In Libano 12mila minori sfollati a Ein el-Hilweh
L’allarme lanciato da Save the Children, al culmine di 5 giorni di violenze. La richiesta di una de-escalation, per la protezione di bambini e famiglie e per la ripresa dei servizi
Ci sono anche quasi 12mila bambini tra le 20mila persone costrette a lasciare le loro case durante cinque giorni di violenza nel più grande campo profughi del Libano, quello di Ein el-Hilweh. E in molti di questi piccoli mostrano segni di angoscia e ansia. A lanciare l’allarme è Save the Children, che ha raccolto le testimonianze di diverse famiglie del campo profughi palestinesi, che hanno dichiarato di essere troppo spaventate per lasciare le proprie case, nonostante abbiano solo scorte limitate di cibo e acqua, a causa della minaccia di spari che imperversa da domenica 30 luglio.
Altre famiglie invece sono fuggite dal campo, il più grande dei 12 campi profughi in Libano – che ospita fino a 80mila persone -, e si stanno rifugiando nelle scuole vicine. Anche le famiglie sfollate si trovano ad affrontare condizioni difficili, con molti bambini che vengono temporaneamente separati dai genitori e da chi si prende cura di loro mentre cercano sicurezza. Lo racconta Malak Joudi, addetto alla protezione e all’advocacy, che lavora con il partner di Save the Children Nabaa, un gruppo libanese che sostiene i rifugiati, in una scuola che ospita famiglie sfollate. «Attualmente – riferisce – stiamo sostenendo circa 76 famiglie che sono fuggite da uno scontro a fuoco, più di 300 persone, nelle scuole fuori dal campo. Con risorse limitate, le scuole sono alle prese con il sovraffollamento mentre ci sforziamo di accogliere e prendersi cura di queste famiglie e bambini sfollati. Nonostante le sfide, ci impegniamo a fornire loro cose essenziali di cui hanno bisogno – assicura -, come kit per l’igiene e coperte». E prosegue: «Una famiglia di cui ci prendiamo cura ha una figlia che ha riportato ferite a causa dei violenti scontri nel campo, e la loro figlia più giovane ha assistito all’incidente. Di conseguenza, la figlia più giovane sta vivendo sentimenti di forte angoscia e paura, chiedendo costantemente informazioni sulle condizioni di sua sorella. Stiamo fornendo il supporto necessario per aiutare la ragazza ad affrontare le sue esperienze ed emozioni».
A preoccupare le famiglie sfollate è non sapere dove torneranno e cosa potrebbe essere successo alle loro case durante gli scontri. «Stiamo assistendo all’aumento continuo del numero di bambini e famiglie che stanno vivendo angoscia e incertezza a causa dei continui scontri – riferisce George Jreij, Area Manager di Save the Children -. Molte famiglie sono fuggite dalla violenza senza il tempo di fare i bagagli o prepararsi allo sfollamento. Abbiamo fornito assistenza in denaro alle famiglie colpite dall’escalation delle violenze, per garantire che siano in grado di soddisfare i loro bisogni primari», dichiara. Le famiglie, prosegue, «hanno indicato i pannolini e i materassi come le loro necessità principali in questo momento, così come il supporto psicologico ed emotivo. Abbiamo anche consegnato quasi 200 kit igienici di emergenza e siamo pronti ad aumentare la nostra risposta».
I tentativi di garantire un cessate il fuoco non hanno ancora abbassato la tensione. Proprio per questo l’organizzazione internazionale chiede a tutte le parti di «dare la priorità a una de-escalation delle violenze in modo che i bambini e le loro famiglie possano essere protetti e i servizi, comprese le scuole, possano riprendere in sicurezza».
4 agosto 2023