A Sant’Ireneo musulmani e cattolici pregano Maria

Nella parrocchia di Centocelle è intervenuto l’imam Mohamed Ben Mohamed: «Insieme possiamo portare la gente a Dio». Il parroco Occhipinti: «Diciamo no alla violenza»

Si prega in arabo. Brani presi dalla sura 3, 12 e 19, in cui si parla di Maria definita «purificata ed eletta tra tutte le donne del mondo». Una serata particolare nella parrocchia di Sant’Ireneo, a Centocelle, un quartiere dove popoli, culture e religioni convivono da anni. Arabo e italiano, cattolici e musulmani. Insieme. Sotto lo sguardo della Madonna pellegrina, che in occasione del centenario delle apparizioni mariane ai tre pastorelli di Fatima si trova, dal 12 al 19 novembre, nella parrocchia della periferia est della Capitale.

A chiudere le iniziative la Messa domenica 19 celebrata da monsignor Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma. Una periferia che diventa centro del dialogo. Un dialogo fatto di gesti semplici. «Insieme possiamo portare la gente a Dio», dice il parroco don Concetto Occhipinti. Parole che fanno eco a quelle dell’Imam della moschea di Centocelle, Ben Mohamed Mohamed. Un incontro a cui partecipano anche molti rappresentanti della comunità islamica, tra cui Riyad Albustanyi, insegnante di Corano in diverse comunità in Italia.

Ad aprire la serata l’inno a san Giovanni Paolo II che riprende le parole della prima omelia del Papa polacco pronunciate il 22 ottobre del 1978. Quell’invito ad aprire le porte del cuore è profetico in un tempo che alza i muri. «Il Corano insegna a riconoscere e rispettare le fedi degli altri senza rinunciare alla propria», sottolinea l’Imam. «Cristiani ed ebrei – sottolinea – credono diversamente, ma questo non è un elemento di divisione. Ed è questo il messaggio che vogliamo far capire agli stessi musulmani. Insieme possiamo far ritornare la gente a Dio».

Parole che risuonano in una Chiesa che ascolta in silenzio. «Conosco bene il quartiere», dice l’Imam, arrivato vent’anni fa dalla Tunisia, dalla città di Douz, a 500 Km da Tunisi, alle porte del Sahara. «La comunità islamica è cresciuta molto. Il venerdì alla preghiera partecipano oltre mille persone; mentre gli altri giorni la moschea è frequentata da più di 200 persone. Tante le iniziative anche con altre realtà, come la Comunità di Sant’Egidio, i Focolarini, il Centro Astalli o la Chiesa Valdese.

Non solo. Facciamo eventi culturali anche con le associazioni di quartiere», racconta. «Forte la spinta al dialogo che arriva da Papa Francesco – sottolinea –. Eravamo a San Pietro in occasione dell’apertura della Porta Santa per il Giubileo l’8 dicembre del 2015». Insieme per abbattere paura e diffidenza. Questo il desiderio comune che si concretizza attraverso delle iniziative, come racconta il parroco don Concetto Occhipinti: «Pulire insieme con la comunità islamica le strade del quartiere significa scegliere la bellezza e dire no alla violenza e a tutto ciò che sporca e degrada il territorio. Fare qualcosa insieme – continua – è un passo concreto per conoscerci ed evitare che soffi il fuoco della paura».

Ad animare la serata il coro della parrocchia guidato da quasi dieci anni dal giovane Mattia Balducci. «Il canto apre le porte della speranza. Passare una serata insieme è un modo per abbattere quella diffidenza che porta a dividerci», dice. Come sottolinea anche il parroco «è necessaria la creatività per esercitare percorsi di pace». Una creatività che ha sempre animato il quartiere, come sottolinea anche Giovanni Paolo II quando, il 9 marzo del 1986, va a visitare la parrocchia. In quell’occasione il Pontefice incoraggia quella comunità definendola «viva e fiorente, piena di iniziative di apostolato ed evangelizzazione». Parole profetiche.

 

17 novembre 2017