Disarmo: la Farnesina “tifa” per Papa Francesco

Al Maggiore un convegno sul traffico d’armi. Incarnato, Esteri: «Abbiamo distrutto le cluster bombs dai nostri arsenali, si può fare di più»

Al Seminario Maggiore un convegno sul traffico d’armi. Incarnato, Esteri: «Abbiamo distrutto le cluster bombs dai nostri arsenali. Si può fare ancora molto» 

Papa Francesco non ha paura di definire delinquenti i trafficanti di armi, L’Italia invece si dichiara pacifista, ma continua a vendere strumenti di morte, anzi, è tra i primi dieci Paesi esportatori al mondo. L’ambiguità del nostro Paese è stata fotografata dal convegno “Pace nel mondo e basta con il traffico di armi” che si è tenuto sabato 23 gennaio al Pontificio Seminario Romano Maggiore con la moderazione della giornalista Rai Carmela Giglio.

Gianfranco Incarnato, Direttore Centrale per la sicurezza, il disarmo e la non proliferazione del Ministero degli Esteri, che ha dato il via ai lavori, ha raccontato prima le buone azioni dell’Italia: «Abbiamo distrutto le cluster bombs nei nostri arsenali. Ce la facciamo, facciamo il più possibile, dovremmo esserne anche fieri. Altro filone del disarmo nel quale siamo molto impegnati è quello nucleare – grazie all’istituto di fisica nucleare di Trieste -. La sicurezza delle scorie è fondamentale. Per un’organizzazione di un certo tipo entrare in possesso di materiale nucleare sarebbe nefasto sicuramente», eppure, ammette Incarnato, sussiste un «disequilibrio tra risorse e impegni» questo perché «le risorse e gli impegni vanno dove l’attenzione politica si concentra».

A raccontare nel dettaglio le azioni
cattive ci ha pensato il professor Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. L’Italia, ha mostrato Simoncelli, è il maggiore azionista di Finmeccanica, e come tale esporta armi in tutti gli scenari sensibili, dal Medio Oriente al Nord Africa. Per legge il nostro Paese non può vendere ai Paesi in guerra se non in casi straordinari, ma nell’ultimo quinquennio sono aumentate le autorizzazioni verso il Medio Oriente, una vera e propria ipocrisia burocratica: «Uno dei maggiori importatori sono gli Emirati Arabi Uniti e non ci vuole molto a capire che comprano anche per i Paesi vicini».

Per il Papa, invece, i fabbricatori
di armi sono «maledetti», come ha detto testualmente durante lo scorso Festival della dottrina sociale. «La Chiesa non si illude che il disarmo, pur generale, comporti automaticamente l’eliminazione della guerra», ha sottolineato durante il suo intervento Renato Cursi, della Direzione Generale delle Opere di Don Bosco, ma, ha ricordato lo studioso, Francesco ha compiuto passi decisivi nella lotta per il disarmo: «Ha innanzitutto associato la fabbricazione e il traffico delle armi al sangue di tanti innocenti vittima della follia della guerra e con un’immagine molto forte ha “cacciato dal tempio” della pace questi mercanti; ha denunciato la relazione causa-effetto tra commercio degli armamenti e migrazioni e – ha chiarito ulteriormente Cursi – ha infine affermato che è dovere di ogni persona fermare il commercio delle armi».

Incarnato ha precisato che da parte del governo qualche altro passo a favore del disarmo è in fase di attuazione. Dai 10 milioni di euro stanziati nel 2002, scesi a 1,5 nel 2009, quest’anno la spesa prevista è tornata a salire a oltre 3 milioni di euro, per sostenere il programma di sminamento in Afghanistan e in Iraq. Il dirigente ha tenuto a mostrarsi ottimista, ma non ha risparmiato una stoccata al Governo: «Adesso la cooperazione italiana ha un’agenzia, io pensavo che per anni avessimo fatto tutto noi, ma adesso serve un’agenzia, con una trentina di dirigenti, forse proprio per questo. Il nuovo ente potrebbe comportare un anno di duplicazione, in cui loro devono ancora partire e noi non abbiamo i poteri per intervenire. La materia è ancora controversa». L’unica ad avere una linea netta in Italia resta la Chiesa: «Vi parrà strano da un rappresentante delle istituzioni italiane, ma per il disarmo il nostro maggior alleato è Papa Francesco – ha concluso Incarnato – noi facciamo il tifo per lui».

 

25 gennaio 2016