Siria, De Mistura: «Per la pace serve un processo politico»

L’inviato speciale dell’Onu intervenuto ai colloqui di Astana sulla crisi siriana. «La violenza è diminuita ma non è cessata. Dobbiamo fare di meglio»

L’inviato speciale dell’Onu intervenuto ai colloqui di Astana sulla crisi siriana. «La violenza è diminuita ma non è cessata. Dobbiamo fare di meglio»

Aperti ieri ad Astana i colloqui sulla crisi siriana tra rappresentanti del governo di Damasco e di 15 gruppi dell’opposizione, alla presenza dell’inviato speciale dell’Onu per la Siria Staffan De Mistura. «Il popolo siriano – ha affermato il diplomatico – ha bisogno della fine della violenza, ha bisogno di sostegno e di una via che lo conduca fuori dal conflitto verso un futuro di dignità. So quanto i siriani siano orgogliosi, so quanto si dicano orgogliosi di essere siriani, della loro bella nazione che tanto ha dato alla civiltà umana».

De Mistura ha riconosciuto che la violenza nel Paese è diminuita «ma non è ancora cessata. Dobbiamo fare meglio». Ha indicato quindi la necessità di «consolidare un cessate il fuoco a livello nazionale», che è solo «un primo passo. Non esiste soluzione sostenibile a lungo termine del conflitto in Siria che possa essere raggiunta con i mezzi militari – ha aggiunto – ma solo attraverso un processo politico». La necessaria conseguenza, per De Mistura, è che i due contendenti «devono rinunciare a utilizzare mezzi militari».

Nelle intenzione delle Nazioni Unite c’è anche la convocazione, a breve termine, a Ginevra di negoziati intra-siriani formali, e «se possibile diretti», per trovare «una soluzione politica, come indicato nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, tra cui la 2254». La speranza di De Mistura è che «rafforzando il cessate il fuoco si possano raggiungere veri negoziati diretti tra le due delegazioni rafforzate e ampliate».

Da ultimo, l’inviato speciale dell’Onu a invitato a non perdere di vista «l’orizzonte cui tutti i siriani aspirano: la liberazione dei detenuti, il rilascio delle persone rapite, il ritorno sicuro dei rifugiati, e degli sfollati, il pieno funzionamento delle istituzioni dello Stato e delle infrastrutture. Non vogliamo un’altra Libia – ha chiosato -. Una volta che si sarà avviato un processo credibile di revisione della governance in Siria, allora la comunità internazionale si mobiliterà per contribuire a rilanciare l’economia e ricostruire il Paese. Questa è la prospettiva che deve guidarci nei nostri colloqui».

24 gennaio 2017