Luigia Tincani, la sfida dell’educazione

Fondò le Missionarie della Scuola e diede vita all’Istituto Maria Ss. Assunta che divenne Lumsa. Vocazione domenicana, le è attribuito il titolo di venerabile

In una storia che tenga conto degli snodi cruciali della vicenda italiana del Novecento deve essere considerata l’esperienza di una donna capace di caricarsi sulle spalle una parte della sfida educativa del Paese. La vita di Luigia Tincani, fondatrice della Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa), testimonia la chiamata a considerare l’educazione e la scuola come campo di missione.

Luigia nacque in Abruzzo, a Chieti, il 25 marzo 1889, da Carlo Tincani (di origini modenesi) e Maria Mazzucotelli. Era la più piccola dei cinque figli, costretti a cambiare città a causa del lavoro del padre, provveditore agli studi e professore di greco e di latino: mestiere fondamentale nell’epoca in cui l’Italia, Paese ancora giovane, doveva raccogliere la sfida di costruire il suo popolo e veicolare attraverso la scuola una cultura nazionale. Parte dell’infanzia Luigia la visse nel centro abruzzese. Poi il padre fu trasferito a Cuneo e successivamente a Bologna. Nella città delle due Torri a giovane Luigia ottenne il diploma di maestra elementare, ed iniziò il suo impegno di apostolato sul modello domenicano.

Ma un salto nella sua esperienza si ebbe nel 1910 quando il padre fu trasferito a Messina. La città nel 1908 – il 28 dicembre alle 5.20 del mattino – era stata distrutta da un terribile terremoto che colpì anche Reggio Calabria. La popolazione, colta nel sonno, morì per due terzi sotto le macerie. Tra le migliaia di vittime anche molti esponenti delle istituzioni, come il questore, il procuratore generale, il rettore emerito della locale università, tre deputati e la maggioranza dei membri del consiglio comunale. Morirono anche il 75% dei membri delle forze di polizia.  Una città di sepolti e senza più classe dirigente, avrebbe dovuto, dopo il lutto, pensare alla ricostruzione.

Carlo Tincani fu tra coloro che il governo spedì a Messina per risollevare la città: come provveditore agli studi avrebbe avuto ricostruire il locale sistema scolastico raso al suolo. Si ripartiva dall’educazione per dare un futuro alla città. Luigia, a contatto con quella distruzione e quel dolore sentì sfidata la sua fede e s’impegnò nelle prime associazioni delle donne cattoliche. Conobbe don Luigi Orione e con lui partecipò a raccogliere, educare e dare un futuro a centinaia di orfani del terremoto. Dopo due anni in quella frontiera di distruzione e speranza la giovane tornò a Roma con la famiglia. Si iscrisse all’Istituto Superiore di Magistero e nonostante fosse scoppiata la Prima guerra mondiale, riuscì a portare al termine gli studi con la laurea in Pedagogia conseguita nel 1916. In un’Italia ancora segnata dall’anticlericalismo, negli anni di studio universitario si impegnò nell’avvicinare molte colleghe universitarie alla fede. Fu un contributo di rilievo da inserire nella stagione di forte sviluppo dell’associazionismo cattolico maschile e femminile.

Diede vita al primo circolo universitario cattolico femminile di Roma e ne favorì l’inserimento nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci). Inoltre creò la Scuola Superiore di Religione per Universitarie, generatrice di quello che oggi è conosciuto come Istituto Superiore di studi Religiosi e Sociali “Mater Ecclesiae” e una rete di pensionati per universitarie in varie città per accompagnare la crescita di giovani donne che si dedicassero allo studio. Conseguì anche la licenza liceale propedeutica all’iscrizione alla Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma, e nel 1925 si laureò all’Università del Sacro Cuore, a Milano.

In questa lunga preparazione attiva maturò la convinzione della necessità di un’azione nella scuola di Stato a favore degli studenti e degli insegnanti ad ogni livello. Secondo lei un gruppo di donne che si fossero dedicate all’insegnamento, con preparazione adeguata e speciale consacrazione sulla scia di san Domenico, avrebbe potuto giocare un ruolo determinante per l’evangelizzazione nella società. Diede quindi vita ad un’opera che, col sostegno dei domenicani, venne poi approvata da Pio XI. Papa Ratti nel 1923 ricevette in udienza la Tincani e le prime sue discepole e diede loro il nome di Missionarie della Scuola. Della nuova famiglia religiosa Luigia Tincani rimase superiora generale a vita, secondo le indicazioni di Pio XII e dei successori, papa Roncalli e papa Montini.

Al centro della sua attenzione ci furono le donne, alle quali Tincani ritagliava un ruolo centrale nell’attività di evangelizzazione attraverso l’educazione. In particolare intuì la necessità di una continua formazione culturale e professionale anche per le religiose, e in particolare per quelle che si sentivano vocate all’insegnamento. Si trattava di costruire percorsi specifici per elevare costantemente il livello culturale delle religiose, che generalmente si arrestava al momento della professione perpetua. Religiose colte avrebbero potuto vincere la sfida di animare una scuola cattolica di qualità. Fu così che 1939 si giunse alla fondazione di un Istituto Superiore di Magistero e dell’Istituto Pontificio “Sedes Sapientiae”, inizialmente riservato alle religiose, poi aperto ai laici e destinato a divenire la Lumsa.

Dopo la seconda guerra mondiale la Tincani divenne consulente del Regional Education Office al quale era affidato il compito di mettere ordine nelle scuole italiane. Una scuola capace di accompagnare con lo studio la stabilizzazione della democrazia in Italia e poi di guardare anche ad altri scenari: la Tincani, infatti, iniziò ad esportare la sua visione con istituzioni in Europa per sostenere il processo di integrazione, o in India e Pakistan, per essere su una frontiera che necessitava di pacificazione. Nel 1952 il ministero della Pubblica istruzione assegnò a Tincani la Medaglia d’oro dei Benemeriti della Scuola e della Cultura, ma la vita faticosa l’aveva provata e già nel corso degli anni Cinquanta fu costretta, a seguito di seri problemi al cuore, a vivere con maggiore tranquillità in una dimora sull’Appia Antica. Anche se con minore forza, continuò a seguire la sua opera e quella dello Spirito nella Chiesa e nella realtà universale. Visse appartata la stagione del Concilio Vaticano II ma ne apprezzò gli orientamenti e le decisioni.

Morì il 31 maggio del 1976 ed è sepolta a Roma, nella basilica di Santa Maria sopra Minerva. È stato avviato il processo di canonizzazione, e nel 2011 a Tincani è stato riconosciuto il titolo di Venerabile. La storia di questa donna si è intrecciata con quella dell’evoluzione della Chiesa nel XX secolo e con quella dei maggiori avvenimenti del suo Paese, contribuendo in maniera significativa alla storia della spiritualità e dell’educazione.

22 giugno 2021