Veglia e marcia contro la tratta

L’8 febbraio la preghiera a Sant’Antonio in via Merulana con il cardinale Czerny. Il 9 l’appuntamento da Castel Sant’Angelo a San Pietro, per l’Angelus

L’8 febbraio, giorno della memoria liturgica di santa Bakhita, la suora sudanese divenuta simbolo dell’impegno della Chiesa contro la tratta perché venduta all’età di 7 anni ai fini dello sfruttamento sessuale, si celebra la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Secondo l’ultimo Rapporto dell’Ufficio delle Nazioni unite, la piaga della tratta coinvolge 40 milioni di persone, per il 70% donne e bambini, e lo sfruttamento sessuale è lo scopo principale del traffico umano, costituendo il 60% dei casi.

Istituita da Papa Francesco nel 2015 e promossa da Talitha Kum, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone, la Giornata di sensibilizzazione è giunta alla VI edizione e anche per quest’anno il Comitato internazionale ha organizzato a Roma due eventi. Il primo è in programma proprio sabato 8: alle 18 la basilica di Sant’Antonio in via Merulana ospita una veglia di preghiera presieduta dal cardinale Michael Czerny, sottosegretario alla Sezione migranti e rifugiati del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Il secondo appuntamento è per domenica 9: una marcia di sensibilizzazione partirà alle 10 da Castel Sant’Angelo e si concluderà in piazza San Pietro, alle 12, per prendere parte all’Angelus con il Papa.

Nel corso dell’incontro di preghiera di sabato sera, le cui meditazioni sono state curate da un gruppo di volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII e del Gim, il cammino comboniano di formazione missionaria per giovani, sono previsti anche momenti di testimonianza. «Il racconto di storie di vite che rifioriscono è il mezzo migliore per far comprendere l’urgenza del problema», spiega Enkolina Shquau, referente per il Lazio della Comunità fondata da don Oreste Benzi che opera a livello internazionale per contrastare situazioni di emarginazione e di povertà. «La tratta di esseri umani per prostituzione è un giro di affari mondiale che riguarda ragazze giovanissime, in gran parte di origine rumena e nigeriana, cresciute in contesti difficili e desiderose di una vita migliore», dice ancora Shquau che da 6 anni opera nelle zone di Cinecittà, via Palmiro Togliatti e via Tiburtina. L’impegno è quello di strappare ad un traffico internazionale illegale molto ben organizzato «persone spaventate con le quali è importante prima di tutto instaurare un legame e una relazione di fiducia».

Tra le tante donne incontrate in questi anni, la volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII ne ricorda una che, giovanissima e incinta, «subito, la prima sera che la incontrammo, scelse di venire con noi e di scappare da quella vita»; oggi «è mamma di un bambino, ha ultimato gli studi e regolarizzato la sua situazione per vivere nel nostro Paese». Purtroppo nella maggior parte dei casi la prima reazione è il rifiuto «ma è importante continuare ad esserci per loro», conclude Shquau.

5 febbraio 2020