Mastroianni, l’omaggio di Chiara

In sala dal 23 maggio “Marcello mio”, dedicato dalla figlia all’attore ciociaro nato a Isola Liri (Frosinone) il 24 settembre 1924. Le prove di una moderna “Victor Victoria”

In questo periodo in cui il cinema italiano ha celebrato molti anniversari, era difficile trascurare quello (certo non secondario) di Marcello Mastroianni. L’attore ciociaro nasce infatti a Isola Liri (Frosinone) il 24 settembre 1924. Tra i tanti modi per celebrarlo, il più originale appare quello scelto dalla figlia Chiara nel film Marcello mio in sala dal 23 maggio.

È un film difficile da definire: infatti all’inizio, appena il tempo di accennare una canzone, ed ecco che Chiara rompe gli indugi: assume abiti maschili e diventa “suo padre” Marcello. Allora diciamolo subito: Chiara Francoise Charlotte Mastroianni, nata a Parigi il 28 maggio 1972, è figlia di Marcello Mastroianni e di Catherine Deneuve, l’uno e l’altra definirli semplicemente attore e attrice appare quantomeno riduttivo. La coppia ha incarnato a lungo l’idea di un cinema che ogni volta che si poneva davanti alla macchina da presa era in grado di scardinare il diagramma della finzione filmica per lasciare spazio agli altri sé stessi che abitavano lo spazio della pellicola.

Con questo presupposto di partenza è credibile che non esista giornalista francese che non abbia chiesto a Chiara di parlargli di suo padre o di sua madre. E qui Chiara è quasi obbligata alla risposta che la fa inevitabilmente essere “figlia di…”. Situazione non semplice perché nell’arco dei suoi cento film Mastroianni ha vestito abiti che hanno finito per far prevalere l’idea del “maschio latino”, dell’uomo dalla tempra forte ma dal carattere talvolta ruvido e introverso. Con punte che finivano col ribaltare caratteri e giudizi.

Ci sono alcuni passaggi impossibili da ignorare (e Chiara non lo fa). Cosi ecco lo spot pubblicitario in cui incarna Anita Ekberg e invita nella fontana il fantasma di suo padre, e subito dopo aver fatto dire alla madre “Ti vorrei più Mastroianni che Deneuve”, Chiara opera uno strappo e infila una giacca di Marcello per dare vita a una fantasia onirica fatta di una struggente cinefilia. Quella giacca serve a Chiara per motivare il passaggio determinante del film: far dimenticare che lei è “donna” e deve regalare anima e corpo a un uomo.

Un salto che Marcello ha provato più volte e in film importanti: Il Bell’Antonio, Una giornata particolare, La città delle donne (sul lato serio), Niente di grave suo marito è incinto (su quello ironico/brillante). Ma a forza di andare su e giù per una filmografia troppo vasta e intrattabile, Chiara cade in una (forse inevitabile) crisi d’identità. Cosi mentre Chiara che fa le prove di una moderna “Victor Victoria” (il famoso film sul travestimento di Blake Edwards), spunta il terzo incomodo, il regista del film, quel Christophe Honorè, che alla fine mette tutti in riga. E ogni ruolo recupera il proprio posto. In fin dei conti l’omaggio di Chiara al padre è più sincero di quello che sembrava. E il film ha una sua precisa motivazione.

19 giugno 2024