La Caritas di Roma per la Polonia

Gennaio 1982, l’impegno di fronte ai drammatici avvenimenti nel Paese: l’intervista a monsignor Di Liegro

I drammatici avvenimenti della Polonia non possono non colpire in profondità la coscienza di tutti ed ulteriormente mostrare quanto tutte le visioni unidimensionali dell’uomo – di cui il marxismo reale è l’espressione più tragicamente coerente – siano negatrici dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona. Continuano nel nostro Paese, con diverse accentuazioni, le manifestazioni di solidarietà a livello religioso, civile, politico. Per quanto riguarda la comunità cattolica, la Caritas di Roma ha sollecitamente risposto all’invito rivolto dalla Caritas Italiana a proseguire e intensificare le raccolte di aiuti in favore del popolo polacco. In proposito abbiamo rivolto alcune domande a Mons. Luigi Di Liegro, responsabile della Caritas diocesana.

Mons. Di Liegro, può illustrarci, per grandi linee, il programma Caritas in un’emergenza così tragica?
Il compito istituzionale della Caritas è quello di svolgere una funzione di animazione e di coordinamento all’interno della comunità cristiana (è il punto di riferimento delle comunità parrocchiali e dei gruppi ecclesiali per l’organizzazione dei soccorsi in casi di emergenza), all’interno della città, quindi della convivenza civile. Animazione significa sensibilizzare l’opinione pubblica sul “problema” di un popolo assetato di libertà che sta pagando caro il tentativo di una apertura democratica inconcepibile nei Paesi dell’Est. Credo che, in questo momento, il non dimenticarsi della Polonia sia impegno di primaria importanza. Occorre, andare oltre quei gesti di mero carattere “emozionale” – dettati talvolta dall’esigenza di tranquillizzare la nostra coscienza – ricercando, invece, concrete e, per quanto possibile, durevoli forme di solidarietà che portino il popolo polacco ad accorgersi, in un’emergenza così tragica e difficile, di non essere solo ma «seguito» nelle sue vicende e sostenuto anche e soprattutto nelle sue rivendicazioni di giustizia e di libertà. La Caritas diocesana, cui si è associato il Comitato Amici della Polonia, ha indetto una raccolta di denaro per l’acquisto di generi alimentari e medicinali con i quali sopperire alle più urgenti necessità delle famiglie polacche più povere. Già 98 tonnellate di zucchero sono partite in questi giorni e hanno raggiunto Katowice e Varsavia. L’episcopato polacco, attraverso la Caritas locale, ha provveduto alla distribuzione capillare, di quanto abbiamo inviato, privilegiando i più bisognosi ed emarginati di quattro diocesi.

Monsignore, oltre che di aiuti materiali senz’altro necessari, non le sembra che il popolo polacco abbia bisogno della nostra carità intellettuale in tutte le forme possibili e del nostro sostegno morale e politico? E ancora, cosa fare per quanti chiedono ospitalità nel nostro Paese?
Certo, non dobbiamo manifestare il solo impegno di carattere materiale. Nostro dovere è continuare a parlare dei “fatti” della Polonia. Poiché noi possiamo parlare dobbiamo farlo ad alta voce. Sarebbe, infatti, una disonestà intellettuale e un atteggiamento ipocrita l’affermare che quanto sta avvenendo in Polonia costituisce una questione puramente interna e specificatamente polacca. Sono in gioco i valori preliminari, «essenziali» della «dignità dell’uomo», del«lavoro umano», del «diritto della nazione all’autodeterminazione», come ha detto Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai suoi connazionali durante le festività natalizie. I valori che sono così combattuti e per i quali il popolo polacco si sta battendo, in un momento drammatico della sua storia, sono valori comuni ad ogni uomo, e devono trovare espressione in ogni cultura e ordinamento giuridico. Per quanti sono usciti dalla Polonia e chiedono asilo politico in Italia – già centinaia di profughi si sono messi in contatto con le autorità competenti – bisogna animare le famiglie e rendersi disponibile per l’ospitalità. Roma già sta manifestando solidarietà verso parecchi profughi dai paesi in via di sviluppo oppure oppressi dalla violenza del terrorismo politico.

Mons. Di Liegro, un’ultima domanda: a chi ci si deve rivolgere e con quali modi possiamo manifestare la nostra concreta solidarietà con il popolo polacco?
Per qualsiasi forma di disponibilità ci si può rivolgere alla Caritas di Roma il cui recapito è: piazza S. Giovanni in Laterano, 6 (tel. 6986424 – 6982425). Ricordo che per ragioni organizzative e normative non è possibile accettare viveri alla spicciolata ma solo danaro con il quale verranno acquistati i generi più urgenti richiesti che potranno entrare in Polonia soltanto se accompagnati da certificazioni di carattere igienico. Oltre all’accoglienza dei profughi, ogni famiglia di Roma, nella misura del possibile, dovrebbe sentirsi vicina a una famiglia polacca, soprattutto alle famiglie dei malati, anziani, di quanti più soffrono. Questa sorta di gemellaggio potrebbe consistere nell’intrattenere, quando sarà attuabile, un rapporto epistolare con queste famiglie. Ecco alcuni gesti significativi per esprimere concretamente la nostra solidarietà e per attenuare l’isolamento del popolo polacco. (Paolo Brocato)

17 gennaio 1982