Il Convegno diocesano, cammino in dialogo con le famiglie
Appuntamento per l’apertura il 19 giugno nella basilica di San Giovanni con Papa Francesco. Al centro, la relazione tra genitori e figli adolescenti
Appuntamento per l’apertura il 19 giugno nella basilica di San Giovanni con Papa Francesco. Al centro, la relazione tra genitori e figli adolescenti
Continuare a lavorare, a seminare, a camminare con le famiglie e per le famiglie. È stata la priorità indicata dai parroci prefetti anche quest’anno nell’ideazione e realizzazione del Convegno diocesano. La famiglia, cellula fondamentale della Chiesa e della società, è essenziale nel costruire la comunità cristiana che esortazione apostolica Amoris laetitia definisce appunto «famiglia di famiglie». Con lo stile pastorale dell’ascolto, del confronto, del camminare insieme, il Convegno dal titolo “Non lasciamoli soli!” – che si aprirà il 19 giugno nella basilica lateranense con il Papa – vuol mettere a fuoco un tema nevralgico della vita familiare: la relazione tra genitori e figli adolescenti e la difficile sfida dell’educare.
In primo piano, dunque, non l’esposizione dei risultati di un’indagine sociologica o statistica, né una riflessione scientifica o teologica, ma la fiducia e la gratitudine per quanto le famiglie fanno ogni giorno, l’ascolto del loro vissuto e la condivisione del loro quotidiano. Uno sguardo dedicato a osservare cosa ruota oggi dentro e intorno a questo nucleo costitutivo dell’umanità, per cercarne i punti di fragilità e di forza e per poterne custodire il valore nel futuro, garantendo così alle generazioni che verranno la più importante palestra in cui allenarsi a essere uomini. Un ascolto sapienziale, nuovamente stimolati da Papa Francesco come l’anno scorso quando, citando il libro dell’Esodo (3,5), affermò che «riflettere sulla vita delle nostre famiglie, così come sono e così come si trovano, ci chiede di toglierci le scarpe per scoprire la presenza di Dio». Uno spazio di confronto nei laboratori per far emergere fatiche e sofferenze, attese e speranze delle famiglie e soprattutto per coagulare energie e buone pratiche che non lascino soli figli e genitori di fronte alle scelte della vita.
Di cosa soffre la famiglia oggi? Di tante, troppe cose. Fa il suo lavoro e quello altrui. Vicaria la mancanza di un welfare, assiste gli anziani, i disabili e fatica a trovare posti nei nidi statali e comunali. Si chiede a una donna di essere madre, moglie, professionista, lavoratrice senza chiedersi in quali condizioni e a quale prezzo. Tutto ciò in un mondo che vive a un ritmo incessante e ci vuole presenti online, ventiquattr’ore su ventiquattro, sempre connessi e spesso mai veramente in contatto. E cosa succede ai ragazzi adolescenti nelle famiglie in cui, per mille motivi, uno o entrambi i genitori non hanno retto al ritmo o hanno rotto qualche argine? Dove inizia e dove finisce la rete familiare in questa immensa rete che si apre di fronte a un orizzonte che scompare, nel quale anche la scuola non è più un punto fermo? In quale reale spazio di dialogo si trovano genitori e figli? E quanto tempo negato ai nostri figli è occupato da social, youtubers, chat che impongono modelli sentimentali e educativi alla cui costruzione non partecipiamo?
Da sempre il mondo cambia, la famiglia è crocevia di ogni mutamento e le generazioni devono necessariamente confliggere per crescere. L’adolescenza, passaggio tra l’infanzia e l’età adulta, è “terra di mezzo”, precaria, difficile da abitare. Ma sono sempre più “terra di mezzo” anche la famiglia, la scuola, le istituzioni. Ogni confine è sempre più instabile e quello tra Nord e Sud del mondo ne è in qualche modo l’emblema. Del cambiamento in atto è più facile percepire i disagi che le potenzialità. Tuttavia, se rimaniamo fermi nelle ambiguità nelle terre di mezzo, il futuro si trasforma in minaccia. Senza storia siamo nessuno e la nostra prima storia è il legame familiare, quel bagaglio di affetti, di memoria e radici che servono per esistere e consistere, per avere identità e stabilità. Ma senza la buona notizia della salvezza e dell’amore non abbiamo speranza e fiducia per costruire il futuro. Trasmettere e testimoniare i valori più profondamente umani, quelli che custodiscono integra l’umanità, può impedire che le generazioni e i popoli si allontanino fino a non riconoscersi mai più. Il nostro compito è farlo camminando insieme, genitori, figli, comunità, uniti dalla certezza che il Risorto continua a camminare con noi. Come a Emmaus. (Andrea Manto, incaricato Pastorale familiare)
12 giugno 2017