In un libro la vita delle Saveriane italiane uccise in Burundi

A 2 anni dal loro martirio, la spinta missionaria di Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian rivive in un libro di Teresina Caffi

A 2 anni dal loro martirio, la spinta missionaria di Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian rivive in un libro di Teresina Caffi
“Va’, dona la vita! Storia, parole, morte di tre missionarie saveriane in Burundi”. È il libro di Teresina Caffi pubblicato dall’Editrice Missionaria Italiana che ricotruisce vita e opere di Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian, le tre missionarie assasinate tra il 7 e l’8 settembre 2014 nella loro casa di Kamenge, alla periferia di Bujumbura, in Burundi. Un triplice omicidio che scosse l’Italia, sul quale ancora oggi non è stata fatta chiarezza. Eppure, come segno profetico di testimonianza, la loro casa è stata trasformata in luogo di preghiera e spiritualità.

Una catechista (Olga), un’ostetrica (Lucia) e una formatrice (Bernardetta), all’indomani dall’uccisione erano state definite da Papa Francesco «religiose zelanti, generose testimoni del Vangelo». Nel volume pubblicato dall’Emi vengono raccontati i loro lunghi anni di missione tra America Latina e Africa, il loro impegno e la loro forte spinta missionaria, ricostruiti attraverso lettere private, diari personali, biglietti e riflessioni spirituali. Il filo conduttore lo evidenzia la direttrice generale delle Saveriane Giordana Bertacchini: «Non hanno avuto scelta nella morte ma la scelta l’avevano fatta prima: quella della vita data per la missione per amore di Gesù e della gente, della presenza in contesti difficili, dello stile indifeso che le ha rese più vulnerabili».

La loro, scive nella prefazione al libro di suor Caffi l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, più volti in Africa centrale per conto della Comunità di Sant’Egidio, è «la testimonianza di donne che hanno dato tutto quello che avevano, che sono rimaste, che non sono scappate e che lo hanno fatto semplicemente per amore. Sono rimaste – evidenzia il presule – per limitare i frutti amari della guerra e della divisione».

6 settembre 2016