Marco Masini: «Il Covid non deve spegnere la musica»

Intervista al cantautore fiorentino in tour per celebrare i 30 anni di carriera, nonostante la pandemia. Il 17 gennaio il concerto all’Auditorium Parco della Musica

Quanti, come la sottoscritta, sono stati adolescenti negli anni ’90 hanno sicuramente ritrovato un po’ di sé nelle canzoni di Marco Masini, che, fin dagli esordi, è riuscito a mettere in musica disagi e problemi giovanili. Lui, dal canto suo, non ha mai fatto mistero dei suoi di malesseri, dovuti alle infondate accuse di essere pessimista e portatore di sventura iniziate all’apice della sua carriera. Ma la ripetuta lontananza dalle scene, in questi 30 anni suonati – è il caso di dire – tra alti e bassi, non ha minato l’affetto del pubblico, come dimostrano molte date andate esaurite del tour iniziato appena la pandemia lo ha concesso, per festeggiare proprio l’anniversario tondo. Dopo il concerto-evento all’arena di Verona dello scorso settembre, insieme a tanti colleghi come Giuliano Sangiorgi, Ermal Meta, Umberto Tozzi, Nek, Francesco Renga, Luca Carboni, Fabrizio Moro, Red Canzian, Virginio, Ambra, Annalisa, Bianca Atzei, Giusy Ferreri e così via e una serie di date in giro per l’Italia, farà tappa anche a Roma lunedì prossimo, 17 gennaio, all’Auditorium Parco della Musica.

Tra i suoi successi ricordiamo “Disperato”, che lo ha lanciato al grande pubblico nel 1990; “Perché lo fai”, 3° al Festival di Sanremo nel 1991, singolo più venduto in assoluto in Italia e in Francia nello stesso anno; “Malinconoia” neologismo che divenne di uso comune, oltre che brano diffuso in tutta Europa; i titoli con le parolacce “Vaffanculo” e “Bella stronza” e le canzoni d’amore come “T’innamorerari” e “Ci vorrebbe il mare”. I decenni successivi sono stanti meno fortunati, fatta eccezione con “L’uomo volante”, con cui torna sulle scene nel 2004, e con “Spostato di un secondo”, brano con cui ha partecipato al Festival di Sanremo – dove è stato in gara otto volte – nel 2017, contenuto nell’omonimo album che si piazza tra i 50 più venduti di quell’anno. Lontani i numeri degli esordi, negli ultimi anni Masini è diventato protagonista in tv, in veste di giudice e coach per i programmi “Sanremo young” e “Ora o mai più” su Rai 1, portando alla vittoria le 2 concorrenti. Lo abbiamo raggiunto al telefono mentre è nella sua Firenze, in pausa dal tour, avvertendo nella sua voce un ottimismo conquistato sul campo ma anche un velo di preoccupazione per l’attuale situazione pandemica.

Trenta anni di carriera più due, ormai, e periodi per niente facili, complice la pandemia. Qual è il tuo bilancio?
Non mi piace fare bilanci. Il bilancio ti distrae, implica un pit stop, ti devi fermare e guardare indietro. Invece ho sempre creduto che il nostro obiettivo è quello di migliorarci, di sapere cercare sempre negli angoli emozioni nuove da condividere. Meglio guardare avanti e mantenere l’adrenalina alta, soprattutto perché per quelli del ’64 è difficile correre contro i ragazzini.

Nel 1990 eri “Disperato”, adesso come stai?
Ora siamo tutti disperati, purtroppo. Certo, a 57 anni non ho più quella disperazione, ma certi argomenti che ho trattato nelle prime canzoni sono ancora attuali.

Infatti spesso hai portato nelle tue canzoni dei temi forti, rappresentando i disagi di una generazione. Che ne pensi dei testi che vanno per la maggiore oggi?
Ci sono sempre stati testi belli e testi brutti. Piuttosto c’è da riflettere sul modo in cui si ascolta la musica. Prima la gente doveva uscire di casa e andarsi a comprare un cd: una scelta ragionata, che presumeva già un’ammirazione di base per questo o quel cantante. Adesso la musica è gratuita, si ascolta tutto e non ci si affeziona a niente. Con la Trap il canto è diventato poco importante, fa tutto l’auto tune.

Cosa ha contribuito a farti maturare in questi anni?
La vita mi ha fatto maturare, la perdita dei genitori, la consapevolezza che senza una famiglia tua rischi di rimanere solo con la tua musica. Oggi rimpiango di non avere un figlio con cui confrontarmi.

Arriviamo ai concerti, ti aspettavi il sold out anche a Roma?
Mah, sai, ho venduto tutti i biglietti ma mi aspetto come già capitato in altre date che ci siano delle defezioni a causa del virus. Bisogna premiare questo pubblico che venendo ai concerti cerca di sentirsi vivo attraverso la musica. La musica resta un potente mezzo di distrazione ma oggi il rischio è di lasciarsi sopraffare dalla paura e perdere gli stimoli.

Prima parlavamo dei cambiamenti nel modo di ascoltare la musica; ora che il Covid con le sue varianti, ancora non dà tregua, potrebbe cambiare anche il modo di esibirsi. Che ne pensi?
Tutte le iniziative on line possono essere complementari ma il pubblico serve! Certo, per chi è lontano o non può partecipare va bene anche vedersi un concerto su uno schermo, ma è come le partite di calcio che ti vedi in tv: un’altra cosa rispetto a essere allo stadio.

14 gennaio 2022