Il Selam Palace non è più zona rossa. Ma restano le criticità
Le forze dell’ordine hanno lasciato il presidio sotto al palazzo. 60 gli occupanti risultati positivi. L’associazione Cittadini del mondo denuncia: «Lo stabile non è stato sanificato, i tamponi non sono stati eseguiti in maniera sistematica, poca certezza sul futuro»
Da martedì sera, 21 aprile, il Selam Palace non è più zona rossa. L’occupazione che sorge nella zona Anagnina di Roma, e dove vivono circa 500 persone, era stata delimitata dall’esercito, dopo la scoperta di due persone positive al Covid 19. La Asl ha effettuato i tamponi e 60 persone sono risultate positive. Il 21 aprile, però, le due settimane di isolamento dal primo contagio sono scadute e le forze dell’ordine hanno lasciato il presidio davanti al palazzo. Ma all’interno dello stabile le criticità rimangono. Ieri, 22 aprile, «l’associazione Cittadini del Mondo avrebbe dovuto partecipare con la Asl, le forze dell’ordine e la Protezione civile di Roma Capitale a una riunione per decidere il prossimo futuro di palazzo Selam. Essendo stati effettuati tutti i tamponi, la Asl avrebbe dovuto dare informazioni sulla pianificazione delle settimane successive per il contenimento dell’infezione», denuncia in una nota l’associazione Cittadini del mondo, che da oltre dieci anni ha un presidio medico all’interno dell’occupazione. In particolare, Donatella D’Angelo, presidente dell’associazione, si chiede perché, nonostante solo martedì scorso siano stati portati via padre e figlio Covid positivi, l’esercito e la polizia abbiano abbandonato il presidio del palazzo.
«Palazzo Selam non è stato sanificato, i tamponi non sono stati eseguiti in maniera sistematica, come diciamo da due settimane – aggiunge l’associazione – e con risultati discutibili: un tampone eseguito di sabato con, risposta negativa comunicato martedì, potrebbe nel frattempo essersi trasformato in positivo. Inoltre, tra una serie di tamponi e l’altra sono passati giorni, nei quali i positivi, inconsapevolmente, prima di essere portati via hanno avuto tutto il tempo di contagiare gli altri abitanti del palazzo». Inoltre restano aperte alcune questioni. «Quale datore di lavoro da domani dopo aver saputo che gli abitanti di Selam erano in quarantena li farà tornare al lavoro senza che sia stata loro rilasciata nessuna certificazione di negatività? Chi era rimasto fuori dal palazzo al momento della chiusura da parte dell’esercito può ritornarvi tranquillamente? I bambini potranno ricominciare a frequentare senza nessun rischio il cortile e i luoghi comuni? Chi è stato ricoverato come Covid positivo ed è ormai guarito potrà rientrare senza pericolo di un nuovo contagio? E alla luce di tutto ciò i nostri aiuti e interventi non sono più necessari a Palazzo Selam? Gli abitanti che fino a oggi hanno avuto bisogno del nostro sostegno da domani a cavarsela serenamente da soli?». Questi gli interrogativi posti da Cittadini del mondo.
Gli umori nel palazzo sono molteplici: alcuni sono esterrefatti, altri contenti altri ancora dubbiosi; quelli che li accomuna tutti è il non essere informati sul perché fino a oggi i loro cancelli avevano le catene e da stasera non le hanno più. Ogni persona dovrebbe avere il diritto di sapere cosa le accadrà domani. «Sarebbe quantomeno corretto che la nostra associazione Cittadini del Mondo, i volontari, tutti i cittadini e tutte le persone che si sono prodigati per aiutare in ogni modo gli abitanti di Selam fossero informati in maniera del tutto trasparente sul perché di tale decisione presa in maniera univoca senza coinvolgere nessuna delle realtà che si sono interfacciate in questa situazione di emergenza – si legge ancora nella nota -. Visto il nostro contributo e il nostro atteggiamento collaborativo questa situazione ci lascia estremamente amareggiati». (Eleonora Camilli)
23 aprile 2020