I profughi ucraini in visita alla “Casa del Vescovo di Roma”
L’iniziativa per le circa 200 persone accolte dalla Caritas diocesana e ospitate in parrocchie e istituti religiosi, nell’ambito del progetto d’inclusione sociale “Next gen together for Ukraine”. Petrucci (Caritas): «Vogliamo che diventino soggetti di cittadinanza attiva»
Gli occhi ad ammirare gli arazzi, gli affreschi e gli arredi delle sale e dell’appartamento papale del Palazzo Lateranense. Il cuore a centinaia di chilometri di distanza, a casa, in Ucraina, dove sono rimasti i familiari. Sabato mattina, 26 novembre, si è svolta la prima delle due visite nella “Casa del Vescovo di Roma” organizzate con la Caritas diocesana nell’ambito del progetto d’inclusione sociale “Next gen together for Ukraine”. Il prossimo tour è in programma per sabato 3 dicembre. Le visite gratuite sono riservate ai circa 200 profughi ucraini accolti dall’organismo pastorale per la promozione della carità e ospitati in parrocchie e istituti religiosi attraverso 4 circuiti diversi: il Centro di accoglienza straordinaria (Cas) che ospita 75 persone; il circuito protezione civile dove ci sono 46 profughi; il Sistema accoglienza integrazione (Sai) del Centro Santa Bakhita dove alloggiano 40 ucraini; il progetto di Caritas italiana e Mediaset che accoglie 40 profughi.
Accompagnati dai mediatori culturali e dagli operatori della Caritas, 50 ucraini, per la maggior parte mamme con bambini, hanno attraversato le dieci sale e l’appartamento papale. Per i più piccoli era stato organizzato un apposito laboratorio artistico. Turisti per un giorno, i profughi si sono detti «felici» per aver avuto l’opportunità di trascorrere una mattinata diversa, «un momento di pace e di spensieratezza, che allevia il dolore che da mesi spezza il cuore per una guerra insensata che oggi non permette di fare alcun piano per il futuro». Viia è in Italia dal 17 marzo. Viveva in un paesino vicino alla centrale di Zaporizhia. «Ho vissuto la guerra per dieci giorni, poi sono fuggita – racconta -. Io sono qui con il corpo ma il mio pensiero è sempre in Ucraina dove è rimasto mio figlio. La città è occupata e la situazione è drammatica».
Quando è scoppiata la guerra, nove mesi fa, Maksym era nella Repubblica Ceca per motivi di lavoro. «Non sono più tornato a casa – dice -. I miei genitori, le mie sorelle e i miei fratelli sono rimasti in Ucraina. Al momento stanno bene ma hanno vissuto momenti terribili». Maryna è fuggita da Kiev con la mamma Valentyna e la figlia Alexandra. Ospitate dalla parrocchia Nostra Signora di Coromoto, sono molto «grate per l’accoglienza ricevuta – afferma -. Abbiamo stretto vere amicizie, abbiamo il sostegno di tante persone che alleggeriscono le difficoltà quotidiane, ma ci manca casa. Motivo di grande dolore è non sapere quando potremo tornare, quando tutto questo finirà. Non siamo in grado di organizzare il nostro futuro».
La visita è avvenuta proprio all’indomani della lettera di Papa Francesco indirizzata al popolo ucraino, «una vicinanza che scalda il cuore» sottolinea Uliana. È in Italia da 11 anni e con l’arrivo nel nostro Paese dei suoi connazionali fuggiti dalla guerra si è messa a disposizione per fare da interprete. «In Ucraina le notizie sono filtrate – prosegue -. Tanti non sanno che il Papa fa sempre appelli per la fine del conflitto e che prega per il nostro paese. Speriamo che in tanti possano leggere la sua lettera».
In Italia i profughi seguono corsi di italiano e corsi di formazione professionale. «Non vogliamo che siano solo oggetto di aiuto ma che diventino soggetti di cittadinanza attiva – spiega Luigi Petrucci, coordinatore dell’accoglienza ucraini della Caritas di Roma -. Li accompagniamo per far sì che vivano il presente nel migliore dei modi». E per i giovani tutor della Caritas l’accompagnamento a famiglie «fuggite da una realtà tanto dolorosa» rappresenta «una grande esperienza lavorativa e umanamente formativa», spiega Adriano. Francesca in questi mesi ha imparato «la bellezza della relazione e la profondità di un dialogo fraterno» mentre Orina, che prima si paralizzava davanti al dolore e alla sofferenza altrui oggi, si impegna «per essere un punto di riferimento e un conforto per persone che provengono da una realtà inimmaginabile, cercando di accompagnarle in un processo di integrazione».
Il progetto “Next gen together for Ukraine” «proseguirà con altri appuntamenti – anticipa Gaetano Casertano, direttore gestionale del Palazzo Lateranense -. Vogliamo far vivere ai profughi dei momenti di gioia a contatto con la cultura e la bellezza».
28 novembre 2022