Le sfide della modernità alla luce del pensiero di don Bosco
Un libro-intervista al rettor maggiore dei Salesiani don Artime, nel bicentenario della nascita del fondatore. La parola più citata: “giovani”
Un libro-intervista al rettor maggiore dei Salesiani don Artime, nel bicentenario della nascita del fondatore. La parola più citata: “giovani”
Immigrazione, nuove tecnologie, politica internazionale, economia, sviluppo e sottosviluppo, parità tra uomini e donne, fondamentalismo religioso. Cosa farebbe oggi don Bosco? Dal confronto del suo pensiero con queste e altre realtà complesse del XXI secolo ha origine la riflessione contenuta nei 12 capitoli di “Don Bosco oggi”, il libro-intervista scritto dal rettor maggiore dei Salesiani don Ángel Fernández Artime con il giornalista Ángel Expósito e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana nel bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco. Uno strumento voluto per far conoscere la figura di don Bosco, il suo carisma e la sua opera diffusi in 132 Paesi di tutti i continenti, che sarà presentato il 24 aprile alle 11 nell’Aula magna dell’Augustinianum, in via Paolo VI 25. Coordinati dal caporedattore vaticanista del Tg2 Enzo Romeo, interverranno insieme agli autori il sottosegretario del ministero del Lavoro e delle politiche sociali Luigi Bobba e Roberto Rusconi, docente di Storia del cristianesimo a Roma Tre.
«La parola “giovani” è la più citata in questo libro e il decimo successore di don Bosco ha per i giovani lo stesso cuore di padre, maestro e amico del Fondatore», si legge nella prefazione a cura del cardinale salesiano Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa. I libro, osserva il porporato, «è scritto con lo sguardo posto sui giovani. E nei giovani c’è il futuro dell’Opera di don Bosco». Ogni capitolo ha inizio con una serie di domande al rettor maggiore, cui segue una scheda di approfondimento realizzata da un esperto. I temi trattati vanno dalla vita di don Bosco alla nascita dell’oratorio di Valdocco in quella che era la periferia di Torino nel XIX secolo; dalla formazione artigianale a Valdocco, per dare una risposta alle esigenze dei giovani poveri e in pericolo, alla figura di Mamma Margherita e al sistema preventivo, basato sui tre pilastri della ragione, della religione e dell’amorevolezza. Ancora, dal sogno missionario di don Bosco al ruolo dei laici; dalle esperienze di comunicatore del santo torinese al suo rapporto con i giovani più bisognosi.
«Per me, e per noi salesiani, sono importanti tutte le situazioni e gli spazi in cui si incontrano i giovani e, come ha fatto don Bosco nel suo tempo, dobbiamo impegnarci ad essere sempre presenti lì dove i giovani si trovano», si legge in uno dei passaggi dell’intervista. Don Artime mette a fuoco i pilastri della pedagogia salesiana, «basata sull’incontro personale», e la priorità dell’«educare ed educare bene», attraverso «una formazione che abbraccia tutti i giovani, che li renda forti e robusti, allegri nel tempo e nell’eternità». Con il rinnovarsi di un compito: l’opzione preferenziale per i giovani, così come fu per don Bosco, e tra di loro soprattutto per i più poveri e svantaggiati. E un’ammissione: «Abbiamo ancora da lavorare perché il mondo sia un luogo di felicità per quanti lo vivono».
Oltre che in italiano, il libro viene pubblicato da diversi editori in diverse lingue del mondo. Ad arricchirlo, due inserti fotografici: uno riunisce immagini d’epoca di don Bosco, dei suoi luoghi e della Torino del suo tempo; l’altro mostra la realtà salesiana oggi, in varie parti d’Italia e del mondo.
16 aprile 2015