A Santa Maria Josefa il Papa prega contro l’odio

Si tratta della tredicesima visita nelle parrocchie romane. «Pregate per i vostri nemici, anche se è difficile. Questa è la via per la santità»

Si tratta della tredicesima visita nelle parrocchie romane. «Pregate per i vostri nemici, anche se è difficile. Questa è la via per la santità» 

Papa Francesco ha scelto la parrocchia di Santa Maria Josefa, a Ponte di Nona, ancora una volta alla periferia orientale di Roma, per la sua tredicesima visita pastorale in una chiesa della diocesi. Al suo arrivo, accolto dal cardinale vicario Vallini e dal parroco don Francesco Rondinelli, consueto bagno di folla. Il Santo Padre ha incontrato i ragazzi del catechismo nel teatro parrocchiale, ha salutato i malati, gli anziani, gli sposi che hanno battezzato i loro bambini negli ultimi mesi e il Gruppo giovani.

Rispondendo ai bambini, il Papa ha detto tra l’altro che «ci sono stati tanti momenti difficili nella mia vita, di salute. Quando avevo vent’anni sono stato quasi per morire per un’infezione. Mi hanno levato un pezzo di polmone. Poi ho avuto tanti altri momenti difficili, ma sempre bisogna superarli. A me la vita non è stata facile ma io domando a voi: la vita in generale è facile? Sempre ci sono le difficoltà e sempre ci saranno, ma si superano con la fede e con il coraggio».

Prima della Messa il Papa ha confessato quattro fedeli. «Oggi – ha detto nell’omelia, pronunciata come sempre a braccio – c’è un messaggio direi unico nelle letture. La prima dice “Siate santi perché io il Signore vostro Dio sono santo”. Dio Padre ci dice questo. E il Vangelo finisce con quella parola di Gesù “Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste”. È un programma di vita. Potreste domandarmi “ma padre, com’è la strada della santità, il cammino per diventare santi?”. Gesù lo spiega bene nel Vangelo, con cose concrete». Il riferimento è al superamento della legge del taglione: «Cioè – ha detto il Papa – niente vendetta. Se io ho nel cuore rancore per qualcosa che qualcuno mi ha fatto e mi voglio vendicare, questo mi allontana dal cammino verso la santità. Niente vendetta».

Francesco ha poi spiegato come la radice dei conflitti stia proprio nel cuore delle persone: «Il male – ha detto – si vince col bene, con questa generosità, con questa forza. Il rancore non è una cosa piccola. Le guerre, questi massacri di bambini… è lo stesso odio che abbiamo nel cuore per un parente, per un vicino, per la suocera… È lo stesso». Occorre «perdonare nel mio cuore, questa è la strada della santità e ci allontana dalle guerre. Se tutti imparassero da questo le guerre non ci sarebbero. Inizia da qui – ha detto il Papa toccandosi il petto – da questa amarezza, dal rancore, dalla voglia di vendetta che distrugge le famiglie, le amicizie, i quartieri… E cosa devo fare? Lo dice Gesù, non io: amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano. “Per quello che mi fa del male?”. Sì, perché cambi vita e il Signore lo perdoni. È la magnanimità di Dio che tutto perdona, è misericordioso. E tu sei misericordioso con le persone che ti hanno fatto del male o non ti vogliono bene? Un uomo e una donna che fanno questo meritano di essere canonizzati. È così semplice la vita cristiana…».

Il Papa ha concluso la sua omelia con un suggerimento concreto: «Cominciate da poco – ha detto –. Tutti abbiamo nemici: prenditi un minuto, guarda Dio Padre e di’ “questo è tuo figlio, cambiagli il cuore, benedicilo”. Questo è pregare per chi non ci vuole bene. Forse il rancore rimane ma noi stiamo facendo lo sforzo per andare su questa strada di Dio santo, misericordioso e perfetto. Preghiamo per quelli che nelle guerre ammazzano i bambini? Ma, è difficile. Sì, ma dobbiamo imparare a farlo perché si convertano. E per quel vicino… “ma io vorrei stringergli il collo!”. Prega perché il Signore gli cambi la vita. La preghiera – ha concluso – è l’antidoto contro l’odio, contro le guerre, che iniziano a casa, nel quartiere, nelle famiglie… quante si distruggono, si odiano per l’eredità. La preghiera è potente, vince il male e porta la pace. Vi chiedo di fare questa esperienza, una al giorno: così si vince e andiamo sulla strada della santità e della perfezione».

 

20 febbraio 2017