L’esarca di Odessa ai vescovi della Cei: «Continuate a sostenerci»

Il presule ha portato all’Assemblea generale la testimonianza della Chiesa greco-cattolica ucraina: «L’Ucraina resiste per la sua indipendenza e il diritto all’esistenza»

«Continuare a sostenere l’Ucraina, dire la verità sulla guerra in Ucraina, schierarvi coraggiosamente oggi in difesa di coloro che soffrono, che vengono uccisi e a cui viene negato il diritto all’esistenza». È la richiesta affidata ai vescovi della Cei, riuniti nella 79ª Assemblea generale, dal vescovo Mykhaylo Bubniy, esarca di Odessa. Portando la testimonianza della Chiesa greco-cattolica ucraina, il presule ha affermato che il Paese e i suoi cittadini sono «infinitamente grati all’intera comunità internazionale», incluso lo Stato italiano e l’episcopato italiano, per il sostegno ricevuto.

L’Ucraina, ha detto, «sta lottando, per il terzo anno, per la propria indipendenza a caro prezzo e a costo di migliaia di suoi cittadini caduti sul campo di battaglia o uccisi innocentemente. Resiste per la sua indipendenza e il diritto all’esistenza come Stato sovrano, con la propria lingua, tradizione e patrimonio culturale, tutelando al contempo i valori e i principi democratici europei nell’Europa orientale».

Di contro, Bubnyi ha messo in luce «le conseguenze nefaste» della cosiddetta «dottrina del mondo russo, toccata con mano da quanti, come il cardinale Matteo Zuppi, hanno viaggiato in Ucraina per portare aiuti». A conferma, ha raccontato che «nei territori occupati dalla Russia, la prima azione che è stata intrapresa è stata vietare qualsiasi simbolo e l’uso della lingua ucraina», bandendo tutte le confessioni ucraine e persino proibendo le attività di Caritas Ucraina e dei Cavalieri di Colombo.

Si ripete, insomma, quanto successo con l’annessione della Crimea nel 2014, dove due delle sei chiese dell’esarcato di Odessa sono state annesse, mentre le altre quattro sono chiuse. Nelle zone vicino al fronte dell’Ucraina non occupata «ognuna delle parrocchie si è trasformata in un centro umanitario per gli sfollati interni». In più, ancora oggi, ha ricordato l’esarca, «due dei nostri sacerdoti della Congregazione redentorista, che hanno prestato servizio nella città di Berdyansk, sono prigionieri in Russia da quasi due anni». Nelle sue parole, la gratitudine a Francesco e alla Santa Sede per tutto ciò che è stato fatto per la loro liberazione.

22 maggio 2024