Deir Mar Musa: gratitudine per la liberazione di padre Murad

Dalla comunità fondata dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, scomparso nel 2013, il grazie per la preghiera di tutti, «cristiani, musulmani o altri»

Dalla comunità monastica fondata dal gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, scomparso nel 2013, arriva il grazie per la preghiera di tutti, «cristiani, musulmani o altri»

«Siamo grati al Signore e diamo lode a Dio misericordioso per questo dono. E ci sta certo a cuore ringraziare tutti gli amici nel mondo che pregavano per Jacques e per la nostra comunità monastica, cristiani, musulmani o altri, anche chi non crede o crede diversamente, per la loro solidarietà e vicinanz». Sono le parole del monaco siriano Jihad Youssef, della comunità monastica di Deir Mar Musa, raccolte dall’Agenzia Fides. Parole che dicono la gioia e la gratitudine di tutti i monaci e di tutte le monache della comunità fondata dal gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, scomparso nel nord della Siria il 29 luglio 2013, per il ritorno il libertà del sacerdote siriano Jacques Murad, membro anche lui della comunità e priore del monastero siro cattolico di Qaryatayn.

Padre Murad era stato prelevato dal suo monastero, 60 chilometri a sud-est di Homs, il 21 maggio scorso; ieri, domenica 11 ottobre, la liberazione. Secondo notizie diffuse da fonti locali, sta bene e ha celebrato la Messa domenicale a Zaydal, località a sud-est di Homs. L’insediamento monastico di mar Elian, collocato alla periferia di Quaryatayn, negli anni del conflitto aveva rappresentato un’oasi di pace e di accoglienza nel cuore di una zona di guerra. Proprio padre Jacques, insieme a un avvocato sunnita, aveva assunto la funzione di mediatore per garantire che il centro urbano di 35mila abitanti fosse risparmiato per lunghi periodi dagli scontri tra esercito gvernativo e miliziani anti-Assad.

Nel monastero, rendono noto da Fides, erano stati ospitati centinaia di rifugiati, tra cui oltre cento bambini sotto i dieci anni. Padre Jacques e i suoi collaboratori avevano provveduto a trovare il necessario per la loro sopravvivenza anche ricorrendo all’aiuto di donatori musulmani. Poi, lo scorso agosto, j jihadisti dello Stato islamico hanno assunto il controllo dell’area, devastando il monastero. Durante la loro offensiva a sud-est di Homs,  hanche preso in ostaggio circa 270 cristiani e musulmani della zona di Qaryatayn. Nei giorni scorsi, sui siti jihadisti era stato diffuso un video che mostrava anche un gruppo di cristiani di Qaryatayn mentre sottoscrivevano davanti a membri dello Stato islamico il “contratto di pagamento” imposto loro imposto dalla Jizya, la legge di protezione, per  continuare a vivere nelle loro case, nel territorio controllato dall’auto-proclamato Stato islamico (vedi Fides 8/10/2015). Tra i partecipanti a quell’incontro, si legge in una nota diffusa dall’Agenzia, compoariva anche la figura di padre Murad.

Oggi a dare voce alla comunità di Dei Mar Musa è ancora padre Jihad Youssef, che a nome di tutti i monaci chiede «le preghiere e la solidarietà di ogni uomo e donna di buona volontà» per la pace in Siria e nel mondo, e in modo particolare «per tutte le persone rapite o scomparse». E il pensiero corre immediatamente a padre Dall’Oglio, scomparso mentre si trovava a Raqqa, roccaforte dei Jihadisti dello Stato islamico, nel luglio 2013. Da allora non se ne sono più avute notizie.

12 ottobre 2015