Padre Zambetti, tanti primati al servizio della Chiesa

Dehoniano, era l’unico della congregazione ad aver conosciuto il fondatore. 80 anni di professione religiosa e 75 di sacerdozio nella stessa parrocchia di Cristo Re

Al volgere del millennio c’era a Roma un sacerdote dehoniano che assommava nella sua vita più di un primato: era l’unico della sua congregazione ad aver conosciuto il fondatore Léon Gustave Dehon (morto nel 1925); era il primo centenario della sua congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù; era arrivato a 80 anni di professione religiosa, 75 di sacerdozio e 75 di permanenza nella stessa parrocchia romana di Cristo Re, al quartiere Delle Vittorie. Questo sacerdote “da guinness dei primati” si chiamava Beniamino Zambetti, era nato a  San Felice al Lago, in provincia di Bergamo, l’11 aprile 1900. Primo di 13 fratelli, a sei anni ebbe un incontro che fu determinante per la sua vocazione. Un sacerdote dehoniano era stato a celebrare Messa nella chiesa del suo paese e il piccolo Beniamino aveva servito all’altare. Al termine della liturgia, il sacerdote chiese al padre di Beniamino se acconsentisse a far studiare il bambino nella scuola apostolica dei dehoniani ad Albino. «E così ho accettato – raccontava padre Beniamino – e, grazie a padre Dehon, ho scoperto quale era la volontà di Dio sulla mia vita». Beniamino conobbe personalmente padre Dehon. Quando questi trascorse un lungo periodo presso il santuario della Madonna della Pace ad Albisola Superiore, in provincia di Savona, il giovane Beniamino era lì come novizio e ricordava di aver potuto fare «la guardia del corpo» per quasi un mese al fondatore, che da allora lo tenne sempre presente, continuando a scrivergli anche a poche settimane dalla morte.

Il carisma della famiglia religiosa di Dehon, l’amore verso il Sacro Cuore e spirito di riparazione dei peccati del mondo, hanno modellato l’esperienza sacerdotale di padre Zambetti.  Se la sua prima professione religiosa data al 17 ottobre 1920 ad Albisola, egli venne ordinato sacerdote ad Albino il 17 luglio 1925. Dopo qualche settimana il fondatore morì, e Beniamino si trasferì, novello sacerdote, a Roma, in una chiesa che la sua congregazione stava edificando nel nuovo quartiere Delle Vittorie, in forte espansione, sotto la guida di padre Ottavio Gasparri. La parrocchia dedicata al Sacro Cuore di Cristo Re fu eretta nel 1926 e al termine dei lavori, nel 1934, venne inaugurata solennemente.

Il clima degli anni del consenso al regime fascista durò poco in quel quartiere, che era abitato prevalentemente da funzionari e impiegati dello stato e liberi professionisti. Con la seconda guerra mondiale la vita di tutti fu in pericolo ma padre Zambetti si prodigò per superare gli ostacoli. Ricevette dopo la guerra un encomio solenne rilasciato dal Comando civile e militare del Fronte della resistenza di Roma, per gli anni dell’occupazione tedesca nella Capitale, e nella pergamena si legge la motivazione: «Si prodigava coraggiosamente per la “causa della resistenza”, aiutando validamente le organizzazioni clandestine».

Dopo la guerra insegnò religione nel vicino liceo classico Mamiani e presso il magistrale Caetani. Fu parroco al Cristo Re e contribuì in maniera essenziale al radicamento della parrocchia nel quartiere con continue iniziative, aggregando all’edificio parrocchiale un cinema-teatro e diversi altri edifici che ne fecero uno dei centri culturali della zona. Ebbe modo di conoscere diverse personalità di spicco del mondo politico e quando poteva li accoglieva volentieri per incontri e conferenze: tra questi De Gasperi, La Pira, Igino Giordani e Vittorio Bachelet. Alla ricostruzione dello sviluppo del quartiere Delle Vittorie dedicò nel corso dei decenni diverse pubblicazioni. Ne dedicò una nel 1961 anche al tempio di Cristo Re, la sua casa, assieme a Marcello Piacentini (il famoso architetto che l’aveva progettata) e all’archeologo Adriano Prandi (M. Piacentini, A. Prandi, B. Zambetti, Tempio di Cristo Re, col. “Le Chiese di Roma illustrate”, Marietti, Roma, 1961). Fu anche assistente della giunta diocesana di Azione cattolica dal 1954 al 1969, accompagnando la crescita e il passaggio complesso del post-Concilio della maggiore associazione del laicato cattolico italiano.

Zambetti aveva prestato servizio militare nei bersaglieri ciclisti e nel 1970, in occasione dell’anniversario della presa di Porta Pia, organizzò un’udienza in cui portò davanti a Paolo VI il corpo del Comando superiore dei Bersaglieri, dopo la Messa celebrata proprio a Porta Pia. Egli ricordava: «Destava una certa impressione vedere questi generali piumati entrare al passo di corsa nelle sale dei Palazzi Vaticani». E lo stesso Paolo VI, un po’ sorpreso, iniziò il suo indirizzo di saluto dicendo: «Conosco padre Zambetti da tanti anni ma non sapevo che fosse bersagliere…».

Il 18 maggio 1980, quando Papa Wojtyla – più giovane di lui di 20 anni esatti – visitò la parrocchia, egli lo accolse dicendogli: «Santità, quando io avrò cento anni lei ne avrà ottanta!». Un motto di spirito, una battuta, che però colse nel segno visto che assieme, Giovanni Paolo II e padre Zambetti, varcarono la soglia del millennio con il Grande Giubileo del 2000.

Padre Beniamino si è spento il 7 ottobre 2001, a 101 anni di età. La sua vita si è dipanata da un Giubileo di cambio di secolo a quello di cambio di millennio. Padre Zambetti ricordava vagamente quello del 1900 ma ne aveva consapevolezza grazie a un’immagine che vedeva da bambino, quella di Leone XIII. Ricordava: «Quel Papa alto, magro, ieratico, era raffigurato in un’immagine collocata su una parete della mia stanza. Erano stati i miei nonni a portarla da Roma, dove si erano recati proprio in occasione dell’Anno Santo del 1900». Quello del 2000 lo visse, ormai centenario, in piena consapevolezza, leggendo il giornale ogni giorno, pregando e offrendo i dolori che accompagnavano l’età per la realizzazione del carisma della sua famiglia religiosa.

19 luglio 2021