De Donatis alle due nuove Apostole del Sacro Cuore: «Siate spose felici»
Sono suor Simona Boldrini, 42 anni, di Perugia, e suor Pierrette Mupendana, 32, congolese. La professione perpetua nella cappella della Casa generalizia
«Mandate in pensione il vostro “io”. Da oggi non serve più. Cristo è in voi e da questo momento lo spazio della vostra vita è solo per Lui. A Lui sia il ringraziamento continuo e la lode perenne senza mai cadere nella lamentela e nel giudizio. Siate spose felici, capaci di rallegrare gli altri amandoli gratuitamente come Dio vi ama». È l’augurio rivolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis a suor Simona Boldrini e suor Pierrette Mupendana che sabato 12 settembre hanno emesso la professione perpetua come Apostole del Sacro Cuore di Gesù. La liturgia, presieduta dal porporato, si è svolta nella cappella della Casa generalizia di via Germano Sommeiller, all’Esquilino, nel giorno in cui la Chiesa celebrava il Santissimo Nome di Maria. Alla Vergine il cardinale ha chiesto di sostenere il «sì» più volte risuonato nella piccola cappella con il quale le due religiose hanno espresso la volontà di seguire il Signore. Un “sì, lo voglio” che giunge al culmine «di una lunga storia d’amore con Cristo».
Suor Simona Boldrini, 42 anni, originaria di Perugia, svolgerà la sua missione nella Casa generalizia. Nel 2011 ha iniziato il postulato nell’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, fondato a Viareggio il 30 maggio 1894 dalla beata madre Clelia Merloni. L’incontro con una suora ai piedi della grotta di Lourdes ha cambiato la sua vita indirizzandola verso una strada che sabato, con il suo “eccomi”, ha deciso di percorrere per tutta la vita «con immensa gioia nel cuore». Suor Pierrette, 32 anni, nata nella Repubblica Democratica del Congo, presto ritornerà in Benin, in Africa Occidentale, dove già svolgeva servizio in qualità di insegnante in una scuola elementare. La prima volta che sentì il desiderio di diventare una suora aveva solo dieci anni.
«Sarete fondate sulla roccia della fede per dare testimonianza luminosa dell’amore e del perdono di Dio», ha detto il cardinale De Donatis augurando alle religiose di «custodire sempre l’unione con Cristo, unico Sposo», e di «amare la Chiesa». Ricalcando gli insegnamenti di madre Clelia Merloni, che alle sue figlie spirituali ripeteva che bisognava «imparare a essere Apostole non solo di nome ma secondo lo spirito degli apostoli», il porporato ha ricordato che sarà nei piccoli gesti quotidiani fatti con amore che «la gente potrà riconoscere la presenza dello Sposo. A volte le giornate sono piene di cose da fare ma vuote di amore», ha concluso il cardinale.
Madre Miriam Cunha Sobrinha, Superiora generale, ha affermato che sicuramente anche la fondatrice ha gioito per la professione delle due religiose e ha rimarcato che il “sì” perpetuo pronunciato dalle donne davanti ai propri familiari e alle consorelle «attesta che davvero il Signore è buono e grande nell’amore e non si stanca mai di chiamare operai per la sua messe». Le ha fatto eco madre Marines Tusset, superiora della Casa generalizia, aggiungendo che «il Signore chiama sempre ma non tutti Lo ascoltano perché presi dalle tante distrazioni del mondo». Accompagnate anche dalla Superiora provinciale d’Italia suor Leda Pieropan, le due religiose hanno reso omaggio a madre Clelia il cui corpo, rimasto incorrotto a 90 anni dalla morte, è custodito in un’urna di vetro proprio nella cappella della casa generalizia.
14 settembre 2020