Carla Garlatti, Garante dell’infanzia: le sfide per i prossimi 4 anni

Dispersione scolastica, famiglia, minori non accompagnati: i fronti di impegno dell’Autorità visti dalla nuova titolare, insediatasi il 14 gennaio

Su carta il programma di lavoro per i prossimi quattro anni non è ancora completato ma sono tanti i temi che «stanno a cuore» a Carla Garlatti, designata il 13 novembre alla guida dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) ma di fatto insediatasi giovedì 14 gennaio. Una nomina su candidatura per la quale Garlatti, magistrato dal 1986, già presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste, si è proposta per «rimettersi in gioco». Più volte nella sua lunga carriera ha cambiato città e funzioni, dedicandosi molto anche al diritto di famiglia. Stimolata dall’idea di «affrontare nuove sfide e nuovi studi», guarda al futuro con l’auspicio di dare il suo contributo a tematiche tanto attuali quanto delicate sulle quali gli effetti della pandemia non tarderanno a manifestarsi come la violenza sui minori, il cyberbullismo, il disagio psicologico degli adolescenti. Il suo obiettivo è quello di «tutelare i minori e fare sì che i loro diritti vengano concretamente riconosciuti». Bisogna tener conto delle esigenze dei ragazzi «non facendo pedissequamente quello che dicono», osserva, ma accoglierle cercando di dare risposte adeguate. Dei diritti dei minori «si parla davvero troppo poco» e se è vero che l’Agia «non ha il potere di incidere direttamente» sulle decisioni degli organi governativi, «può comunque fare raccomandazioni e diffondere messaggi di sensibilizzazione».

Uno dei temi caldi in questo momento è la scuola. Dad per preservare la salute o lezioni in presenza per rispettare il diritto allo studio? Per la Garante si tratta di «due diritti costituzionalmente garantiti che vanno tutelati e che devono essere bilanciati per trovare un giusto equilibrio», da tradurre con «scuola in presenza e in sicurezza». Garlatti ritiene che «i ragazzi siano sicuri in classe. Il problema, probabilmente, è arrivare a scuola». I contro della didattica a distanza sono numerosi, a partire dal fatto che «non tutti hanno la possibilità di accedervi e quindi si sottolineano le differenze economiche delle famiglie». Da qui alla dispersione scolastica il passo è breve; problema che può accentuarsi quando i soggetti sono i minori portatori di handicap «non raggiunti dalla dad o perché privi degli strumenti o perché è richiesto il supporto da parte di famiglie che non sempre sono in grado di fornirlo. L’Italia aveva già un problema di dispersione scolastica rispetto ad altri Paesi europei – dice -. La dad credo lo abbia intensificato». Altro rischio è quello dell’isolamento, perché «la scuola non è solo il luogo dell’apprendimento nozionistico ma aiuta a relazionarsi con i pari e con gli adulti. Un mondo di socialità che ai ragazzi viene meno che non potrà mancare di ripercussioni».

Secondo dati recenti, con il lockdown sono aumentate in modo vertiginoso le richieste di divorzio e le violenze domestiche, sfociate, in alcuni casi in femminicidi. I bambini sono stati spesso inermi testimoni di tanta crudeltà e la violenza assistita, riconosciuta dal legislatore nel 2019 che l’ha introdotta nel cosiddetto “Codice rosso”; è uno degli argomenti sui quali Garlatti intende concentrarsi perché «è tanto importante dal punto di vista quantitativo e qualitativo per le conseguenze che porta ai minori, quanto sommerso. È un problema particolarmente rilevante che in periodo di pandemia è aumentato e richiede molta attenzione». A tal proposito ricorda che un altro riflesso negativo della pandemia e della chiusura delle scuole è che i docenti non sono riusciti a vigilare adeguatamente sulle famiglie «problematiche». Dalle aule partono spesso le segnalazioni ai servizi sociali e in alcuni casi si procede con l’allontanamento. Dal lavoro svolto dalla “Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori”, istituita dopo l’inchiesta sui presunti affidi illeciti a Bibbiano, tra il gennaio 2018 e il giugno 2019 sono stati allontanati dalle famiglie, per ordine dell’autorità giudiziaria, 12.338 minori (23 ogni giorno). «Si parla di allontanamento facile in Italia ma non è così – specifica Garlatti -, e questo potrebbe essere un dato non sempre positivo perché significa che controlliamo meno. L’allontanamento del minore non deve essere necessariamente visto come atto che lo pregiudica. Prima di arrivare a questa misura si mettono in moto vari servizi di tutela ma quando questi si rivelano insufficienti e falliscono l’allontanamento è l’unica strada per tutelare il minore». Per sgomberare il campo da qualsiasi equivoco chiarisce che «un bambino non viene mai allontanato dalla famiglia solo per cause economiche. Si procede se alla povertà si somma una carenza genitoriale importante».

Friulana di origine, Carla Garlatti si è occupata molto anche di minori non accompagnati essendo il Friuli Venezia Giulia la seconda regione in Italia per presenze. Un tema che ritiene «andrebbe affrontato da tutti con uno sguardo più approfondito» perché «non ci si è resi conto che sono ragazzi come tutti e sono portatori di disagi psichici molto profondi. Fanno viaggi estenuanti, hanno nostalgia di casa, hanno l’ansia di mandare i soldi alla famiglia. Meriterebbero di essere seguiti maggiormente».

21 gennaio 2021