I vescovi ucraini indicono l’Anno della Misericordia
La decisione maturata nella 57ª planaria della Conferenza episcopale dei cattolici romani. «Siamo consapevoli che solo in Dio è la nostra forza e il nostro potere»
Iniziato ieri, 27 novembre, l’Anno della Misericordia proclamato dai vescovi della Chiesa cattolica romana in Ucraina, riuniti per la 57ª sessione plenaria della Conferenza episcopale. La conclusione: la solennità di Cristo Re nel 2023. L’annuncio in un messaggio diffuso il 25 novembre, nel quale si ribadisce che «le ferite e le devastazioni causate dalla guerra sono così grandi che ci vorranno molti anni e molti sforzi per sanarle e ricostruire ciò che è stato distrutto». Di qui la scelta dell’episcopato cattolico di indicare la Misericordia come via per un Paese fortemente provato dalla guerra. «Abbiamo bisogno di forza – si legge ancora nel messaggio – per vivere, amare, difendere il nostro Paese e servire gli altri con il nostro lavoro. Abbiamo bisogno di una pace profonda nel cuore e di una speranza incrollabile. Abbiamo bisogno di una fede forte che modellerà le nostre decisioni e azioni».
Oggi, osservano i vescovi, «stiamo vivendo gli orrori della guerra, le conseguenze delle azioni di persone che, non conoscendo la misericordia di Dio, sono venute nella nostra terra per uccidere e distruggere. Quanto male, violenza, bugie, meschinità e cinismo porta il nemico. Tutto ciò – proseguono – è il segno della freddezza di un’anima vuota che ha rifiutato Dio. Ma corriamo anche noi il pericolo di raffreddare i nostri cuori». E la conseguenza è il lasciarsi andare a «disperazione, stanchezza, odio o scoraggiamento». L’invito allora è ad attingere forza dal «Signore, che ci chiama: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi…” (Mt 11,28). Il mondo – rilevano – ha bisogno della misericordia, della misericordia di Dio. Riusciremo a trasmettere la misericordia di Dio solo quando attingeremo noi stessi da essa. Siamo consapevoli che solo in Dio è la nostra forza e il nostro potere».
Non mancano, nel testo del messaggio, anche alcune indicazioni concrete: azioni che sono il frutto della misericordia. I vescovi pensano in particolare ai «militari, che proteggono la nostra Casa comune a costo della loro vita e della loro salute. Avvolgiamoli nella nostra preghiera», è l’esortazione. E ancora: «Consoliamo coloro ai quali la guerra ha portato via parenti, amici e conoscenti. Apriamo le porte delle nostre case agli orfani. Non dimentichiamo gli anziani che sono stati cacciati dalle loro città o villaggi a causa della guerra, distruggendo le loro case. Stiamo vicini ai migranti forzati, facciamogli sentire la gentilezza del nostro cuore, perché un altro luogo di residenza e un ambiente sconosciuto non siano per loro aspri e insopportabili». Quindi, l’esortazione finale è trovare «in questo tempo di guerra, la saggezza, il coraggio e la forza per essere testimoni della sua Misericordia».
28 novembre 2022