Una “Farmacia di strada”, per gli ultimi degli ultimi

Il progetto nato dalla collaborazione di Medicina solidale, Assogenerici, Banco farmaceutico e Fofi, nel Centro di accoglienza Vo.Re.Co. in via della Lungara

All’ingresso un piccolo angolo caffè dove ogni mattina viene offerta la colazione a chi vive in strada, ma anche uno scaffale con dei libri da prendere in prestito. Poco più avanti, un ambulatorio in grado di assicurare assistenza e cure mediche alle fasce sociali più deboli. Siamo in via della Lungara, nel centro di accoglienza gestito dai volontari del carcere di Regina Coeli (Vo.Re.Co. onlus) ed è qui che ieri, 16 settembre, è stata inaugurata la prima “Farmacia di strada”, il progetto di solidarietà nato lo scorso anno dalla collaborazione di Medicina Solidale con Assogenerici (Associazione nazionale industrie farmaci generici e biosimilari), Banco farmaceutico e Fofi (Federazione degli ordini dei farmacisti italiani).

«Abbiamo iniziato sette anni fa diventando un punto di appoggio per i detenuti – ha spiegato padre Vittorio Trani, cappellano di Regina Coeli e presidente di Vo.Re.Co. – poi abbiamo aperto ad altre iniziative rivolte alle persone che sono in difficoltà». Da oggi, infatti, il centro di via della Lungara non è più solo un luogo di ristoro, assistenza e accoglienza ma anche una struttura di riferimento per quanti sono esclusi dall’assistenza sanitaria e hanno necessità di accedere ai farmaci. «La nascita della prima “farmacia di strada” è l’espressione di una coralità in cui società civile, esponenti del volontariato e dei vari ordini e professioni hanno deciso di portare avanti la stessa battaglia, quella contro la povertà», ha dichiarato Lucia Ercoli, responsabile scientifica del progetto e direttrice di Medicina Solidale, associazione di volontariato che da tempo gestisce una rete di ambulatori solidali grazie al sostegno dell’Elemosineria Apostolica e alla collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata. Un impegno crescente da parte dei vari attori del sistema Salute che hanno deciso di mettere al centro della loro politica professionale la parola condivisione perché «il bene non si può fare da soli ma nasce sempre da un’azione di comunità», ha proseguito la dottoressa.

Grazie a questo sforzo comune i risultati non hanno tardato ad arrivare: nell’anno di sperimentazione del progetto oltre 88mila euro di farmaci sono stati donati a 15mila indigenti. Una raccolta solidale di quasi 9mila confezioni che ha visto analgesici, antipiretici, anti ipertensivi e gastrointestinali tra i farmaci più gettonati per un totale di 32 categorie terapeutiche coperte e 17 aziende donatrici. «Siamo lieti di aver contribuito a fare del bene ai più poveri ed emarginati della nostra società, privi dell’essenziale per rispondere alle esigenze vitali – ha affermato Sergio Daniotti, presidente di Banco Farmaceutico, fondazione impegnata nella raccolta e nella distribuzione dei medicinali donati da aziende e privati -. È una prima iniziativa, senz’altro piccola ma, se fatta bene e funziona, si può sempre crescere».

Un simbolico taglio del nastro che testimonia la presa in carico consapevole e organizzata di quanti vivono ai margini e che accende i riflettori su un’altra parola chiave: solidarietà. Un’iniziativa in cui centrale, infatti, è stato l’impegno sociale dei tanti farmacisti volontari, il cui «ruolo risulta importante sia sotto il profilo professionale che sotto il profilo umano», ha riferito Andrea Mandelli, presidente Fofi. «Qui si accolgono gli ultimi degli ultimi – ha confidato Luca Pagano, volontario -. E io sono solo un farmacista al servizio di medici angeli che accolgono, curano e mettono le mani su quelle ferite aperte che nessuno ha voluto guardare».

17 settembre 2019