Veglia ecumenica: «L’amore di Cristo abbatte le divisioni»

A San Ponziano la preghiera dei cristiani per l’unità. Il vescovo Guerino Di Tora: «Portare la luce nel buio della discordia»

A San Ponziano la preghiera dei cristiani per l’unità. Il vescovo Di Tora: «Portare la luce nel buio della discordia» 

Dodici mattoni compongono un muro davanti l’altare. Ciascuno rappresenta un peccato: l’odio e la discriminazione, l’indifferenza e la comunione spezzata. Dodici ragazzi di altrettante confessioni religiose lo abbattono. E insieme costruiscono una croce. Un gesto simbolico è il cuore della veglia ecumenica diocesana, celebrata ieri, giovedì 19 gennaio, a San Ponziano, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Un gesto che vuole rappresentare «la comunione che unisce le confessioni cristiane e la volontà di abbattere i muri che dividono», spiega il vescovo ausiliare, monsignor Guerino Di Tora, che ha presieduto l’incontro.

Al suo fianco l’ortodosso romeno Siluan e il greco padre Simeone, il pastore luterano Jens Martin Kruse e il valdese Antonio Adamo. Nella parrocchia gremita del settore nord presenti anche metodisti, anglicani e battisti per pregare insieme e testimoniare la volontà di «disegnare un avvenire di riconciliazione»: «Abbiamo vissuto secoli di incomprensione. Se le tragedie più grandi del ‘900 si sono verificate è stato proprio per la passività delle chiese e la mancanza di relazione – spiega Adamo durante l’omelia -. Con l’amore del nostro essere chiese di Gesù Cristo possiamo abbattere muri come conflitti, disuguaglianza e povertà, che oggi creano divisioni».

Nel quinto centenario della Riforma
, avviata da Martin Lutero, il pastore ricorda che «quella non voleva essere la costruzione di un muro. Lutero desiderava che la Parola del Signore andasse posta al centro della riflessione del pensiero cristiano e dell’organizzazione della vita quotidiana della Chiesa. Quella Parola avrebbe dovuto purificarla, ma non siamo stati capaci di parlare a cuore aperto – aggiunge -. Così si è interrotto il dialogo. Si è costruito un ostacolo e la mancanza di questa comunicazione ha causato la costruzione di un muro che ci ha fatto crescere parallelamente nei secoli, impedendo che i doni del Signore potessero arricchire la nostra identità».

Un nuovo gesto simbolico stavolta illumina la chiesa. Sono le candele accese dalla fiamma del cero pasquale. Luce diffusa fino al momento del “mandato di Cristo”: «Una candela accesa illumina le tenebre, crea calore, sicurezza e comunità – spiega Di Tora -. Simboleggia Cristo, luce del mondo. Come suoi ambasciatori porteremo questa candela nei luoghi oscuri dove la lotta, la discordia e la divisione impediscono la nostra comune testimonianza».

Non solo simboli, la veglia è
un’occasione anche per aiutare chi vive in difficoltà: le offerte raccolte saranno donate a una famiglia di profughi giunta in Italia. Non è un caso se la scelta della sede per questo momento di preghiera è ricaduta su San Ponziano. La parrocchia infatti metterà a disposizione degli ortodossi, per le loro celebrazioni domenicali, la cappella feriale, dedicata a Sant’Elena. Monsignor Di Tora, il parroco don Manlio Asta e monsignor Siluan l’hanno visitata al termine della veglia.

Le icone bizantine, realizzate anche da una parrocchiana, l’iconografa Daniela Messineo, come «segno della Chiesa indivisa», hanno incuriosito alcuni padri ortodossi, che hanno avanzato la richiesta al parroco. «A breve saranno ultimate le procedure in vicariato», conferma Di Tora. «È un segno importante di ospitalità e fratellanza cristiana da parte del parroco e della diocesi di Roma», dice Siluan. La Settimana di preghiera si concluderà invece mercoledì prossimo con la consueta celebrazione dei vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura alle 17.30 con Papa Francesco.

20 gennaio 2017