Incubi e ansia nei bambini palestinesi sfollati in Egitto

L’allarme di Save the Children, che chiede un aumento urgente del sostegno internazionale per affrontarne i bisogni a breve e lungo termine. Oltre 1 milione i piccoli in difficoltà

«I bambini palestinesi fuggiti in Egitto dalla guerra a Gaza sono tormentati dagli orrori che hanno vissuto e combattono contro incubi, rabbia, enuresi notturna e ansia». È l’ennesimo campanello d’allarme suonato da Save the Children, che chiede un incremento sostanziale del sostegno alla salute mentale e al supporto psicosociale.

A parlare sono i numeri. Dall’inizio della guerra a Gaza, lo scorso 7 ottobre, più di 60mila palestinesi, tra cui oltre 5.500 sfollati per motivi sanitari, hanno attraversato il confine con l’Egitto in cerca di rifugio e assistenza medica. Negli ultimi tre mesi l’organizzazione ha ricevuto più di 500 richieste da parte di palestinesi in Egitto per ricevere supporto per la loro salute mentale e sostegno psicosociale. «Quasi il 90% di queste richieste riguardava bambini, con genitori preoccupati che i loro figli fossero ancora agitati da rumori forti, che non riuscissero a dormire o addirittura ad andare in bagno da soli o che si fossero chiusi in se stessi e non mostrassero alcun segno di emozione», riferiscono.

Il rischio è quello dello “shock tossico” prodotto da una esposizione prolungata alla guerra e all’incertezza. «Ma i bambini in aree di conflitto mostrano una notevole resilienza e possono riprendersi con assistenza adeguata come attraverso interventi per la salute mentale e psicosociale (MHPSS), spazi a misura di bambino dove possono giocare e programmi educativi specifici», è la tesi espressa da Save the Children.

Dall’organizzazione raccontano la storia di Waleed, 66 anni, di Gaza, che vive con moglie e cinque dei loro figli al Cairo. I suoi figli hanno perso cugini e altre persone care in guerra e la loro madre dice che chiedevano sempre chi sarebbe stato il primo di loro a morire. «La guerra – afferma Waleed – ha avuto un forte impatto sulla salute mentale dei miei figli. Mentre fuggivano e venivano sfollati, le loro vite erano minacciate, era molto pericoloso e c’erano molti bombardamenti e tutto questo li ha intimoriti e resi ansiosi. Quando sono arrivati in Egitto, erano in pessime condizioni e avevano bisogno di un supporto psicologico e ho cercato di aiutarli. Ma è davvero difficile. Qui in Egitto – prosegue – i bambini per strada giocano con i fuochi d’artificio, e quando i miei figli sentono il rumore, si spaventano e farneticano. Li fa scattare. Ci sono anche i rumori degli aerei e quando li sentono si bloccano».

Heba, 28 anni, in un appartamento al Cairo con il marito e i tre figli – tutti gravemente feriti da un attacco aereo a Gaza -, racconta che il più piccolo, 7 anni, «da quando si è ferito è diventato un bambino che teme qualsiasi rumore o che ha paura del buio e non può stare da solo o andare in bagno da solo». Le due femmine invece «da dopo la guerra, le ragazzine hanno un battito cardiaco più elevato, hanno paura e pensano che la morte sia dietro l’angolo».

Dal 7 maggio, con la chiusura del valico di Rafah con l’Egitto, è impossibile anche l’evacuazione dei pazienti. Al momento sono circa 600 quelli che non sono in grado di muoversi. Tra ottobre 2023 e il 18 maggio ci sono state 12.760 richieste di evacuazione per motivi sanitari, verso l’Egitto e altri Paesi.

Nelle parole di Laila Toema, psicologa e consulente di Save the Children in Egitto per la salute mentale e il supporto psicosociale, «i bambini di Gaza hanno subito danni psicologici inimmaginabili a causa della violenza, gravi lesioni fisiche, inclusa la perdita di parti del corpo oltre alla perdita di membri della famiglia, case e scuole. I più piccoli sono anche torturati dall’incertezza di non sapere dove siano i loro cari a Gaza e cosa accadrà loro. Vivere sotto questo tipo di stress per così tanto tempo – spiega – è sufficiente a distruggere la salute di chiunque, sia fisica che mentale». Nonostante tutto però, «i bambini sono resilienti e sappiamo dall’esperienza in Egitto e in molti altri Paesi nel mondo, che possono riprendersi quando forniamo loro supporto per accedere all’assistenza medica per curare le loro ferite fisiche e aiutarli a riconquistare un senso di stabilità, normalità e sicurezza», prosegue la psicologa.

Proprio per questo, Save the Children chiede un aumento urgente del sostegno internazionale per affrontare i bisogni a breve e lungo termine dei bambini palestinesi sfollati in Egitto, in particolare per quanto riguarda i servizi di salute mentale e di supporto psicosociale. «A Gaza – sono ancora le parole di Toema -, i bambini continuano a essere mutilati e a subire lesioni fisiche, con poche possibilità di cure mediche o terapie e la loro salute mentale è in bilico. Si stima che più di 1 milione di bambini abbiano un disperato bisogno di servizi di salute mentale. Chiediamo un cessate il fuoco immediato per salvare la vita e il futuro dei bambini e delle bambine».

L’organizzazione, da parte sua, è al lavoro accanto alle autorità egiziane per fornire servizi essenziali ai palestinesi sfollati, tra cui assistenza in denaro, sostegno per coprire le spese mediche, supporto alla salute mentale e psicosociale. Sostiene inoltre le autorità sanitarie, le ambulanze e gli ospedali pubblici che ricevono gli sfollati per motivi sanitari da Gaza, fornendo incubatrici per neonati e altre forniture e attrezzature mediche essenziali. Ancora, si sta preparando a formare gli operatori sanitari, che operano in prima linea, sulla risposta alle lesioni pediatriche da esplosione e alle vittime di incidenti.

24 maggio 2024