Don Andrea Santoro, maestro della «pace di Dio»

In quella che è stata la parrocchia del sacerdote dal 94 al 2000, Santi Fabiano e Venanzio, la veglia con il vescovo De Donatis: «Fu uomo di dialogo»

In quella che è stata la parrocchia del sacerdote dal 94 al 2000, Santi Fabiano e Venanzio, la veglia con il vescovo De Donatis: «Fu uomo di dialogo» 

«Don Andrea è stato un portatore della pace di Dio». Il vescovo ausiliare Angelo De Donatis ha ricordato così don Santoro, alla vigilia dell’undicesimo anniversario della sua uccisione a Trabzon, in Turchia. Lo ha fatto in occasione della veglia di preghiera che ha presieduto, venerdì 3 febbraio, nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, di cui il sacerdote fu parroco dal 1994 al 2000. Monsignor De Donatis, incaricato del Servizio per la formazione permanente del clero nonché assistente spirituale dell’associazione “Don Andrea Santoro”, ha presentato nell’omelia «la differenza enorme» tra la pace del mondo e quella del Signore, che «consente di aprire le porte al fratello in maniera disinteressata».

«Chi manca di Dio tende ad attaccarsi a tutto e a possedere tutto – ha aggiunto -. Quando si ha paura si difende qualcosa e l’altro diventa un nemico, non un fratello. Attraverso la pace di Dio avviene il miracolo della perdita di questo veleno. La pace non è uno sforzo mentale, è il frutto della presenza e dell’amore di Dio nella nostra vita. Don Andrea insegnava questa pace». Tanti i fedeli che si sono riuniti in parrocchia per ricordarlo. Alcuni hanno conosciuto don Santoro, altri hanno collaborato con lui.

Anche monsignor De Donatis, suo compagno di seminario, lo conosceva bene: «Era un amico fraterno, con lui si poteva parlare di tutto – ha raccontato -. Ricordo quando gli ho indicato un barbiere, dal quale ero andato tante volte senza sapere neppure il nome di questa persona. Don Andrea è andato una volta e tornando sapeva tutto di lui. Aveva una grande capacità di entrare in dialogo. Lo ha dimostrato anche con la sua opera in Turchia. Quando sono andato a Trabzon mi colpì che era in contatto con tutti i vicini di casa».

Momento centrale della veglia, l’accensione della Lampada della pace posta sotto l’icona di Abramo alle querce di Mamre. Ai suoi piedi, il celebrante prima e poi i fedeli hanno posto una candela, simbolo dell’impegno di ciascuno per la pace. Le letture invece sono state tratte dalle Lettere dalla Turchia di don Santoro.

Con lui ha collaborato per due anni, a Urfa, Piera Marras, oggi membro del comitato direttivo dell’associazione dedicata al sacerdote, che ricorda così: «Era una persona eccezionale, era sacerdote 24 ore su 24. La preghiera era per lui la cosa più importante ed era sempre impegnato nell’ascolto delle persone – ha raccontato -. In questa parrocchia aveva manifestato il suo amore per la Turchia pensando alla Finestra per il Medio Oriente, un ponte tra l’Oriente e l’Occidente perché potesse crearsi una conoscenza reciproca». Dell’esperienza in Turchia conserva un ricordo lucido: «Le persone semplici sono molto accoglienti. L’argomento al quale sono più interessate è Dio. Chiedono come credono i cristiani, se digiunano o no. Ricordo quella gente come persone che amano Dio».

Faceva parte dello stesso gruppo un’altra parrocchiana, Luciana Papi: «Don Andrea per noi è stato un padre, una guida, un maestro. Ci ha aiutato a scoprire la fede dell’altro incarnata nella terra di Gesù. Abbiamo fatto il primo pellegrinaggio con lui in Turchia nel 2000, poi abbiamo partecipato all’associazione Finestra per il Medio Oriente in modo da continuare quell’impegno dall’Italia». Anche quest’anno, come ogni anno, un gruppo di persone dell’associazione dedicata a don Santoro si recherà a Trabzon per ricordarlo nei luoghi in cui visse l’ultimo periodo della sua vita.

6 febbraio 2017