Enrico Medi, dalla cattedra di Fisica agli altari, passando per il Parlamento

Scienziato e divulgatore, padre costituente e deputato, marito e padre, la Chiesa lo propone come modello a cui fare riferimento per essere cristiani non a parole ma nei fatti e nella verità. D’attualità il suo impegno per l’uso pacifico del nucleare

Nella giornata di ieri, 23 maggio, Papa Francesco ha autorizzato il dicastero delle Cause dei santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche del servo di Dio Enrico Medi; può essere quindi appellato con il titolo di venerabile. La Chiesa ci propone questo insigne italiano come modello a cui fare riferimento per essere cristiani non a parole ma nei fatti e nella verità, così come aveva fatto in precedenza con san Giuseppe Moscati, anch’egli scienziato, e con il beato Alberto Marvelli, consigliere comunale a Rimini. Infatti, era un laico, uno sposo, un padre di famiglia – genitore di ben sei figlie -, che si era formato alla scuola di Enrico Fermi. Era uno dei ragazzi di via Panisperna! Con Fermi si laureò negli anni ’30 in fisica, discutendo una tesi sulla scoperta del neutrone avvenuta proprio in quegli anni. Successivamente si specializzò in fisica terrestre con Lo Surdo e proseguì la carriera accademica prima a Roma, nella facoltà di Architettura e poi, negli anni della guerra, a Palermo. Fu anche all’Istituto nazionale di geofisica, dove lavorò per la realizzazione della carta sismica nazionale.

Già attivo nella Fuci negli anni dell’università, fu eletto tra le fila della Democrazia Cristiana alla Costituente, risultando terzo alle elezioni per il collegio della Sicilia. Qui si distinse per il sostegno all’istituzione delle Regioni e per la loro autonomia. Alle elezioni della prima legislatura risultò il primo eletto della circoscrizione della Sicilia occidentale. Di sorprendente attualità è il suo impegno in Parlamento per l’utilizzo pacifico del nucleare quale forma di approvvigionamento energetico già allora problematico.

Nel 1949 successe a Lo Surdo alla direzione dell’Istituto nazionale di geofisica, dove rimase fino alla morte. Qui si distinse per efficienza, realismo e pragmatismo. Nel 1953, nonostante le pressioni ricevute, non accetto la ricandidatura al Parlamento preferendo all’impegno politico l’attività di ricerca e accademica. Negli anni Cinquanta avviò le ricerche per lo sfruttamento di quella che oggi chiameremo l’energia pulita, ovvero quella solare. Fece studi anche nel campo della meteorologia al fine di migliorare l’agricoltura. Suo anche il progetto di costituire un centro di ricerca di fisica biologica affinché le scienze biologiche e quelle mediche, la fisica teoretica e quella sperimentale si incontrassero.

Nel 1955 ottenne, a Roma, la cattedra di geofisica nella facoltà di Scienze matematiche e fisiche. Nell’agosto dello stesso anno fu capo delegazione della Santa Sede alla conferenza di Ginevra sugli usi pacifici dell’energia atomica, problema che gli stava molto a cuore, essendo sempre più convinto che il progresso nel settore nucleare avrebbe avuto una positiva ricaduta sulla vita di tutti i popoli. Fu anche vicepresidente Euratom – Comunità europea dell’energia atomica – dalla quale si dimise nel 1964, avendo riscontrato che non era ancora possibile perseguire una politica energetica comune tra gli Stati membri.

Enrico Medi fu protagonista anche della divulgazione scientifica a livello popolare. Agli albori della televisione tenne una rubrica settimanale attraverso la quale informava i cittadini sulle più recenti scoperte scientifiche. Sua la voce che, la sera del 21 luglio 1969, assieme a Tito Stagno, commentò l’allunaggio.

All’attività scientifica nell’Istituto nazionale di geofisica e nell’Università di Roma affiancò quella di carattere religioso nel movimento Mondo migliore fondato dal gesuita padre Riccardo Lombardi. In quest’ambito si distinse nel ruolo di conferenziere, trattando argomenti di etica cristiana, di cui evidenziava l’attualità, e il rapporto tra le dottrine teologiche e gli sviluppi scientifici. Molti suoi interventi vennero pubblicati e più volte ristampati.

Dopo la legge sul divorzio del 1970, fu tra i promotori del comitato a favore del referendum abrogativo. Nel 1971 fu candidato, sempre tra le fila della Dc, al Comune di Roma risultando primo fra gli eletti e divenendo capogruppo al Consiglio comunale. L’anno seguente partecipò e vinse anche le politiche per la circoscrizione del Lazio. Il male incurabile che lo aveva colpito nel 1970 lo vinse il 26 maggio 1974. Il 26 maggio 1995 la diocesi di Senigallia, sua diocesi di nascita – era nato a Porto Recanati il 26 aprile 1911 – ne ha introdotto la causa di beatificazione e canonizzazione.

Ma in tutto questo percorso dove emerge la sua santità? È proprio nell’aver fatto in modo straordinario ciò che è ordinario nella vita di uno scienziato e di un politico. Non ha visto la scienza e la fede come due antagoniste, come fanno in molti ancora oggi, ma come due alleate. Ha compreso che ciò che aveva appreso e che approfondiva era da porre a servizio dell’uomo, di ogni uomo! Questo anche nel suo servizio alle istituzioni.

Errico Medi, soprattutto, attingeva la forza che gli era necessaria per essere un buon cristiano e un onesto cittadino dalla frequentazione quotidiana dei sacramenti, dalla lettura del Vangelo e dalla preghiera del Rosario. Di lui si dice che quando parlava alle folle si trasfigurasse, tanto e tale era il suo fervore apostolico. Per lui la verità della scienza, la necessità delle istituzioni erano comprese e offerte nell’amore.

Queste le sue ultime parole, il suo saluto al mondo: «Così è la nostra vita, la vita nel cammino della Verità. Lavoriamo, cerchiamo, fatichiamo, versiamo lacrime, veniamo alla ricerca del Sole che è la Verità… A un certo momento il Sole folgoreggiante brucia illuminando le nostre pupille. Con questa luce divina, con questa speranza, in questa attesa, amici, io vi saluto».

24 maggio 2024