In Ecuador «la popolazione è terrorizzata»

A parlare al Sir è suor Dalla Costa, tornata di recente dal Paese dopo 8 anni di missione. «C’è paura che la violenza si diffonda ancora di più ed è pericoloso spostarsi»

«Si è diffuso il terrore tra la popolazione. Sono tutti chiusi in casa, i trasporti sono bloccati, come pure i centri medici, le università e i terminal dei bus». Suor Chiara Dalla Costa, elisabettina, originaria di Padova, tornata da poco dall’Ecuador dopo 8 anni di missione, racconta all’Agenzia Sir la situazione di caos in cui è sprofondato il Paese, dove il presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo stato di emergenza per 60 giorni, mobilitando le forze armate su tutto il territorio nazionale.

Diffuse in diretta tv e social le immagini dell’assalto alla tv pubblica locale, a Guayaquil  – la Capitale economica del Paese -, con i giornalisti presi in ostaggio. Immagini che hanno scosso l’opinione pubblica e preoccupato la comunità internazionale. Non esistono bilanci ufficiali ma polizia e amministrazioni locali, riferiscono dal Sir, hanno parlato di 13 morti. Sembra siano stati anche sventati 3 attentati con autobomba nella Capitale Quito. «Anche il nostro centro medico è chiuso, i medici non possono andare a lavorare – prosegue suor Chiara -. Due nostre consorelle erano sul bus che le riportava a casa da Quito. Ma la vettura è tornata indietro e ora sono bloccate in un albergo a Quito. La terza consorella è rimasta da sola nella nostra casa. Siamo molto preoccupate», confida al Sir.

Le suore Elisabettine sono presenti in Ecuador dal 1981 in diverse zone del Paese e si occupano di pastorale e carità, a supporto delle diverse diocesi. Ora, è il racconto della missionaria, «c’è paura che la violenza si diffonda ancora di più, ed è pericoloso spostarsi. Anche perché l’esercito è autorizzato a sparare a prima vista. Li chiamano “terroristi” ma si vede che sono ragazzi ingaggiati in zone povere e usati per fare quello che hanno fatto. Quale sia lo scopo e gli interessi che ci sono dietro non è chiaro».

Suor Chiara ricorda anche che «due anni fa hanno le bande criminali hanno fatto trovare due persone impiccate, un chiaro messaggio intimidatorio per dire: fate quello che vogliamo noi. Bruciano negozi, si uccidono tra loro per contendersi le piazze della droga. Ora sembra si siano uniti contro lo Stato. Anche la minaccia ai giornalisti è chiara: non diffondete notizie contro di noi». Ma l’Ecuador, prosegue, «non è una zona di produzione della cocaina come Colombia e Perù ma è territorio di transito verso gli Stati Uniti. È come un grande magazzino dove nascondono la droga. Ci sono tanti cartelli di narcos che seminano il terrore. Ci chiediamo cosa sta succedendo. È molto strana tutta l’instabilità che si sta creando in tanti Paesi dell’America Latina. Ricorda quello che è accaduto negli anni ’70-’80-’90, con l’appoggio degli Stati Uniti alle dittature e le guerre civili interne. L’impressione – conclude – è che ci sia la volontà di destabilizzare il Paese».

12 gennaio 2024