La Messa del maratoneta dedicata all’Ucraina
La liturgia nella Chiesa degli artisti, alla vigilia della 27ª Maratona di Roma, con l’arcivescovo Gallagher. Tra gli atleti anche Victoriia Gudyma, unica ucraina in gara, fuggita da Kiev con il figlio Lew, 10 anni
«Oggi in Ucraina non è più possibile andare allo stadio, giocare al pallone, correre per le vie delle città. La vita normale non esiste più. Deve essere ritrovata». È l’appello lanciato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che sabato sera, 26 marzo, ha presieduto la Messa del maratoneta nella basilica di Santa Maria in Montesanto, nota come Chiesa degli Artisti. La liturgia è stata voluta da Athletica Vaticana, la polisportiva ufficiale della Santa Sede, alla vigilia della 27ª edizione della “Run Rome The Marathon” che si è corsa ieri, 27 marzo, per le vie del centro città e che ha visto sul gradino più alto del podio l’etiope Fikre Bekele. Invocando la pace e la fraternità tra i popoli, l’arcivescovo ha rimarcato che l’obiettivo dei “maratoneti del Papa”, come sono stati ribattezzati i runner di Athletica Vaticana, è quello di essere «testimoni di pace, utilizzando lo sport come uno strumento per creare ponti che uniscono tutti gli uomini. Con la loro disciplina sportiva portano un messaggio di riconciliazione per le strade del mondo».
Con la maglietta gialla dell’associazione sportiva, nata all’ombra del Cupolone, e la pettorina numero F2497, anche Victoriia Gudyma, unica ucraina in gara, fuggita da Kiev con il figlio Lew di 10 anni, ha corso i 42,195 chilometri avvolta nella bandiera ucraina. L’atleta – che nella liturgia di sabato sera ha letto in italiano una preghiera affinché torni la pace nel suo paese, mentre il figlio Lew ha portato il calice in processione durante l’offertorio – ieri ha corso per le strade di Roma per chiedere la «libertà del suo Paese, sostenere i connazionali e lo spirito della resistenza». Subito dopo i primi bombardamenti Victoriia si è rifugiata con il figlio nelle gallerie della metropolitana di Kiev. Poi ha guidato ininterrottamente per ore fino a raggiungere Varsavia. A Roma è stata accolta da Athletica Vaticana e dagli organizzatori della “Run Rome The Marathon” e per alcuni giorni sarà ospite delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.
Nell’omelia l’arcivescovo Gallagher, appassionato di sport, soprattutto di tennis che ha praticato per 47 anni, ha messo in risalto le attinenze tra la pratica sportiva e la vicenda del “figliol prodigo”. La tentazione del giovane, che lascia la casa del padre e sperpera tutto il patrimonio vivendo in modo dissoluto, «è comune a tanti ragazzi ancora oggi», ha detto il presule. Una tentazione pericolosa nella vita quanto nello «sport il quale però non permette di vivere in modo dissoluto, è una cosa sana da incoraggiare e promuovere. Salva le persone, dà un senso e un valore alla vita». Il sottosegretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani Andrea Palmieri ha sottolineato quindi l’importanza di «pregare per la pace in Ucraina e per tutte le persone che in questo momento stanno soffrendo a causa della guerra. Preghiamo affinché il Signore faccia prevalere la logica del dialogo».
Al termine della celebrazione, alla quale hanno preso parte numerosi atleti dei gruppi sportivi militari e delle forze di polizia, è stata letta la preghiera del maratoneta e l’arcivescovo, attraversando la navata, ha quindi asperso i presenti con l’acqua benedetta.
28 marzo 2022