vicine, la Caritas diocesana, le realtà istituzionali e i soggetti religiosi e civili che portano avanti nei quartieri una cultura della solidarietà, della fraternità, del bene comune». Ancora, nel prossimo anno pastorale «faremo solo partire, senza svilupparla – ha spiegato De Donatis -, la riflessione sulla città e gli ambienti di vita. Qui il livello interessato è soprattutto quello diocesano e lo scopo è esercitarsi in uno sguardo contemplativo sulla città e la cultura che in essa si produce». A gennaio 2020, in particolare, ci sarà «una tavola rotonda diocesana sulla città di Roma, in cui individueremo le chiavi di lettura più opportune per osservarla da più angolature».

De Donatis ha affidato due consegne per il tempo estivo: «Per prepararsi all’ascolto – ha detto – è importante l’esercizio del silenzio», dato che nel nuovo anno pastorale «non ascolteremo cose effimere o di poca importanza, ma storie di vita personali, realtà delicate da maneggiare, davanti alle quali bisogna togliersi i sandali perché molto amate dal Signore». Il silenzio, allora, «è necessario, indispensabile, per non affrontare tutto questo con superficialità». In secondo luogo, la proposta di «meditare la Evangelii nuntiandi di Paolo VI» perché «la ricchezza di quel documento, così spesso sottolineata da Papa Francesco, è di straordinaria attualità anche per noi, oggi».

25 giugno 2019