Diritti umani: la Corte europea contro il governo inglese
Il nodo: il piano di deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda, approvato da Westminster. Il tribunale Ue intervenuto più volte per fermare i voli verso il Paese africano
Sul piano di deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda, approvato la scorsa settimana dal parlamento di Westminster, è scontro diretto tra la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e il governo britannico di Rishi Sunak. È di ieri, 25 gennaio, la dichiarazione di Síofra O’Leary, presidente del tribunale europeo, secondo cui il Regno Unito violerebbe la legislazione internazionale se dovesse ignorare sentenze della Corte europea dei diritti umani che puntano a impedire al governo britannico di deportare i richiedenti asilo.
Nelle parole di O’Leary, «esiste un chiaro obbligo, per i 46 Stati membri firmatari della Convenzione europea sui diritti umani, di rispettare l’articolo 39», quello che consente ai singoli individui di ricorrere al tribunale europeo quando ritengono violati i loro diritti umani. È capitato più volte nei mesi scorsi, quando la Corte Ue è intervenuta per fermare i voli verso il Rwanda. La prima sentenza risale al primo tentativo di deportazione di richiedenti asilo del governo britannico, nel giugno 2022.
A oggi, nessun volo è ancora partito verso il Paese africano. Da parte sua, il premier britannico Rishi Sunak non ha mai dichiarato che ignorerà le sentenze del tribunale europeo ma le sue parole, nelle ultime settimane, non hanno escluso possa accadere. «Ho detto più volte, in modo chiaro – ha dichiarato -, che non consentirò, a un tribunale straniero di impedirci di far partire i voli per il Rwanda».
26 gennaio 2024