Lavoro minorile: nel 2022 tre morti sul lavoro e 17.531 denunce
L’Agia pubblica l’indagine su formazione e sicurezza. Garlatti: «Ancora disparità tra il Nord e il Sud del Paese». Sono 140mila i ragazzi che non studiano né lavorano
Nel 2022 i minorenni occupati a tempo indeterminato, che hanno assolto l’obbligo scolastico, sono stati 4.253 mentre con contratto a termine circa 42 mila, nella gran parte dei casi studenti che hanno occupazioni saltuarie per assicurarsi un reddito minimo. Sono stati invece circa 7.800 gli apprendisti e 1 milione gli studenti in alternanza scuola lavoro iscritti alla scuola secondaria superiore o all’Istruzione e formazione professionale (Iefp) impegnati in attività di Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), stage e tirocini. Sono questi i dati che emergono dall’indagine nazionale “Il lavoro regolare minorile tra formazione e sicurezza”, realizzata dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza nell’ambito del progetto Formazione sicura in età adolescenziale (Fase), promosso in collaborazione con l’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali (Iprs) e la Fondazione Censis.
I numeri della ricerca sono frutto di una ricognizione dei dati esistenti in relazione ai minorenni lavoratori e al risultato dell’ascolto dei principali interlocutori in materia attivi in 11 regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Due gli aspetti fondamentali: «Da un lato il rispetto delle misure di prevenzione e protezione che assicurano la sicurezza del minorenne, dall’altro la verifica che l’attività lavorativa mantenga una dimensione prevalentemente formativa per scongiurare il rischio che venga considerato formazione il solo fatto di lavorare. Rispetto ai risultati emersi possiamo essere cautamente ottimisti, sebbene esistano delle criticità che vanno tenute presenti», spiega l’Autorità garante Carla Garlatti.
Lo studio rivela che i datori di lavoro prestano un’attenzione particolare al tema della sicurezza, incentivando la formazione sui rischi e all’uso dei dispositivi di protezione. Allo stesso modo si segnala anche il tentativo di ridurre le ore di presenza in azienda dei lavoratori minorenni in formazione professionale. Nello specifico, secondo i dati resi noti dall’Inail nel 2022 sono state registrate 17.531 denunce per infortuni di minorenni: di queste, 14.867 hanno riguardato studenti (641 dei quali impegnati in alternanza scuola-lavoro) e 2.664 lavoratori (tra cui 285 allievi di corsi di formazione professionale). In tre casi gli infortuni hanno avuto un esito mortale. «Si evidenzia la necessità – segnalano dall’ente – di realizzare una mappatura e un’analisi degli infortuni differenziata per i diversi contesti lavorativi, anche al fine di comprendere meglio i rischi corsi dai minorenni che lavorano saltuariamente (ad esempio in estate) fuori dei circuiti della formazione professionale».
Il rispetto della tutela del diritto-dovere alla formazione dei minorenni risente ancora di forti differenze territoriali. Oltre il 60% dell’offerta formativa, infatti, si concentra nel Settentrione, con la conseguente difficoltà per i minorenni che vivono al Sud, di accedere ai percorsi di istruzione e formazione professionale: nel Nord-Ovest il 17,2% dei 15-17enni è iscritto alla Iefp, nel Nord-Est lo è il 15,9%, al Centro l’8,9% e al Sud e Isole il 4,9%. «A fronte di regioni, soprattutto del Nord, che organizzano un numero di corsi di istruzione e formazione professionale più che adeguato alla richiesta, ci sono territori nei quali la formazione è gravemente insufficiente», commenta Garlatti, richiamando l’attenzione sulla necessità di «mettere in atto correttivi che assicurino in tutto il territorio nazionale standard minimi uniformi dell’offerta formativa gestita dalle regioni, oltre a una formazione completa al pari di quella offerta dallo Stato con licei e istituti tecnici e professionali».
In relazione all’offerta formativa, lo studio evidenzia il fenomeno dei Neet, i ragazzi che non studiando né lavorando, che oggi in Italia sono circa 140mila minorenni tra i 15 e i 17 anni e che «rischiano di rimanere esclusi da qualsiasi opportunità di socializzazione, formazione e lavoro e di precipitare in una condizione di esclusione e povertà immateriale da cui è difficile riprendersi». Il 43,2% di essi vive al Sud e nelle isole, il 28,5% risiede nel Nord-Ovest, il 14,2% nel Nord-Est e il 14% al Centro. «Le forti differenze territoriali che si registrano, anche rispetto alla quota di ragazzi che non studiano e non lavorano, rappresentano un’ulteriore spinta a investire sin da subito sul miglioramento degli standard qualitativi dell’offerta formativa e sul superamento delle disparità che ancora si registrano tra il Nord e il Sud del Paese», conclude Garlatti.
13 dicembre 2023