La Parola di Dio, «antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita»

Nella basilica di San Pietro la II Domenica della Parola, con l'omelia di Francesco - bloccato dalla sciatalgia - letta dall'arcivescovo Fisichella. Il dono della Bibbia al calciatore della Roma Pellegrini e a due catechisti, due neo cresimati, una studentessa del Biblico, un seminarista, un infettivologo

La Bibbia è la «lettera d’amore» scritta da Dio ai suoi figli i quali dovrebbero ogni giorno spegnere per qualche ora la televisione e il cellulare per dedicarsi alla meditazione delle Sacre Scritture, magari iniziando dal Vangelo di Marco, proclamato in quest’anno liturgico. Solo cibandosi della Parola di «consolazione» e di «conversione» sarà possibile avvertire la vicinanza di Dio e al contempo tendere la mano al prossimo. Solo l’ascolto attento indicherà al cristiano la strada per «seminare speranza attraverso la vicinanza». Partendo dalle periferie, come fece Gesù che iniziò a predicare nei villaggi della Galilea. È questo il fulcro dell’omelia preparata da Papa Francesco per la Messa della seconda edizione della Domenica della Parola di Dio celebrata ieri, 24 gennaio, all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro. Il testo è stato letto dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione l’arcivescovo Rino Fisichella, che ha presieduto la liturgia al posto di Bergoglio, nuovamente bloccato a causa del ripresentarsi della sciatalgia che lo aveva già colpito a Capodanno.

Istituita il 30 settembre 2019 con la lettera apostolica in forma di motu proprio “Aperuit illis” e fissata per la III domenica del tempo ordinario, la Domenica della Parola di Dio – il cui tema quest’anno è stato “Tenete alta la Parola di Vita!” – vuole far crescere «la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture». Per questo il Papa nell’omilia ha invitato a portare la Bibbia sempre con sé, «in tasca o nel telefono», riservandole un posto degno nelle proprie abitazioni. Ha esortato a leggerne un passo quotidianamente, cosicché tra tante chiacchiere vane «giunga al cuore qualche versetto della Parola di Dio».

All’ambone per proclamare le letture si sono alternati l’attore Pierfrancesco Favino, il giornalista Rai Stefano Ziantoni, una ragazza non vedente che ha letto in braille la lettera di San Paolo ai Corinzi. A quest’ultima, al termine della liturgia, è stato consegnato il Vangelo di Marco in braille mentre alcune copie di un’edizione particolare della Bibbia, realizzata per l’occasione, sono state donate al calciatore della Roma Lorenzo Pellegrini con la famiglia; a una studentessa dell’Istituto Biblico che si specializza in Scienze bibliche, originaria del Pakistan; a due catechisti delle parrocchie romane San Giovanni Maria Vianney e San Domenico di Guzman; a due giovani neo-cresimati della parrocchia San Luca Evangelista al Prenestino; a un seminarista dal Sud Sudan che si sta preparando a ricevere il ministero del lettorato; a Massimo Andreoni, docente medico specialista in infettivologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Tutti sono poi stati ricevuti dal Papa a Casa Santa Marta.

Nella basilica vaticana semideserta a causa dell’emergenza sanitaria risuonano forti le parole di Francesco, per il quale la Parola di Dio «non è lontana ma è vicina al cuore di ognuno. È l’antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita. Il Signore, infatti, attraverso la sua Parola con-sola, cioè sta con chi è solo». Compito del cristiano “misericordiato” è proprio quello di «annunciare che Dio si è avvicinato a ogni uomo». Chi fa l’esperienza dell’incontro con Cristo vivo e di conseguenza fa propri gli insegnamenti delle Scritture «riceve dei salutari ribaltamenti esistenziali – avverte il vescovo di Roma -. Scopre che la vita non è il tempo per guardarsi dagli altri e proteggere se stessi ma l’occasione per andare incontro agli altri nel nome del Dio vicino».

Prossimità che deve cominciare dalla periferia, seguendo l’esempio di Cristo che iniziò il suo ministero «dal luogo più lontano dalla purezza religiosa di Gerusalemme». Una decisione che ancora oggi vuole rimarcare che «nessuno è ai margini del cuore di Dio – ha detto Francesco nell’omelia pronunciata da Fisichella -. Tutti possono ricevere la sua Parola e incontrarlo di persona. Gesù parla di Dio nel cuore della società, a tutti, lì dove sono. E non parla in orari e tempi stabiliti. Si rivolge alle persone nei luoghi e nei momenti più ordinari. Ecco la forza universale della Parola di Dio, che raggiunge tutti e ogni ambito di vita». La Parola di Dio, ha concluso il Papa, ha anche «una forza particolare, incide su ciascuno in modo diretto, personale» perché il Signore «vuole farci cambiare rotta affinché smettiamo di vivacchiare e prendiamo il largo dietro a Lui».

25 gennaio 2021