Coronavirus, i vescovi del Lazio: «Esortiamo chi può a vaccinarsi»

La lettera alla comunità ecclesiale: «Ben oltre gli obblighi, siamo consapevoli che è in gioco il bene comune». Il riferimento al Papa: la vaccinazione, «atto d'amore». L'esortazione a «educare e formare le coscienze a comprendere il valore degli strumenti resi disponibili dalla ricerca»

«Sentiamo la responsabilità di esortare, con molta fermezza, tutti coloro che possono, a vaccinarsi: presbiteri, religiosi e operatori pastorali impegnati a vario livello nella vita e nella missione delle nostre Chiese diocesane». I vescovi del Lazio si rivolgono direttamente a tutta la comunità ecclesiale della regione, in una lettera che porta la data del 14 settembre. Fanno appello a presbiteri,
religiosi e operatori pastorali impegnati a vario livello nella vita e nella missione delle nostre Chiese diocesane, per ricordare che «ben oltre gli obblighi, siamo consapevoli che è in gioco il bene comune».

Sullo sfondo, le parole di Papa Francesco, pronunciate in un videomessaggio il 18 agosto scorso, ricordate dai presuli: «Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per se stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società». Parole, quelle del Papa, a cui ha fatto seguito, l’8 settembre, la nota della presidenza della Cei, in occasione dell’avvio del nuovo anno pastorale.

In questo tempo di ripresa, «segnata ancora da tante incertezze», sottolineano i vescovi, è «compito della comunità cristiana adottare le misure necessarie a prevenire e ridurre quanto più possibile il rischio di contagio», nel rispetto delle vigenti norme di contenimento, «da buoni cittadini animati da senso civico e da cristiani chiamati ad amare e servire il prossimo». L’emergenza sanitaria, osservano ancora, «non è ancora rientrata e gli strumenti a disposizione per frenare la diffusione della pandemia sono in continua evoluzione. In questo momento i vaccini sono ritenuti
dalle autorità competenti un mezzo importante per rallentare e contenere il contagio e quindi prevenire il Covid-19 almeno nelle forme più gravi. Anche i test diagnostici appaiono più affidabili e più facilmente effettuabili e lo screening periodico si è rivelato un importante strumento di contrasto alla pandemia».

Evidenziando l’impegno di quanti, «esercitando responsabilità», sono chiamati a «garantire l’altro», rispondendo all’obbligo vaccinale – «medici e personale sanitario, insegnanti e operatori della scuola» -, i vescovi rivolgono anche a ministri ordinati e operatori pastorali l’invito a «guidare le riunioni comunitarie e gli incontri di catechismo o altre attività educative in presenza solo se hanno ricevuto da almeno due settimane la prima dose di vaccino», se sono guariti dal Covid da non più di sei mesi o se, nelle 48 ore precedenti  a ogni momenti in cui prestano i loro servizi, hanno effettuato un tampone risultato negativo. Lo stesso invito vale per ministri straordinari della comunione, per chi fa servizio nella liturgia e per chi svolge attività educative in parrocchia. «Sappiamo bene che nel nostro operare deve essere sempre presente quell’attenzione alla cura della persona nella sua integralità – concludono -. Per questo anche nelle circostanze che stiamo vivendo è nostro compito educare e formare le coscienze a comprendere il valore delle cure e degli strumenti resi disponibili dalla ricerca».

Da ultimo, nella lettera si ricorda la nota del 21 dicembre 2020 nella quale «la Congregazione per la dottrina della fede ha espresso una parola risolutiva sulla questione della liceità morale dei vaccini». Di qui l’invito a «incoraggiare l’adozione da parte di tutti di queste misure efficaci di contrasto alla pandemia. Come comunità cristiana, come abbiamo sempre fatto, continuiamo a fare
la nostra parte con spirito collaborativo per il bene della nostra società».

16 settembre 2021