L’Azione cattolica riparte dalla formazione

Conclusa al santuario del Divino Amore l’assemblea diocesana di fine triennio, che ha visto il rinnovo della cariche. Vallini: «Siate pienamente laici»

Conclusa al santuario del Divino Amore l’assemblea diocesana di fine triennio, che ha visto anche il rinnovo della cariche. Vallini: «Siate pienamente laici»

Il cristiano di oggi deve mettersi al passo con i tempi, stare dietro ad una società che corre veloce, dove smartphone e tablet fanno la parte del leone, dove non c’è la certezza della famiglia che trasmette la fede. Deve uscire dalle parrocchie, portare all’esterno la forza del Vangelo e andare incontro a chi chiede aiuto per diventare cristiano. In questo contesto diventa ancora più necessario investire nella formazione che porta alla scelta personale e suscitare coscienze laicali che oltre all’aura del culto sentano la responsabilità di una vita evangelica coerente. È quanto emerso nella XVI assemblea diocesana dell’Azione cattolica di Roma dal titolo “Per un nuovo umanesimo. Uomini e donne formati in Gesù”. L’appuntamento triennale per il rinnovo delle cariche associative si è svolto nell’auditorium del santuario del Divino Amore sabato 18 e domenica 19 febbraio, giorno in cui è stato presentato il documento assembleare stilato dalla presidenza e dal consiglio diocesano, e sono stati eletti e proclamati i consiglieri diocesani. L’Azione cattolica a Roma è presente in 80 parrocchie e, il prossimo 29 aprile, in piazza San Pietro, festeggerà con Papa Francesco i 150 anni di fondazione.

“Formazione” è la parola ricorrente nella relazione del presidente diocesano uscente Rosa Calabria e nell’intervento del cardinale vicario Agostino Vallini che si è definito «figlio dell’Azione cattolica» confessando che in essa è nata la sua vocazione sacerdotale. I laici di Ac, ha spiegato Calabria, devono essere uomini e donne formati in Gesù, che, ad ogni età, non smettono mai di credere nella formazione, unico «antidoto alle disuguaglianze, alle violenze, ai vuoti dell’anima e alla non speranza». Della stessa idea Vallini per il quale «gli itinerari formativi devono avere come obiettivo l’aiutare a crescere nella fede che non è solo esperienza di emozione ma anche conoscenza: i cristiani hanno ancora tanto da imparare».

I laici di Ac, ha detto il presidente uscente, devono inoltre essere «grati di quello che hanno ricevuto, attenti custodi di quanto li circonda» e, forti dei valori evangelici, camminare nella storia riconoscendo il bene comune come la promozione e la tutela della vita di tutti. Per Calabria, l’Azione cattolica non può «rimanere quieta» dinanzi a un tessuto sociale che cambia ma deve «calpestare le strade della quotidianità con passo diverso». Roma non è una città facile, ha evidenziato, anche per le caratteristiche del territorio così diverso da quartiere a quartiere. Capitale «da sempre accogliente, negli anni ha perso la voglia di aiutare per il dilagare di diffidenza e indifferenza. Siamo pieni di stimoli ma poveri di emozioni, con tante occasioni di incontro ma relazioni sempre più superficiali, persi come siamo sugli smartphone ». È quindi necessario «riconoscere la città e guardarla con uno sguardo contemplativo, uno sguardo di fede che incontra Dio nelle case, nelle strade» avendo ben presente che la sfida da vincere è quella «dell’umanità da contagiare secondo la logica del Vangelo».

Nella foto, il nuovo consiglio diocesano eletto dall’assemblea

Di “sfide” parla anche il cardinale Vallini: dall’Ac di Roma si aspetta che non «sia dato per scontato il suo essere discepoli di Gesù» ed evidenziando che «siamo in ritardo nel modo di crescere nella fede» asserisce che è necessario «favorire occasioni d’incontro, creare comunità vera, incuriosire, suscitare domande» per evitare che, ricevuti i sacramenti principali, i ragazzi abbandonino le parrocchie. «La fatica dei sacerdoti e dei santi catechisti va riconosciuta – ha affermato – ma non basta». Presi dalle nuove tecnologie i ragazzi non ascoltano e il messaggio cristiano non arriva. «Dobbiamo renderci conto che oggi il Signore affida a noi il messaggio del Vangelo – ha detto -. Roma sarà cristiana se noi cristiani sapremo evangelizzare in modo credibile e con il coraggio della testimonianza».

È l’evangelizzazione la via per suscitare anche nuove vocazioni, al cui calo ha fatto riferimento il cardinale parlando della richiesta, che spesso arriva dalle associazioni, di essere affiancate da un sacerdote. «Parliamo chiaramente – ha detto -: la maggioranza del clero romano non è più di Roma, anche perché molti sacerdoti romani hanno scelto di diffondere il Vangelo nel mondo. Qui il problema è della Chiesa, della coscienza ecclesiale. Ai soci di Ac chiedo di essere pienamente laici e di aiutare le comunità affinché tutti possiamo essere una Chiesa che ha la forza di evangelizzare anche in questo mondo e in questa cultura». Infine parlando della “Lettera alla città” presentata nel 2015 e di come si sente incoraggiato dagli inviti a discuterla in «ambienti impensati» come quello scolastico, imprenditoriale, dei beni culturali, ha chiesto all’Azione cattolica di essere presente nel quotidiano «per ragionare da cristiani sul modo di essere e di esistere di questa città perché a noi è chiesto di essere portatori della scintilla del Vangelo».

20 febbraio 2017