Cristiani a rischio: peggiora la condizione in tanti Paesi

L’incontro con l’ambasciatore Amerio, Mantovano (Acs Italia) e monsignor Haddad nella parrocchia Sacro Cuore Immacolato di Maria ai Parioli

L’incontro con l’ambasciatore Amerio, Mantovano (Acs Italia) e monsignor Haddad nella parrocchia Sacro Cuore Immacolato di Maria ai Parioli

«I cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato e la loro condizione continua a peggiorare, soprattutto in quei Paesi nei quali già da tempo stanno affrontando gravi limitazioni alla libertà religiosa»: la denuncia di Alfredo Mantovano, magistrato, presidente della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che soffre, è netta e circostanziata. E l’elenco dei Paesi a rischio non è purtroppo ristretto. «Cina, Eritrea, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Corea del Nord Iraq, Nigeria, Sudan e Siria – incalza – sono le nazioni di “estrema” persecuzione molte delle quali segnate dall’ascesa dell’estremismo islamico, che si conferma come una delle principali minacce alla comunità cristiana».

L’occasione per la nuova denuncia sulla situazione dei cristiani perseguitati per la loro fede e sulle violazioni della libertà religiosa è arrivata grazie all’incontro organizzato mercoledì 13 aprile nella parrocchia Sacro Cuore Immacolato di Maria ai Parioli. Un incontro entrato nel vivo dell’attualità in particolare per ciò che riguarda la Siria, dove proprio ieri, mercoledì 13 aprile, si sono tenute le elezioni legislative non riconosciute dall’Onu e definite «una farsa» dalle opposizioni.

Sotto accusa l’indifferenza della comunità internazionale verso la condizione dei cristiani. Per Mantovano, che ha proposto un excursus rapido sui Paesi a rischio, «la persecuzione dei cristiani raggiunge livelli altissimi. I cristiani perseguitati hanno bisogno che dalle parole si passi a provvedimenti concreti e che l’attenzione del mondo su di loro sia continua e costante. E non soltanto legata a drammatici attentati di cui ci dimentichiamo solo dopo pochi giorni».

Al centro dell’attenzione anche il conflitto siriano, mentre la tregua tra le parti, anche se fragile, regge e proprio ieri sono ripresi i colloqui di pace a Ginevra per individuare una via d’uscita dalla difficile situazione. Duro il “j’accuse” di monsignor Mtanios Haddad, originario di Damasco, apocrisario della Chiesa cattolica greco-melchita, rettore della basilica romana di Santa Maria in Cosmedin, che ha parlato di una «guerra importata»: per abbattere il governo, ha osservato, «sono arrivati in Siria combattenti jihadisti da 17 Paesi!».

Sulla realtà del Paese mediorientale Haddad ha dipinto un quadro ben diverso da quello offerto dalla grande maggioranza dei media occidentali. «La Siria è una culla della cristianità – ha ricordato – . I cristiani e gli ebrei sono lì da ben prima dell’islam. Dopo 600 anni sono arrivati anche i musulmani. Un mosaico religioso, ben vissuto e ben accettato, che è diventato una ricchezza. Prima di questa crisi la Siria era un esempio della convivenza e convivialità tra cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti), musulmani e comunità ebraiche».

Una conferma in questo senso è arrivata a chiusura della serata da Achille Amerio, ultimo ambasciatore italiano a Damasco. «Quando sono stato in Siria ho visto che la situazione rispondeva alle aspettative di tolleranza e armonia tra le religioni. Infatti la costituzione siriana non prevede l’Islam come religione di stato, e lo stato ammette la libertà di culto. Come prova di quanto affermo, ricordo che, da tanti anni, il governo ha cancellato la voce “religione” dalla carta d’identità, cosa impensabile negli altri Paesi arabi. Questo non accade invece in Paesi come l’Iran e l’Arabia Saudita che fondano il loro nazionalismo sull’Islam».

Il governo siriano, ha proseguito Amerio, aveva sviluppato il suo nazionalismo sulla laicità e sull’equilibrio tra varie religioni, «ma oggi la situazione è molto degenerata». Secondo l’ambasciatore oggi esistono vari gruppi che combattono in Siria: «Un primo gruppo che lotta nella  prospettiva di una Siria unita ma laica; un secondo animato sempre da una prospettiva nazionale e unitaria ma con l’obiettivo di inserire la Sharia. Un terzo gruppo ancora che non ha più un’impostazione nazionale, ma globale, da califfato. L’estremizzazione ulteriore di questa ultima area – ha sottolineato Amerio – ha introdotto un ulteriore quarto gruppo, ancora più estremista, che impone la sharia e il califfato con metodi brutali. E quest’ultimo gruppo, in cui sono presenti l’Isis e Al Qaeda, si sta purtroppo ulteriormente sviluppando». ( Ale. Cri.)

14 aprile 2016