L’appello delle associazioni per una Repubblica «libera dalle armi nucleari»

Alla vigilia dell’anniversario dell’entrata in vigore del Trattato Onu, Ac, Acli, Papa Giovanni XXIII, Focolari e Pax Christi tornano a chiederne la ratifica all’Italia

«Abbiamo bisogno di giustizia sociale, non di atomiche». Ci sono queste parole di don Primo Mazzolari in apertura del comunicato con cui Azione cattolica, Acli, “Papa Giovanni XXIII”, Movimento dei Focolari e Pax Christi prendono posizione, a pochi giorni dal primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari. In calce, le firme dei rispettivi presidenti: Giuseppe Notarstefano, Emiliano Mandrefonia, Giovanni Paolo Ramonda, Cristiana Formosa e Gabriele Bardo – r​​​Responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia – e Giovanni Ricchiuti.

Sul tavolo, anzitutto, il tema del rapporto tra investimenti pubblici nell’educazione e fondi destinati agli armamenti, di cui lo stesso Papa Francesco auspica «un’inversione», come scrive nel messaggio per la Giornata mondiale della pace appena celebrata, il 1° gennaio scorso. «Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e di conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale», le parole del pontefice. Francesco evidenzia quindi come «negli ultimi anni sia sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione mentre le spese militari sono aumentate, superando il livello registrato al termine della guerra fredda e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante».

Una voce, la sua, alla quale nei giorni scorsi sono uniti oltre 50 scienziati e premi Nobel, ricordano i presidenti delle associazioni, «che hanno lanciato la campagna per il “Dividendo della pace”. Una “semplice proposta per l’umanità”, l’hanno definita gli studiosi, tra cui figurano, oltre agli organizzatori Carlo Rovelli e Matteo Smerlak, Carlo Rubbia, Giorgio Parisi, Roger Penrose, Steven Chu, mentre il Dalai Lama ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa». In concreto, gli scienziati chiedono ai governi degli Stati Onu di «avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni», liberando quindi «enormi risorse» – il “Dividendo della pace”, appunto -, immediatamente disponibili: una cifra che potrebbe essere pari a «mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030», è la stima degli scienziati.

Si muove in questa direzione anche l’appello sottoscritto già lo scorso anno da 44 presidenti nazionali di movimenti e associazioni del mondo cattolico italiano: “Per una repubblica libera dalle armi nucleari”. Una richiesta indirizzata al Parlamento italiano affinché ratificasse il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, nell’ottica di una netta riduzione delle spese militari e nel contrasto alla logica della deterrenza nucleare. «Un appello che è purtroppo rimasto inascoltato», chiosano i firmatari del documento, ricordando anche il messaggio congiunto delle cinque «potenze atomiche ufficiali» – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina – al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il 4 gennaio scorso. Nel testo, riferiscono, «hanno riconosciuto che le armi nucleari rappresentano una grave minaccia per tutta l’Umanità e che “non c’è modo di vincere una guerra nucleare” che per questo “non deve mai essere combattuta”. Anche se tale dichiarazione non rappresenta alcuna apertura al bando definitivo degli ordigni atomici – è il commento -, tuttavia è il segno di una presa di coscienza della pericolosità dell’attuale quadro strategico basato sulle armi nucleari».

A pochi giorni dal primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, nel «pieno sostegno» alla campagna “Italia Ripensaci”, che ha visto una forte mobilitazione della società civile, «intendiamo rinnovare il nostro appello affinché anche il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu, unendosi così agli oltre 50 altri Stati che l’hanno già fatto – scrivono i presidenti delle associazioni -. Chiediamo che il governo del nostro Paese sia presente, almeno in qualità di osservatore, alla Conferenza di Vienna del prossimo mese di marzo 2022, che riunirà tutti i Paesi che hanno ratificato il Trattato Onu». Quindi, la proposta di ritrovarsi in una Giornata di confronto fra tutte le realtà del mondo cattolico che hanno sottoscritto il documento “Per una repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari”, il prossimo 26 febbraio. «Un momento di riflessione, approfondimento teologico, discernimento e accorato rilancio dell’appello che ci ha visti insieme lo scorso anno», lo definiscono, con programma e modalità che «verranno in seguito comunicate anche in considerazione della diffusione della pandemia».

14 gennaio 2022