Santa Teresa di Calcutta, nuova chiesa a Ponte di Nona

Il 10 dicembre la dedicazione con il cardinale Vallini. Andreatta, il parroco don Fabio Corona e l’architetto: «Punto di riferimento in periferia»

Il 10 dicembre la dedicazione presieduta dal cardinale Vallini. Andreatta, il parroco don Fabio Corona e l’architetto: «Punto di riferimento in periferia»

A due anni dalla posa della prima pietra, sabato 10 dicembre alle 16.30 il cardinale vicario Agostino Vallini presiederà la celebrazione di dedicazione della chiesa parrocchiale di Santa Teresa di Calcutta a Nuova Ponte di Nona (via Guido Fiorini 12). Un complesso strutturale con una carica simbolica notevole che, come afferma il parroco don Fabio Corona, «si porrà come unico vero punto di riferimento per gli oltre 17mila abitanti del nostro quartiere, fino ad ora caratterizzato da un’edilizia anonima e dall’assenza di opere pubbliche». Gli fa eco monsignor Liberio Andreatta, segretario dell’Opera romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma, che sottolinea «l’esemplarità dell’azione della Chiesa nella realizzazione di opere straordinarie in quartieri periferici e altrimenti senza identità: li valorizzano – dice – e li umanizzano mettendo a disposizione del territorio servizi sociali di aggregazione, di riqualificazione e di innalzamento culturale, che passa anche dalla bellezza architettonica. E ciò è possibile senza episodi di corruzione e senza perdite di tempo o di denaro, a tutto beneficio della comunità».

Una comunità che don Fabio ha visto nascere e crescere perché ne è parroco dal 5 settembre 2005, la stessa data dell’erezione canonica della parrocchia: «Quando sono arrivato qui – racconta – c’erano solo prati e cantieri edilizi. La Messa e le attività di catechismo le abbiamo svolte fin dall’inizio in un prefabbricato». Questa situazione di disagio, però, non ha frenato l’attività pastorale in undici anni. Un fermento che adesso troverà pienezza nel nuovo complesso parrocchiale progettato dallo studio Petreschi – lo stesso del palco allestito nella spianata di Tor Vergata per il Giubileo del 2000 e della parrocchia di San Tommaso Apostolo all’Infernetto – e costruito con i fondi dell’Otto per mille e della diocesi di Roma ma anche grazie ai parrocchiani, molti dei quali, sottolinea don Fabio, «pensionati e persone umili».

Il colore dominante della struttura è il bianco del sari di Madre Teresa, «con il cielo a farle da cornice naturale e a richiamarne la bordatura azzurra». Perché l’obiettivo annunciato fin dall’inizio dall’architetto Marco Petreschi era edificare un’opera dalle forme semplici e riconoscibili che fosse anche espressione dell’alto valore simbolico del luogo di culto. L’aula liturgica di 600 metri quadrati è completamente rivestita in marmo travertino di Tivoli. Vista lateralmente dall’esterno, ricorda la sagoma della santa di Skopje prostrata in preghiera ed è racchiusa in un prisma triangolare con la copertura ascendente verso la voluminosa abside semicircolare; un’abside che «nella sua plasticità – spiega Petreschi – visualizza la tenda dell’incontro e al contempo l’idea di passaggio dal terreno materiale all’immateriale celeste, a connotare l’essenza stessa dell’opera di Madre Teresa».

Parallelamente al lato sinistro della chiesa, e collegato a essa tramite uno snodo laterale, si sviluppa l’edificio che ospita il salone parrocchiale, le sette aule per il catechismo con annessi servizi e la casa canonica. Sempre sulla parte sinistra dell’aula liturgica, in prossimità dell’ingresso, si staglia il campanile formato da tre setti in pietra che seguono l’andamento progressivo verso l’alto della grande tettoia, con altezze crescenti dai 10 ai 24,5 metri e con il più alto traforato da una grande croce: «Tre lastre – sottolinea l’architetto – che rappresentano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo». L’interno dell’aula, afferma don Fabio, «è caratterizzato da una rilettura moderna di elementi classici a partire dalla suddivisione in tre navate, delimitate da dodici colonne, che confluiscono nel grande presbiterio». A progettare quest’ultimo e gli arredi liturgici fissi, il Centro Aletti diretto dal gesuita padre Marko Ivan Rupnik.

«All’interno della chiesa – conclude il parroco – saranno custodite due reliquie ex sanguine di santa Teresa di Calcutta. Una verrà esposta in una teca e l’altra posta sotto l’altare insieme a quelle di altri santi: Giovanni Paolo II, Pio da Pietrelcina, Giovanna Beretta Molla, Gabriele dell’Addolorata e i fondatori delle Suore Figlie della Croce presenti in parrocchia da dieci anni».

7 dicembre 2016