Teatri: «Riaprire non significa solo alzare nuovamente il sipario»

La stagione è annullata ma dall’Atip parlano di «importante passo avanti per accogliere il pubblico in autunno». Le voci di Sistina, Quirino e Ambra Jovinelli

Da lunedì 26 aprile gran parte d’Italia, Lazio compreso, è tornata in zona gialla, con le conseguenti riaperture per molte attività, compresi teatri, cinema, sale da concerto e palazzetti, dove è necessaria la prenotazione obbligatoria e la capienza massima al 50 per cento. Le misure sono state accolte positivamente da tutto il settore e «grande speranza» è stata espressa dall’Atip, l’Associazione teatri italiani privati, seppure la piena normalità è ancora lontana da raggiungere. L’intero comparto, infatti, si è detto consapevole che le riaperture sono ancora «simboliche e prive di elementi di sostenibilità» ma rappresentano comunque un «importante passo in avanti per accogliere il pubblico in autunno quando sarà raggiunta la necessaria percentuale di vaccinati».

Per il presidente Atip Massimo Romeo Piparo, direttore del Teatro Sistina, «la difficoltà maggiore è garantire la serenità dello spettatore, fare in modo che le persone tornino a concedersi una serata di spettacolo e cultura in tranquillità». Un aspetto fondamentale anche perché «tutto ciò che mancherà, e ne mancherà parecchio, va in qualche modo recuperato». La soluzione per l’Atip è dunque quella di «mettere in atto un piano di agevolazioni fiscali e interventi nella gestione dei fondi statali», a favore dei privati. «Siamo speranzosi per l’autunno – sottolinea il direttore del Sistina – ma se non si fa qualcosa oggi, poi troveremo la metà dei teatri deceduti».

Ormai per tutti – e il Sistina di Roma non fa eccezione – la stagione è annullata e non più recuperabile «ma quello che possiamo fare – spiega il direttore – è seguire questa graduale ripresa, soprattutto sfruttando il ritorno in presenza delle scuole e dei giovani». Su questa scia, infatti, il Sistina «ha deciso di riaprire l’Accademia per i talenti dagli 8 ai 16 anni». Un’attività che quest’anno raddoppia, aprendo non solo a Roma ma anche a Milano, da fine giugno a metà settembre. L’intento, dunque, sarà quello di «puntare sulla formazione artistica». In particolare si cercherà di mettere in scena varie discipline, dal canto alla danza, dalla recitazione al Tip Tap, dalle commedie ai musical.

Con piccoli saggi e, se sarà possibile,- piccoli spettacoli ripartirà anche il Teatro Quirino. «Il tutto – spiega Geppy Gleijeses, presidente onorario e direttore artistico – in attesa di veri e propri progetti da mettere in scena come nel periodo pre-pandemia ma ovviamente non se ne parla prima di settembre o ottobre». Il Quirino, infatti, il primo a Roma per numero di spettatori per quanto riguarda il settore della prosa, vive come tutte le realtà private le limitazioni conseguenti ai mancati ricavi, in particolare con i dipendenti, mentre gli investimenti messi in campo «sono serviti a far arrivare indenni i teatri fino ad oggi e a non farli chiudere per sempre».

I molti mesi di chiusura, infatti, si sono fatti sentire e l’inizio della stagione, che solitamente si chiude proprio in questo periodo, è rimandato a tempi migliori. «Non ripartiremo subito con le attività – spiega invece Fabrizia Pompilio, direttrice artistica del Teatro Ambra Jovinelli – perché riaprire non significa solo alzare nuovamente il sipario». La principale difficoltà sta «nel farsi carico di tutti i costi e nel poter programmare in poco tempo gli spettacoli da offrire. Realisticamente – racconta la Pompilio – sfrutteremo queste settimane per stilare un cartellone, propagandarlo e poterlo offrire nella prossima stagione». Le prospettive non sono però del tutto nefaste poiché «se tutto andrà bene – evidenzia la direttrice – potremo fare a breve qualche piccolo incontro con il pubblico». Pompilio, infine, tiene a sottolineare la necessità di misure mirate per dare sostegno «ai molti lavoratori che non hanno potuto usufruire della cassa integrazione o per chi, essendo lavoratore stagionale, non ha usufruito in questi mesi di chiusura degli introiti derivanti dalla disoccupazione».

28 aprile 2021