Bruno Forte: «Nonostante le ferite, vale la pena scommettere sulla famiglia»

Il segretario del Sinodo dei vescovi a San Salvatore in Lauro sull’Amoris laetitia: «Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che iniziamo a comprenderlo»

Il segretario del Sinodo dei vescovi intervenuto a un incontro a San Salvatore in Lauro sull’Amoris laetitia. «I dubbi presentano dubbi su chi li ha sollevati»

«Francesco cerca di unire la testimonianza di un’assoluta fedeltà alla verità del Vangelo con una grande carità verso le persone concrete cui il Vangelo viene annunciato». Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, spiega perché le critiche al Papa su alcuni punti dell’Amoris laetitia non hanno ragione di esistere. A un anno dalla pubblicazione, una nuova occasione nella diocesi di Roma, ieri giovedì 9 marzo, per riflettere sul significato dell’esortazione apostolica, ma anche sull’Evangelii gaudium, nel complesso monumentale di San Salvatore in Lauro.

All’incontro, moderato dal vescovo ausiliare del settore Centro Gianrico Ruzza, sono intervenuti anche l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Daniele Mancini, e lo storico della Chiesa Alberto Melloni. Ma a dare un’interpretazione fedele dell’Amoris laetitia è stato proprio chi ha vissuto da vicino il sinodo dal quale è poi scaturita l’esortazione apostolica, cioè monsignor Forte: «I dubbi sollevati presentano dubbi su chi li ha sollevati, perché erano presenti e hanno vissuto lo spirito collegiale. Al centro dell’Amoris laetitia vi è la crisi della famiglia reale. Il messaggio è che, nonostante le ferite e i fallimenti, vale la pena di scommettere sulla famiglia. E allora che fare? Amare come fa Dio. E come esprimere quest’attenzione per le persone ferite? Col perdono, che è la grande forza dell’amore». Quindi, Forte ha indicato le proposte dell’esortazione apostolica: accogliere, accompagnare, discernere e integrare. «Il percorso di accompagnamento culmina nella comunione per i divorziati risposati, che è segno di obbedienza alla misericordia di Dio».

Una linea chiara che, però, è divenuta bersaglio di critiche, come i dubia, «punta di iceberg di una resistenza che seppur minoritaria vuole farsi sentire dall’opinione pubblica e dalla Chiesa. Ciò non scalfisce l’azione di Francesco – ha chiarito Forte – ma rischia di creare divisione nella comunità dei cattolici». Gli ha fatto eco Melloni: «La cosa che colpisce di più non è che qualcuno li sollevi ma il fatto che il Papa sia trattato da imputato e credo che i quattro cardinali non abbiano il diritto di fare ciò». Lo storico ha spiegato anche che «il magistero di Francesco non cade su considerazioni astratte ma concrete. La Chiesa può riprendere un Paese che va a pezzi, violento e feroce». Ecco perché il sinodo, ha sottolineato Melloni, si è misurato con i problemi reali della famiglia di oggi: «In passato gli sposi e i ragazzi che convivono si sono impegnati a risolvere da soli i loro problemi morali. Adesso la Chiesa propone un cammino comune. Con l’Amoris laetitia non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio. E l’impegno per far sì che gli insegnamenti del magistero di Francesco vengano calati nel mondo di oggi spetta ai vescovi». Una sfida raccolta da monsignor Ruzza: «Come Chiesa di Roma siamo impegnati su due grandi temi: essere missionari e il discernimento nello stile dell’accoglienza. Questo ci dona grande entusiasmo. Siamo protagonisti di una stagione che sta vivendo la concretezza del Concilio».

10 marzo 2017