L’Azione cattolica: chiamati a «osare davanti alle sfide della realtà»

Il campo diocesano concluso insieme al vicegerente Baldo Reina: «Il tempo del coraggio e del confronto schietto, per leggere l’oggi in maniera evangelica»

Sottolineando la necessità di agire in modo nuovo e creativo come associazione laicale, perché «siamo in un cambiamento d’epoca» che richiede «di osare davanti alle sfide» che la realtà pone, il vicegerente Baldo Reina ha incoraggiato ieri pomeriggio, 24 settembre, gli oltre 200 associati dell’Azione cattolica diocesana che da venerdì, 22 settembre hanno vissuto l’esperienza del campo diocesano a Bassano Romano. «Rischiamo di adattare le cose che sappiamo fare – ha detto il presule – ma serve invece un cambio di paradigma e penso che l’Azione cattolica abbia strutturalmente la capacità di osare. E chi osa sa anche rischiare con il coraggio di chi fa scelte davvero nuove», perché «non dobbiamo rattoppare una storia ma cucire un vestito nuovo». Per Reina, che ha dialogato con i presenti rispondendo alle domande e alle suggestioni proposte a seguito di tre testimonianze atte a mettere in luce le tre caratteristiche dell’Ac – l’intergenerazionalità, la spiritualità laicale e la missionarietà -, è dunque «il tempo del coraggio e del confronto schietto» per avere «occhi nuovi capaci di leggere le sfide in maniera evangelica».

Interrogato su come la Chiesa di Roma abbia bisogno dell’associazione, il vescovo ha usato l’immagine del «lievito rispetto alla farina» sostenendo che «il contributo forte che l’Ac può dare è quello del senso di appartenenza ecclesiale che oggi manca e che serve ricucire all’interno delle parrocchie, mostrando il volto di una Chiesa comunionale»; è dunque nel «fare cose belle e con gioia» che Reina intravede i germi del «contagio», senza la «preoccupazione dei grandi numeri, nella consapevolezza che la nostra storia di cristiani inizia da un piccolo gruppo». Più di tutto, il vicegerente riconosce la necessità di «creare un’accoglienza dell’umano con tutte le sue esigenze», abbozzando anche l’idea di «costruire spazi sacri più piccoli non perché non crediamo al sacro ma come spinta a sacralizzare il territorio» perché se manca questa apertura «parliamo un altro linguaggio» mentre «Dio si è fatto carne per farsi capire, sposando la carne dell’uomo».

A questa chiamata a essere laici nel mondo «con la spina dorsale diritta e liberi interiormente», gli associati dell’Azione cattolica hanno di fatto risposto con l’impegno preso nei tre giorni di campo diocesano, «inizio del cammino associativo, che si pone nel solco del percorso assembleare che proseguirà a livello diocesano a febbraio e nazionale a maggio», ponendo in evidenza «l’idea di un’unica associazione che ha vissuto e riflettuto all’insegna del tema della cura del prossimo, primariamente, oltre che del vincolo associativo stesso», come sottolinea il presidente diocesano Marco Di Tommasi. Nel concreto, in questo nuovo anno associativo «la novità sarà quella di vivere l’esperienza di Ac incarnandoci di più nei territori – spiega don Eugenio Bruno, assistente diocesano dei Giovani di Ac e assistente unitario  -, calibrando la proposta sulle esigenze specifiche dei territori e facendo rete con tante altre belle realtà ecclesiali e non, in vista di un bene comune sempre più inclusivo».

In questa direzione hanno lavorato nella tre giorni i diversi settori: per i giovani, i giovanissimi, gli educatori giovani e Acr, chiamati ad accendere stelle, il tema guida è stato proprio “A sky full of stars”. Ad aiutarli a tenere accesi i propri sogni, senza i quali il cielo non brilla, oltre ai momenti di spiritualità anche le testimonianze: la prima, quella di Massimiliano De Foglio, presidente Ac di Avezzano, che ha trattato da un punto di vista educativo di «come si accendono le stelle nei giovani» e di «che tipo di adulti cercano i più giovani come riferimento», come sintetizza Agnese Palmucci, vicepresidente per il settore Giovani. Ancora, la testimonianza di un’esperienza: «Due giovani della cooperativa sociale “La Paranza” di Napoli – sono ancora le parole della referente diocesana – ci hanno raccontato di come hanno riqualificato il quartiere Sanità valorizzando il patrimonio artistico e culturale delle catacombe e di come altri hanno acceso in loro alcuni talenti». Per gli adulti, che tra le altre attività hanno ricordato «David Sassoli come uomo e cittadino europeo che fino alla fine ha testimoniato la sua fede servendo le istituzioni per occuparsi del bene di tutti perché nessuno sia escluso», illustra Chiara Sancin, segretario diocesano dell’Ac, si tratta ora di continuare «nell’atteggiamento di cura entrando nel vivo delle relazioni e dei luoghi», auspica Nunzia Mattiello, vicepresidente degli Adulti. Infine i più piccoli, i bambini dell’Acr, che quest’anno vivranno «l’ambientazione della riserva naturale, tenendo gli occhi ben aperti per prendersi cura della casa comune che ci è stata affidata», conclude la responsabile Marilena Pintagro.

25 settembre 2023